Inchiesta “stralcio” di Rinascita Scott a Vibo: in 21 rischiano il processo. Ci sono anche funzionari del Tribunale (NOMI)

Fuga di notizie e favori a un imprenditore al centro della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Vibo
assolto tribunale vibo

Usura, favoreggiamento personale e reale, porto e detenzione illegale di munizioni e armi in luogo pubblico con l’aggravante della mafiosità, rissa aggravata dalla mafiosità, trasferimento fraudolento di valori, rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio, tentato omicidio, truffa. Una sfilza di reati contestati a vario titolo e per vicende diverse confluite nella maxi-inchiesta Rinascita Scott, stralciate dal procedimento principale e finite sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica di Vibo Ciro Luca Lotoro che, con la supervisione del procuratore capo Camillo Falvo, ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 21 imputati. Tra di loro anche imprenditori e funzionari del Tribunale e della Prefettura di Vibo. Nel mirino della Procura ordinaria sono finiti anche l’ex sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’imprenditore Giovanni Giamborino, l’operatore giudiziario già in servizio alla segreteria del Tribunale di Vibo, Danilo Josè Tripodi, imputati  anche per altri reati nel filone principale del maxi processo della Dda di Catanzaro contro le cosche del Vibonese che si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme. Il gup del Tribunale di Vibo Francesca Loffredo ha fissato per il prossimo 13 giugno l’udienza preliminare nel corso della quale verrà esaminata la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Vibo.

I nomi dei ventuno imputati

I nomi dei ventuno imputati

Complessivamente sono 21 gli imputati che dovranno comparire davanti al gup del Tribunale di Vibo. Si tratta di Renato Iannello, 48 anni, di San Gregorio d’Ippona; Danilo Josè Tripodi, 43 anni, di Vibo; Nicola Larobina, 61 anni di Arena; Michele Larobina, 65 anni di Arena; Marco Lo Bianco, 39 anni, di Vibo; Filippo Fuscà, 42 anni, di Vibo; Michelino Scordamaglia, 48 anni, di Vibo; Giovanni Giamborino, 62 anni, di Vibo; Nazzareno Antonino Pugliese, 74 anni, di San Costantino Calabro; Giuseppe Mercatante, 56 anni, di San Costantino Calabro; Antonio Scrugli, 32 anni, di Vibo; Maria Concetta Paglianiti, 42 anni, di Vibo; Ahmed Goairy, 47 anni, di Vibo, Federica Vacatello, 30 anni, di Vibo; Antonio Fuoco, 66 anni, di Vibo; Filippo Polistena, 47 anni, di Vibo; Gianluca Callipo, 41 anni, di Pizzo; Francesco Antonio Marcello, 43 anni, di Pizzo; Giuseppe Feroleto, 42 anni di Tropea; Antonella Bartolotti, 41 anni, di Pizzo; Claudio Solano, 49 anni, di Pizzo.

Il diritto di difesa

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Walter Franzè, Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, Francesco Sabatino, Antonio Barillaro, Luca Cianferoni, Mariateresa La Robina, Salvatore Pronestì, Giuseppe Bagnato, Valerio Vianello Accorretti, Alessandro Diddi, Aldo Currà, Alfredo Mercatante, Giovanni Vecchio, Marco Talarico, Armando Veneto, Vincenzo Trungadi, Salvatore Sorbilli, Sandro D’Agostino, Bruno Vallelunga, Elisa Solano e Luigi Assisi. Toccherà a loro, nel contraddittorio tra accusa e difesa, cercare di smontare il castello accusatorio costruito dalla Procura di Vibo.

L’accordo con Callipo in vista delle comunali del 2017

Secondo le ipotesi accusatorie Gianluca Callipo in occasione delle consultazioni elettorali per l’elezione dell’Amministrazione comunale di Pizzo dell’11 giugno 2017 che lo vedevano candidato alla carica di sindaco, avrebbe stretto un accordo con Francesco Antonio Marcello e sua moglie Antonella Bartoletti, gestori di un esercizio commerciale ubicato a Pizzo. Un patto, (in violazione a quanto previsto dal decreto del presidente della Repubblica sulla composizione degli organi delle amministrazioni comunali), che prevedeva l’impegno di questi ultimi a sostenere la sua candidatura e in cambio Callipo si sarebbe impegnato a deliberare atti amministrativi a favore dei coniugi, compresa  la possibilità di un impiego lavorativo in favore di Claudio Solano, che avrebbe appoggiato elettoralmente Callipo,  nell’attività ristorativa dei coniugi Marcello-Bartolotti.

La fuga di notizie

Dagli atti dell’inchiesta emerge un’altra vicenda che riguarda una presunta fuga di notizie che dovevano restare segrete. A divulgarle – secondo l’accusa – sarebbero stati Nicola Larobina, in servizio al giudice di pace di Vibo Valentia e il fratello Michele, funzionario della Prefettura di Vibo, entrambi indagati per rivelazione e utilizzazione del segreto di ufficio in concorso con Renato Iannello, amministratore di fatto ed effettivo dominus della ditta individuale Casanova Costruzioni, formalmente intestata a Rosario Curtosi e Danilo Josè Tripodi operatore giudiziario in servizio alla segreteria del Tribunale di Vibo. I fatti risalgono al 19 novembre del 2019 e si sarebbero protratti fino al 6 dicembre dello stesso anno. Tripodi contatta il collega Nicola Larobina, per conoscere l’evolversi di una pratica riguardante la società  “Casanova Costruzioni”, ancora in una fase istruttoria in attesa di una comunicazione da parte delle Forze dell’ordine (LEGGI QUI I DETTAGLI).

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