Inchieste, burocrazia e intoppi: perché il nuovo ospedale di Vibo resta la più grande ‘incompiuta’

Il cronoprogramma continua a subire variazioni e slittamenti. Ecco perché è necessario investire sul vecchio e vetusto "Jazzolino"

Per quale motivo non si può spingere definitivamente sul nuovo ospedale di Vibo senza spendere risorse per quello attuale, lo “Jazzolino”? La domanda, più che pertinente, si scontra però con una realtà oggettiva: il vecchio cronoprogramma che avrebbe visto la fine dei lavori di realizzazione del presidio ospedaliero entro il 2023 non può più essere rispettato. E così il termine per il completamento della più grande opera sanitaria del territorio viene spostato ancora una volta nel tempo. E fin quanto non verrà realizzato nell’immaginario collettivo resterà sempre l’immagine della posa “farsa” della posa della prima pietra avvenuta in pompa magna del 2005, spazzata via dallo scandalo “Sanitopoli”.

Intoppi atavici

Intoppi atavici

I numerosi intoppi – anche di natura giudiziaria oltre che burocratica nonché di competenze su alcuni aspetti, hanno inevitabilmente portato a cancellare quella data senza, tuttavia, fissarne una nuova. Una decisione precauzionale e ponderata, figlia del passato. Tuttavia, il tavolo istituzionale svoltosi nelle scorse settimane in Prefettura, a Vibo, ha portato qualcosa di buono: lo sblocco dell’iter per l’avvio dei lavori al Fosso Calzona che per mesi ha tenuto in scacco tutta l’opera. Interventi di messa in sicurezza di titolarità dell’amministrazione provinciale che vi sta provvedendo. Il vertice si era focalizzato anche su un altro punto: il progetto definitivo con il relativo riequilibrio del piano economico-finanziario. Si attendeva solo il parere del Ministero della Sanità cui mancava praticamente solo una firma per il disco verde. Successivamente verrà varato il progetto esecutivo, ma tutto resta ancora molto indefinito.

La progettazione e le analisi del terreno

La progettazione definitiva dell’opera era stata sospesa per la necessità di ottemperare alle prescrizioni dell’Autorità di bacino che, pur non ricadendo l’area ospedaliera in aree a rischio idrogeologico del Pai Calabria, aveva richiesto l’effettuazione dello studio idrogeologico del torrente Calzone e l’individuazione degli eventuali interventi necessari alla sistemazione dell’area ospedaliera, in considerazione del Piano Versace emanato a seguito degli eventi alluvionali del luglio 2006.
Per assicurare l’accesso in sicurezza all’area ospedaliera, nonché l’integrazione della viabilità esterna con quella del sistema viario esistente, in considerazione delle criticità connesse alle pendenze elevate delle rampe di avvicinamento ed ai parcheggi, nonché della raccolta e regimentazione delle acque di piattaforma, si era reso necessario procedere allo sviluppo di uno specifico progetto della viabilità di accesso alla struttura. Il relativo contratto di affidamento era stato stipulato nel mese di dicembre 2016. Quanto alla presenza nel terreno, superiore alla soglia consentita, di alcuni metalli pesanti, la Conferenza di servizi tenutasi tra i mesi di gennaio e di luglio 2016 aveva preso atto degli esiti della campagna di indagini effettuata e dell’elaborazione dei dati rilevati, contenuti nel documento finale “Relazione di valutazione della compatibilità geologica mediante confronto statistico dei dati “on-site ed off-site” ed ha approvato, all’unanimità, il documento finale, che aveva escluso ipotesi di inquinamento dell’area di natura antropica». Il Comune di Vibo, con provvedimento definitivo di luglio 2016 e successiva integrazione di ottobre 2016, aveva poi dichiarato conclusa la Conferenza di servizi dando atto del non doversi procedere ad analisi di rischio e ad eventuali interventi di bonifica.
Superata questa fase, solo negli ultimissimi anni sono iniziati i lavori per la realizzazione delle opere complementari (strade di accesso, canalizzazione delle acque e quant’altro) ma anche questi sono risultati travagliati, tra inchieste giudiziarie, intimidazioni, stop di natura burocratica-amministrativa.

Perché continuare ad adeguare lo “Jazzolino”

“Quest’opera ha trovato nel tempo degli ostacoli anche procedurali di tipo finanziario e fino a quando le cose non si allineano non sarà possibile dare un cronoprogramma di esecuzione degli interventi”. Questa frase pronunciata a più riprese nel corso delle varie riunioni sulla realizzazione del nuovo ospedale di Vibo, è la risposta al perché si continuino ancora ad investire risorse sullo “Jazzolino”, ospedale di categoria “Spoke” per la provincia di Vibo, anche se fortemente ridimensionato nei servizi: non vi è alternativa, ed esso rappresenta, nel bene e nel male, il presidio sanitario di riferimento per la popolazione per curare patologie che non richiedano il trasferimento all’Hub di Catanzaro. Purtroppo la spoliazione di questi anni ha fatto sentire i suoi effetti anche sotto il profilo della carenza di personale – sempre più all’osso – che in non pochi casi riesce a fare veri e propri miracoli. Questa, dunque, la motivazione dettata dalla circostanza che gli intoppi di varia natura (morfologica, orografica, giudiziaria, soprattutto burocratica) si sono verificati con costante frequenza frenando i lavori del nuovo presidio e, quindi, nulla vieta di pensare che altri ne arriveranno. (f.p.)

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