di Alessandro Manfredi – La Calabria, come chiunque in questo momento storico ed epocale tracciato indelebilmente ed irrimediabilmente dal Covid, dovrà tentare di rinascere dall’azzeramento del tutto.
Non è un auspicio di un indomabile ottimista, che prova a veder luce nel buio dell’orizzonte. Il Coronavirus ha cambiato il nostro destino e nei prossimi giorni, mesi e anni, l’umanità si trasformerà in qualcosa di diverso. In cosa lo stabiliremo ora, in questo presente, cancellato nel suo passato e condannato alla terribile verità che quel passato non sarà mai più un presente, almeno per qualche anno. Non c’è dubbio che si tornerà al contatto fisico ed alla normale socializzazione che da millenni ci fa essere quello che siamo e che sempre saremo. Ma tutto il resto cambierà. Sta già cambiando. Dal prossimo 4 maggio dovremo vivere nuove regole, che dovremo rispettare ad oltranza. Quanto dichiarato dall’Oms ieri, vale a dire che non esiste garanzia di immunità neppure per chi guarisce dal Covid, poiché il virus si trasforma, apre un’enorme incognita sull’efficacia di qualsiasi vaccino sarà prodotto nell’arco di un anno. Il coronavirus Sars-Cov 2 è quasi totalmente ignoto all’intera comunità scientifica del pianeta. E partire da questo crudele primo passo è fondamentale per uscirne davvero e tornare ad essere civiltà produttive. E, per tale ragione, ogni territorio nel mondo dovrà avere la fortuna di essere governato da classi dirigenti illuminate ed intraprendenti, dotate di una grande fantasia, utile ad inventare un nuovo modello di vita. Chiudersi e rimanere alla finestra per guardare cosa succede sarà la mossa mortale della società e dell’economia che sceglierà questa via. E’ un suicidio annunciato, perché in queste condizioni il lockdown dovrebbe essere mantenuto per chissà quanto tempo. Sarebbe la fine di tutto, anche delle civiltà democratiche per come oggi le conosciamo.
Non è un auspicio di un indomabile ottimista, che prova a veder luce nel buio dell’orizzonte. Il Coronavirus ha cambiato il nostro destino e nei prossimi giorni, mesi e anni, l’umanità si trasformerà in qualcosa di diverso. In cosa lo stabiliremo ora, in questo presente, cancellato nel suo passato e condannato alla terribile verità che quel passato non sarà mai più un presente, almeno per qualche anno. Non c’è dubbio che si tornerà al contatto fisico ed alla normale socializzazione che da millenni ci fa essere quello che siamo e che sempre saremo. Ma tutto il resto cambierà. Sta già cambiando. Dal prossimo 4 maggio dovremo vivere nuove regole, che dovremo rispettare ad oltranza. Quanto dichiarato dall’Oms ieri, vale a dire che non esiste garanzia di immunità neppure per chi guarisce dal Covid, poiché il virus si trasforma, apre un’enorme incognita sull’efficacia di qualsiasi vaccino sarà prodotto nell’arco di un anno. Il coronavirus Sars-Cov 2 è quasi totalmente ignoto all’intera comunità scientifica del pianeta. E partire da questo crudele primo passo è fondamentale per uscirne davvero e tornare ad essere civiltà produttive. E, per tale ragione, ogni territorio nel mondo dovrà avere la fortuna di essere governato da classi dirigenti illuminate ed intraprendenti, dotate di una grande fantasia, utile ad inventare un nuovo modello di vita. Chiudersi e rimanere alla finestra per guardare cosa succede sarà la mossa mortale della società e dell’economia che sceglierà questa via. E’ un suicidio annunciato, perché in queste condizioni il lockdown dovrebbe essere mantenuto per chissà quanto tempo. Sarebbe la fine di tutto, anche delle civiltà democratiche per come oggi le conosciamo.
In Italia la classe dirigente di ogni regione dovrà essere in grado, assieme al Governo centrale, di produrre un’impresa, che solo con grande competenza e coraggio si può ottenere. Ma attenzione, esiste un obbligo da presupporre e senza il quale nulla di buono potrà accadere. La componente centrale è la solidarietà, un concetto che è quasi spirituale, ma che appartiene alla natura dell’essere umano. Ecco, deve essere estesa a tutti e su ogni cosa, perché la solidarietà genera onestà e fratellanza, comunione ed unità piena. Da dove nasca la necessità che simili condizioni siano poste in essere, qualora qualcuno se lo domandasse, trova unica risposta. Il Covid-19 ha dettato le regole, ha imposto la paralisi quasi totale del mondo. Tutti noi desideriamo solo una cosa, recuperare la libertà perduta e messa in discussione dal virus. Abbiamo un fine comune a livello planetario ed una cosa simile nella millenaria storia dell’umanità non era mai accaduto. C’è chi ci vede un intervento divino o più semplicemente l’occasione che l’umanità non aveva mai avuto prima, per toccare con mano l’utopica ricerca del benessere universale.
Quindi, chi vuole la libertà è costretto a conquistarla assieme ad ogni singolo individuo che calpesta la terra di questo splendido globo. Anche in Calabria, terreno di drammatiche divisioni, tenute vive da una politica, che sul bisogno generato e mai soddisfatto, ha costruito il suo impero nel periodo avanti Coronavirus, nel dopo Coronavirus non avrà la minima possibilità di poterlo fare ed il perché anche in questo caso è semplice: i mediocri non potranno più mentire e nascondere quanto siano inadeguati ad affrontare una simile catastrofe.
Il coronavirus è più forte dell’essere umano e non per la sua letalità, ma per come paralizza il sistema sociale, che fino ad oggi aveva regolato la nostra esistenza. Dunque, siamo condannati alla solidarietà, altrimenti moriremo, di virus, di fame, di sanità al collasso e di scontro sociale. All’umanità del passato è già successo decine di volte, ma non era mai accaduto a livello planetario, colpendo contemporaneamente tutti. E’ questa la vera tragedia, ma, come detto, potrebbe rappresentare la chance irripetibile di pensare e costruire un nuovo modello di società, estremamente evoluta e culturalmente preparata alla condivisione. Siamo uniti e non lo siamo mai stati così, ciò che succederà sarà per tutti e chi crede di rifugiarsi nella ricchezza, comprenda che quella ricchezza varrà molto poco senza la base ad alimentarla. Anche la Calabria, pertanto, dovrà avere la sua classe dirigente all’altezza di essere unita e competente, coraggiosa ed audace, fantasiosa e devota alla solidarietà, onestà e giustizia. Non è un’impresa facile, ma tutti noi calabresi dobbiamo sperare che chi sta governando in questo momento difficile i territori abbia la forza di farcela, facendo ognuno la propria parte, nessuno escluso. Siamo obbligati a farlo. In questi anni molte volte si è detto o si è scritto che la Calabria rischiasse la morte. Mai come oggi, però, questo rischio si è avvicinato a divenire così concreto. La strada da seguire è una sola e non percorrerla farà male a tutti.