Un proiettile di fucile già esploso e una sua foto con una croce sopra, come a dire: “Stiamo per seppellirti”. Questo il gravissimo “avvertimento” di chiaro stampo ‘ndranghetistico emerso intorno alle 20 di ieri – si legge sull’edizione odierna di Gazzetta del Sud – in sèguito a un normale controllo degli agenti della scorta del giudice Tommasina Cotroneo, presidente della Sezione Gip-Gup del Tribunale di Reggio Calabria, già nella Giunta nazionale dell’Anm quando a presiedere l’Associazione nazionale magistrati, nel 2017, venne chiamato Eugenio Albamonte.
Si tratta del secondo episodio intimidatorio ai danni della Cotroneo, si apprende nell’occasione: non era stata infatti fin qui divulgata la prima intimidazione, verificatasi un paio d’anni fa, quando al giudice son stati fatti trovare quattro proiettili sul parabrezza dell’auto.
Si tratta del secondo episodio intimidatorio ai danni della Cotroneo, si apprende nell’occasione: non era stata infatti fin qui divulgata la prima intimidazione, verificatasi un paio d’anni fa, quando al giudice son stati fatti trovare quattro proiettili sul parabrezza dell’auto.
Sarà appena il caso di ricordare che l’attività professionale della Cotroneo è particolarmente intensa sul fronte del contrasto alle ‘ndrine.
E al contempo, ci sono almeno altri due versanti che saranno senz’altro oggetto di debito approfondimento per meglio inquadrare contesto e motivazioni dell’ “avvertimento” mafioso di ieri sera: le “rivelazioni” del potente ex leader dell’Anm e componente del Consiglio superiore della magistratura Luca Palamara – come emerso dalle intercettazioni, in rapporti che definire “strettissimi” con la Cotroneo risulterebbe forse riduttivo –, anche lui reggino di Santa Cristina d’Aspromonte, e l’attività politica del marito di Tommasina Cotroneo, il responsabile provinciale del Partito socialista (partito in Giunta con l’attuale sindaco reggino Giuseppe Falcomatà, peraltro candidato a strappare il secondo mandato il 20 e 21 settembre) Giovanni Milana.