Invalido con il vizio delle scommesse sotto usura a Vibo, crollano le accuse: quattro assoluzioni

Per il Tribunale di Vibo il racconto della vittima è "lacunoso", "contraddittorio" e "senza riscontri". Tutti assolti perché il fatto non sussiste
Tribunale Penale Collegiale di Vibo Valentia

Il fatto non sussiste. Con questa formula il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Gianfranco Grillone (a latere Giorgia Maria Ricotti e Giuseppina Passarelli) ha assolto dall’accusa di usura Domenico Patania, 40 anni, Antonino Franzè, 53 anni, Salvatore Furlano, 54 anni, e Antonino Francolino, 51 anni, tutti di Vibo Valentia. Dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Salvatore Furlano e Antonino Francolino che rispondevano anche di tentata estorsione riqualificata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone. Al termine della sua requisitoria la pubblica accusa aveva chiesto quattro anni di reclusione e 8mila euro di multa per Domenico Patania e Antonino Franzè mentre sei anni di reclusione e 12mila euro di multa erano stati invocati per Salvatore Furlano e Antonino Francolino.

Le ipotesi accusatorie

Le ipotesi accusatorie

La vicenda processuale trae origine da una denuncia di un invalido che, secondo l’accusa, sarebbe finito sotto usura. Patania e Franzè, in particolare, avrebbero prestato 900 euro e in cambio avrebbero pattuito la somma di 300 euro a titolo di interessi da versare entro 45 giorni. La vittima avrebbe restituito in anticipo 600 euro ma i due imputati avrebbero preteso un ulteriore somma di 150 euro. Furlano e Francolino – secondo le ipotesi accusatorie – avrebbero invece prestato 1800 euro e pattuito 200 euro al mese di interessi. I fatti risalgono al 2008 mentre il rinvio a giudizio dei quattro imputato è del 2015.

Le motivazioni della sentenza

Il Tribunale collegiale di Vibo ha depositato nei giorni scorsi la sentenza con le relative motivazioni. Per i giudici il racconto della parte offesa è da ritenersi “lacunoso”, “contraddittorio” e “sfornito di riscontri documentali”. I giudici hanno sottolineato, in particolare, la mancanza di alcun assegno che sarebbe stato fornito in garanzia. Secondo quanto emerso nel corso del dibattimento, la vittima sarebbe stata poi indicata da diverse fonti come abituale frequentatore di un centro di scommesse. Un “vizio”, però, negato ostinatamente dalla parte offesa. Su questo aspetto si è concentrato il collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Francesco Muzzopappa, Elisa Solano, Salvatore Pronestì, Francesco Lione e Francesco Sabatino. Negando di essere un soggetto ludopatico, secondo i giudici, è venuta meno anche “la ragione del suo ricorso agli usurai, vale a dire la difficoltà di far fronte ai debiti di gioco o comunque la necessità di soddisfare la propria ludopatia nonostante fosse percettore di una pensione di invalidità”.

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