“Io finita in terapia dopo aver scoperto che il mio fidanzato mandava agli amici mie foto intime”

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“Eravamo una coppia. Era nell’altra stanza e un po’ per gioco gli ho mandato una mia foto esplicita. Poi arrivandogli alle spalle ho visto chiaramente che l’aveva inviata a un suo amico. Quando ho smesso di inviargliele ha iniziato a farle di nascosto e mi ha minacciato di mandarle in giro. È successo un anno fa. Oggi sono in terapia con una psicologa per superarlo, quando l’ho rincontrato ho avuto attacchi di panico”. E’ la sconcertante storia di Carla, nome di fantasia per una ragazza di 22 anni, riportata dal sito web de “La Repubblica”.

Carla ha deciso di raccontare la sua storia dopo aver letto della maestra del torinese, vittima della divulgazione di un suo video hard nella chat del calcetto che è finito nelle mani della direttrice della scuola portando al licenziamento. La ragazza ha deciso di raccontare la sua storia attraverso il movimento torinese “Break the Silence” che, nato da pochi mesi sui social con l’obiettivo di avvicinare vittime e potenziali vittime agli esperti del settore, da psicologi ad avvocati ma anche centri antiviolenza e polizia, oggi raccoglie sempre più storie da tutta Italia e soprattutto domande da parte di chi chiede aiuto.

Carla ha deciso di raccontare la sua storia dopo aver letto della maestra del torinese, vittima della divulgazione di un suo video hard nella chat del calcetto che è finito nelle mani della direttrice della scuola portando al licenziamento. La ragazza ha deciso di raccontare la sua storia attraverso il movimento torinese “Break the Silence” che, nato da pochi mesi sui social con l’obiettivo di avvicinare vittime e potenziali vittime agli esperti del settore, da psicologi ad avvocati ma anche centri antiviolenza e polizia, oggi raccoglie sempre più storie da tutta Italia e soprattutto domande da parte di chi chiede aiuto.

“Non siamo sole”

“L’unica cosa che mi verrebbe da dire a chi è stata vittima come me è solo che non siamo sole – racconta Clara – Quando a me è successo mi vergognavo, avevo paura anche solo a parlarne, ma non ha senso. Non dobbiamo vergognarci della nostra sessualità, di esserci fidate, di essere vittime”. Clara prima di raccontare alle giovani attiviste, ne ha parlato con il centro antiviolenza della sua città “perché lui non si era limitato a inviare foto e video, ma era andato anche oltre. E quando è capitato di incontrarci per caso, in un posti che sapeva che frequentavo, sono stata male e ho avuto degli attachi di panico”.

“Si difendeva dicendo che non le avrebbe viste nessuno”

Fino a quella foto inviata su whatsapp lei non sospettava nulla. “Erano mesi che ci frequentavamo, eravamo una coppia se non per il fatto che lui non volesse ufficializzare la relazione. Ma trascorrevo molto tempo da lui”. Ed era lì quel giorno quando gli ha mandato la foto “ma lui ha visualizzato e non ha risposto, non mi ha neanche raggiunto. Così sono andata nell’altra stanza e arrivandogli alle spalle, ho visto che l’aveva pubblicata insieme ad altre mie foto non esplicite nella chat di un suo amico”. A quel punto ha chiesto spiegazioni “ma lui si difendeva dicendo che erano suoi cari amici, che non le avrebbe viste nessuno, addirittura le aveva mandate a dei parenti. Ricordo benissimo che solo una settimana dopo fu approvata la legge contro il Revenge porn”. Da quel momento, lei non ha inviato più foto e “lui ha iniziato a farmele di nascosto. In un caso, dopo una brusca litigata, mi ha scritto che non dovevo parlare di lui a nessuno, perché se lo avessi fatto lui sarebbe sicuramente venuto a saperlo e in quel caso avrebbe messo in giro “foto e video” che aveva di me”.

“Non possiamo non fidarci di nessuno”

“Le minacce sono andate avanti e i due per diverse settimane non si sono sentiti “poi è ritornato e ci sono cascata ma è durata poco. Volevo denunciare, ma avevo paura. Soprattutto che la cosa non avesse portato a niente se non in una sua possibile reazione negativa”.  A quel punto, ha “incaricato” dei conoscenti di “guardare nei famosi gruppi delle chat nel caso ci fosse stata una foto dove potevo anche solo sembrare io. Ancora oggi ho abbastanza paura, soprattutto perché non so cosa abbia davvero di me. So che mi faceva foto e video di nascosto, ma non so se ha ancora tutto né che tipo di foto e video sono”.

Ci si può difendere? “Purtroppo non c’è possibilità di stare attente. Possiamo solo andare avanti e, nel caso, avere la forza di denunciare e superare la cosa per quanto possibile. Le foto esplicite si mandano a chi ci fidiamo. Non possiamo passare tutta la vita a non fidarci di nessuno, a limitare la nostra libertà, le nostre voglie e la nostra sessualità. Si continua, perché siamo libere e possiamo farlo. E se dovessimo scoprirlo, possiamo denunciare”.

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