E’ crollata l’accusa di estorsione nei confronti di Vincenzo Vitale di Guardavalle, rimasto coinvolto nell’inchiesta “Itaca Free Boat” diretta a colpire bossi e affiliati alla famiglia di ‘ndrangheta dei Gallace-Gallelli. La Corte di appello di Catanzaro ha assolto l’imputato, codifeso dai legali Salvatore Staiano e Natale Ferraiuolo, dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio il verdetto di condanna a 4 anni e 2mila euro di multa, sentenziato dai giudici di secondo grado, disponendo un processo di appello bis. Vitale era già stato assolto in primo grado dal reato associativo ma condannato per il capo di imputazione relativo all’estorsione. Nel processo di secondo grado era stata confermata la condanna per estorsione, ma i difensori dell’imputato sono andati avanti, ottenendo dal Supremo collegio l’annullamento della sentenza impugnata con rinvio degli atti a Catanzaro per una nuova pronuncia della Corte d’appello in altra composizione. Oggi l’epilogo di una lunga vicenda giudiziaria con un verdetto assolutorio, perché il fatto non sussiste. I giudici di secondo grado inoltre hanno ridotto la pena per Domenico Origlia al termine del processo di appello bis: gli avvocati Vincenzo Cicino ed Anna Marziano, dopo che la Corte di Cassazione ha rispedito gli atti nel capoluogo di regione per un nuovo processo di secondo grado, hanno ottenuto uno sconto di pena per il loro assistito, condannato a 2 anni, 2 mesi e venti giorni di reclusione rispetto ai 3 anni e 4 mesi emessi in primo grado
L’operazione “Itaca”, scattata nel luglio del 2013, ha portato in carcere 25 persone ritenute componenti della cosca Gallace-Gallelli. Una cosca particolarmente potente, come chiarito dagli investigatori all’epoca degli arresti, attiva nel basso Jonio Catanzarese, ma con ramificazioni nella zona di Nettuno, nel Lazio, e nella provincia di Milano.
L’operazione “Itaca”, scattata nel luglio del 2013, ha portato in carcere 25 persone ritenute componenti della cosca Gallace-Gallelli. Una cosca particolarmente potente, come chiarito dagli investigatori all’epoca degli arresti, attiva nel basso Jonio Catanzarese, ma con ramificazioni nella zona di Nettuno, nel Lazio, e nella provincia di Milano.