Italia condannata per la depurazione, Catanzaro nella black list della Corte di giustizia europea

Il capoluogo di regione è l’unico dei cinque capoluoghi di provincia ad essere indicato come privo dei requisiti comunitari per le acque reflue

di Sergio PelaiaCatanzaro è l’unico dei cinque capoluoghi di provincia calabresi citato nella recente sentenza con cui la Corte di Giustizia europea, all’esito di una procedura d’infrazione avviata nel 2014, condanna l’Italia per non aver rispettato le direttive comunitarie in materia di depurazione e scarichi fognari. Catanzaro è anche l’unico capoluogo di regione inserito tra i 159 Comuni (58 sono solo in Calabria) che non rispondono “totalmente” ai requisiti fissati dall’articolo 3 della direttiva 91/271”.

L’articolo menzionato nella sentenza riguarda l’“assenza di reti fognarie per le acque urbane” e i Comuni calabresi indicati, oltre a Catanzaro, sono i seguenti: Acquaro, Aiello Calabro, Altomonte, Bocchigliero, Caccuri, Cardeto, Casabona, Celico, Cerisano, Cerzeto, Chiaravalle Centrale, Cirò, Cirò Marina, Conflenti, Delianuova, Fiumefreddo Bruzio, Gioiosa Ionica, Grotteria, Ioppolo, Lago, Laino Borgo, Lattarico, Lungro, Luzzi, Maierato, Melissa, Mongrassano, Monasterace, Mottafollone, Palizzi, Paludi, Paola, Parghelia, Petilia Policastro, Placanica, Plataci, Platì, Polia, Rocca di Neto, San Benedetto Ullano, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, San Gregorio d’Ippona, San Marco Argentano, San Martino di Finita, San Sosti, Santa Agata d’Esaro, Santa Caterina Albanese, Santa Severina, Santa Sofia d’Epiro, Scandale, Scigliano, Scilla, Seminara, Spilinga, Tarsia, Zambrone.

L’articolo menzionato nella sentenza riguarda l’“assenza di reti fognarie per le acque urbane” e i Comuni calabresi indicati, oltre a Catanzaro, sono i seguenti: Acquaro, Aiello Calabro, Altomonte, Bocchigliero, Caccuri, Cardeto, Casabona, Celico, Cerisano, Cerzeto, Chiaravalle Centrale, Cirò, Cirò Marina, Conflenti, Delianuova, Fiumefreddo Bruzio, Gioiosa Ionica, Grotteria, Ioppolo, Lago, Laino Borgo, Lattarico, Lungro, Luzzi, Maierato, Melissa, Mongrassano, Monasterace, Mottafollone, Palizzi, Paludi, Paola, Parghelia, Petilia Policastro, Placanica, Plataci, Platì, Polia, Rocca di Neto, San Benedetto Ullano, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, San Gregorio d’Ippona, San Marco Argentano, San Martino di Finita, San Sosti, Santa Agata d’Esaro, Santa Caterina Albanese, Santa Severina, Santa Sofia d’Epiro, Scandale, Scigliano, Scilla, Seminara, Spilinga, Tarsia, Zambrone.

Le motivazioni della condanna

La Corte di giustizia europea condanna dunque la Repubblica italiana perché “è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 3 della direttiva 91/271 omettendo di dotare di reti fognarie per le acque reflue urbane”. Ai Comuni citati se ne aggiungono altri (per un totale di 128, dato che fa della Calabria la maglia nera in Italia) in cui non viene garantito che “le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente”. La direttiva comunitaria prevedeva che gli Stati membri provvedessero affinché tutti i Comuni con più di 15mila abitanti fossero provvisti di reti fognarie per le acque reflue entro il 31 dicembre 2000.

Le sanzioni

“Trattandosi della prima condanna per inadempimento su questo specifico dossier – ha spiegato l’europarlamentare Laura Ferrara – la sentenza non prevede né multe né altre sanzioni. L’Italia però nel 2018 (sulla procedura d’infrazione aperta nel 2004 e per la quale la Calabria torna ancora distinguersi in negativo) è già stata condannata a pagare e sta ancora pagando per lo stesso tipo di violazioni – ma su un diverso gruppo di centri urbani e aree – 25 milioni di multa. A cui si aggiunge una penalità 30 milioni che continuerà a scattare ogni sei mesi fino a quando le autorità nazionali non riusciranno a dimostrare di aver risolto il problema ed aver ristabilito una situazione di conformità con quanto previsto dalle disposizioni europee”.

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