Jonny, le mani del clan di Roccelletta su discoteche e campeggi

Operazione Lucania Felix

di Gabriella Passariello

L’esistenza della cosca Catarisano, attiva a Roccelletta di Borgia, viene confermata nell’ambito della maxi inchiesta Jonny  dai collaboratori di giustizia Raffaele Moscato, Gennaro Pulice e Santo Mirarchi. Moscato nel corso delle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio del 3 luglio 2015 riferì circostanze apprese direttamente in carcere da Giuseppe Cosco e Roberto Valeo, considerati gli autori materiali del tentano duplice omicidio dei cugini Cossari. Valeo e Cosco insieme a Salvatore Abbruzzo e Francesco Gualtieri, all’epoca, avrebbero acquisito la dote di “Trequartino” e dopo la scarcerazione di Valeo e Cosco, all’interno della loro cosca, ci sarebbero state delle nuove assegnazioni di doti di ‘ndrangheta a favore di quegli affiliati che operando all’interno della stessa da diversi anni avrebbero meritato la stima del gruppo e gratificazioni ben più alte. Una circostanza, che secondo gli inquirenti, testimonia come il gruppo Catarisano fosse sin da quel tempo strutturato secondo i criteri verticistici tipici della ‘ndrangheta. Moscato aveva appreso come il clan Catarisano fosse in lotta con la famiglia Cossari e come quest’ ultima sia stata scalzata dal controllo del territorio, parlando delle lamentale che Cosco avrebbe rivolto al clan  Grande Aracri di Cutro e agli Arena di Isola, i quali non avrebbero fornito alcun apporto nel corso della guerra che il gruppo Catarisano aveva combattuto contro i Cossari. Avrebbe nutrito però una certa stima nei confronti di Paolo Lentini appartenente al clan Arena e di Cataldo Marincola, che considerava più importante di Nicolino Grande Aracri e di Nicola Arena. E lo stimava perchè Marincola, avrebbe provveduto a conferire agli appartenenti al gruppo operante su Roccelletta di Borgia, nuove cariche per aver vinto la guerra contro i Cossari.

L’esistenza della cosca Catarisano, attiva a Roccelletta di Borgia, viene confermata nell’ambito della maxi inchiesta Jonny  dai collaboratori di giustizia Raffaele Moscato, Gennaro Pulice e Santo Mirarchi. Moscato nel corso delle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio del 3 luglio 2015 riferì circostanze apprese direttamente in carcere da Giuseppe Cosco e Roberto Valeo, considerati gli autori materiali del tentano duplice omicidio dei cugini Cossari. Valeo e Cosco insieme a Salvatore Abbruzzo e Francesco Gualtieri, all’epoca, avrebbero acquisito la dote di “Trequartino” e dopo la scarcerazione di Valeo e Cosco, all’interno della loro cosca, ci sarebbero state delle nuove assegnazioni di doti di ‘ndrangheta a favore di quegli affiliati che operando all’interno della stessa da diversi anni avrebbero meritato la stima del gruppo e gratificazioni ben più alte. Una circostanza, che secondo gli inquirenti, testimonia come il gruppo Catarisano fosse sin da quel tempo strutturato secondo i criteri verticistici tipici della ‘ndrangheta. Moscato aveva appreso come il clan Catarisano fosse in lotta con la famiglia Cossari e come quest’ ultima sia stata scalzata dal controllo del territorio, parlando delle lamentale che Cosco avrebbe rivolto al clan  Grande Aracri di Cutro e agli Arena di Isola, i quali non avrebbero fornito alcun apporto nel corso della guerra che il gruppo Catarisano aveva combattuto contro i Cossari. Avrebbe nutrito però una certa stima nei confronti di Paolo Lentini appartenente al clan Arena e di Cataldo Marincola, che considerava più importante di Nicolino Grande Aracri e di Nicola Arena. E lo stimava perchè Marincola, avrebbe provveduto a conferire agli appartenenti al gruppo operante su Roccelletta di Borgia, nuove cariche per aver vinto la guerra contro i Cossari.

Le mani del clan catanzarese su discoteche e campeggi Il pentito Gennaro Pulice ha riferito agli inquirenti di aver appreso direttamente da Salvatore Cossari, 58 anni, (assassinato successivamente il 31 maggio 2008 a Borgia in via Risorgimento) dell’esistenza di un sodalizio operante nel comprensorio borgese composto da Salvatore Abbruzzo, Francesco Gualtieri e Leonardo Catarisano, quest’ultimo indicato titolare di una rivendita edile di fronte al Veliero. Santo Mirarchi nel corso dei suoi interrogatori faceva riferimento più volte alle consorterie operanti sul territorio di Roccelletta di Borgia e sul territorio di Vallefiorita. In particolare riferiva della “protezione” di natura estorsiva che la cosca di Roccelletta avrebbe esercitato su un’importante discoteca, rievocando l’episodio avvenuto nei primi mesi del 2015, quando rimase coinvolto in una lite. Il buttafuori della discoteca avrebbe picchiato alcuni cittadini rom e Mirarchi avrebbe reagito picchiando il “buttafuori” e il titolare della discoteca, il quale avrebbe avvertito Mirarchi del fatto che avrebbe informato “Nando”, facendo riferimento a Nando Catarisano. Qualche giorno dopo, Ciccio Guarnieri, tramite Salvatore Graziano, lo avrebbe convocato nel suo laboratorio di infissi a Roccelletta di Borgia, da dove non si poteva muovere per effetto di una misura prescrittiva. In quell’occasione Gualtieri avrebbe avvertito Mirarchi di astenersi “da qualsiasi disturbo nella discoteca in quanto Rodolfo già “pagava” al sodalizio di Roccella per la “protezione”.  Mirarchi riferì anche in merito alla gestione del villaggio Cammello Grigio, raccontando di aver appreso da Luigi Mazza, al quale periodicamente avrebbe ceduto della cocaina, che sua madre Rosina Agosto, proprietaria del camping Cammello Grigio di Roccelletta di Borgia, si sarebbe trovata impossibilitata a vendere la struttura turistica. Da chi? A detta del pentito da Salvatore Abbruzzo che di fatto gestiva il camping e che peraltro non avrebbe versato la somma di denaro dovuta per il contratto di fitto relativo alla gestione del camping stesso. La somma sarebbe stata compensata con il debito contratto da Alessandro Mazza, figlio di Rosina Agosto.

Il clan di Vallefiorita. Con riferimento alla cosca di Vallefiorita, Mirarchi ha avuto modo di conoscerne personalmente le dinamiche delinquenziali, facendo i nomi di Francesco Bruno, 48 anni, fratello dei defunti Bruno Giovanni e Bruno Giuseppe, Luciano Babbino e Salvatore Danieli, alias Turi. In particolare riferì che aveva avuto modo di conoscere e incontrare gli esponenti della cosca di ‘ndrangheta di Vallefiorita. Raccontò di avere incontrato con Nico Gioffrè, subito dopo Pasqua dell’anno 2015, nell’impianto di calcestruzzi di Giuseppe Lobello, Luciano Babbino e successivamente al bar “Brulan” di Squillace Lido, Francesco Bruno detto “Ciccio”, Salvatore Danieli detto “Turi” e tale Ciccio con gli occhiali, con cui più volte avrebbe mangiato a Squillace Lido al ristorante denominato “La Cena di Afrodite”. Il collaboratore di giustizia precisò che proprio in una delle visite che Gioffrè fece al bar Brulan di Squillace Lido, avrebbe appreso del piano di mettere in atto una grossa estorsione che riguardava l’installazione di pale eoliche.

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