“Kòleos”, tutto il narcotraffico minuto per minuto

Sicuramente peculiare, nel loro essere “narcos”, l’abitudine dei Mammoliti & C. di cambiare freneticamente le auto a bordo delle quali veniva fatta circolare la cocaina fino al momento della cessione agli acquirenti.

Causa «il rischio di essere controllati da parte delle forze dell’ordine», gli appartenenti alla consorteria ‘ndranghetistica erano indotti «ad utilizzare più autovetture che custodivano in luoghi sicuri, come il garage sito nel comune di Grotteria (RC)». Ce ne sono riscontri concreti: per esempio quando – il 19 ottobre del 2015 – alle 15,26 i fratelli Domenico e Francesco Mammoliti rientrano nel box di Grotteria a bordo di una Renault “Clio” per poi ripartire pochi minuti più tardi, ma usando la Toyota “Yaris” intestata alla sidernese Paola Maria Scordino, residente a Bovalino.

Causa «il rischio di essere controllati da parte delle forze dell’ordine», gli appartenenti alla consorteria ‘ndranghetistica erano indotti «ad utilizzare più autovetture che custodivano in luoghi sicuri, come il garage sito nel comune di Grotteria (RC)». Ce ne sono riscontri concreti: per esempio quando – il 19 ottobre del 2015 – alle 15,26 i fratelli Domenico e Francesco Mammoliti rientrano nel box di Grotteria a bordo di una Renault “Clio” per poi ripartire pochi minuti più tardi, ma usando la Toyota “Yaris” intestata alla sidernese Paola Maria Scordino, residente a Bovalino.
Per lo stesso motivo, rendersi cioè “invisibili” alle forze dell’ordine (o almeno provarci…), spesso i fratelli Mammoliti «pernottavano in luoghi sicuri, lontano dalle proprie abitazioni». Ecco allora come diviene strategico il camping “Al Boschetto” gestito dal «loro complice» Carmelo Sottile: il 19 ottobre i due dormiranno proprio lì a Condofuri.

Il giorno prima, gli investigatori avevano intercettato un colloquio tra Domenico Mammoliti e Domenico Pellegrino, titolare di un casolare a Careri che veniva spesso usato come deposito per la droga (e infatti il 7 gennaio 2016 Pellegrino e la moglie Maria Filastro saranno arrestati in flagranza di reato).
I due conversano solo per scambiarsi i numeri: in questo modo Mammoliti consegna a Pellegrino un’«utenza pulita» intestata a un rumeno residente a Roma, Marinel Mihai Stanciu. Il 19 ottobre invece i due fratelli Mammoliti tornano a dialogare, e se ne evince che stanno per dirigersi a casa di Vincenzo Luciano, a Siderno (anche se Luciano è nato a Torino),  per poi «pianificare i viaggi da fare, ossia i trasporti dello stupefacente», si legge in ordinanza.

Certamente, i due germani avevano portato fino a Siderno l’ennesima, ingente partita di “coca” celandolo nel vano-nascondiglio della “Clio”: da una delle loro conversazioni si capisce che proprio Luciano è intento «a smontare il vano e a estrarre lo stupefacente ivi occultato». In ragione della grande mole di droga che stavano per movimentare, i tre optano però per utilizzare da Siderno in poi il camion di Vincenzo Luciano perché ritenuto «veicolo sicuro, in grado di trasportare ingenti quantità di stupefacenti anche due volte a settimana».

Al ritorno dalla “commissione”, si capirà dal dialogo tra i due fratelli che la consegna aveva riguardato cinque chilogrammi di cocaina precedentemente posta sottovuoto, come per altre precedenti transazioni, nonostante le lamentele talora registratesi da parte dei compratori per il peso inesatto dello stupefacente acquistato.

Del resto, solo cinque giorni dopo – era il 24 ottobre del 2015 – i fratelli Mammoliti si recarono da un altro complice della “cricca” mafiosa, Vincenzo Scarfone – anche lui, destinato a essere presto tratto in arresto in flagranza di reato, il 20 febbraio 2016, “beccato” a fare il “corriere della droga” –, a Sant’Agata del Bianco, sempre nascondendo cocaina nel “solito” vano del proprio veicolo.
«Adesso gli dico se ha roba addosso… no? – afferma Francesco Mammoliti –. Ora vediamo… adesso gli domandiamo». Ma poi si avverte nitidamente il rumore dell’estrazione d’involucri di stupefacente dal vano segreto della vettura su cui avevano viaggiato i fratelli Mammoliti. «Mettila di qua!» esclama il germano Domenico Mammoliti. E il fratello di rimando: «Sì, lascia, lascia che lo allargo…».

E poi una conversazione con Scarfone tutta incentrata su una sua pregressa indisponibilità di “neve” pronta per l’ “assaggio”: «Sono tornato nella carrozzeria e gli ho detto: sai che fai?, “pronta” non ne ho, più sotto devi girare che c’è un bar di fronte, ci sono le cose», racconta Scarfone. «Quello del lavaggio?», gli chiede Domenico Mammoliti. E la risposta: «Quello del lavaggio, sì… e lì c’era tipo una sala giochi». Ma l’altro fratello, Francesco Mammoliti, fa trapelare irritazione per il personaggio in questione: «Sì, l’ho “beccato” l’altra volta… (incomprensibile) e l’ho fatto chiamare lo stesso».
Una conversazione che diventa rilevante perché se ne evince che i fratelli Mammoliti usavano rifornire di “coca” Scarfone, che poi si occupava della vendita al dettaglio.

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