Krimata, il doppio volto dell’azionista degli Arena disegnato dai pentiti: killer e imprenditore

Nell'inchiesta della Dda di Catanzaro, il ruolo del componente di spicco del gruppo armato del clan di Isola Capo Rizzuto

di Gabriella Passariello- ‘Ndranghetista e imprenditore, in grado di rappresentare la cosca Arena al di fuori del territorio calabrese. Il doppio volto di Mario Esposito, destinatario di una misura cautelare in carcere, disposta dal gip distrettuale Arianna Roccia, su richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Krimata (LEGGI), emerge dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, concordanti nell’indicare Esposito partecipe a pieno titolo alla locale di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, un dato evidente anche dall’analisi della compagine delle società a lui riconducibili, che annoverano tra i dipendenti, partecipi alla consorteria dei Nicoscia e membri di articolazioni ‘ndranghetistiche alleate. Le propalazioni dei collaboratori di giustizia, per il gip, sono precise e convergenti, consentendo di ottenere un quadro cristallino delle mansioni svolte dall’indagato sin da quando era un giovane affiliato, ricoprendo il ruolo di azionista della cosca.

L’ azionista del clan Arena

L’ azionista del clan Arena

E’ il pentito Cosimo Virgilio ad affermare di aver conosciuto Esposito nel 2006, presentatogli come una persona con interessi commerciali in Toscana, nella provincia di Pisa ed esponente di spicco della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto. Il collaboratore di giustizia Antonio Sestito ha riferito agli inquirenti di conoscerlo: “è venuto a scuola con me”. Un uomo d’onore, l’ha definito, un picciotto della cosca Arena, nei confronti della quale era sempre disponibile in caso di necessità. E viene indicato dal pentito Giuseppe Vrenna un fedelissimo degli Arena, l’azionista del clan, ricordando che in un’occasione, dopo la sua uscita dal carcere, Esposito lo andò a trovare nella sua lavanderia con Francesco Anselmo Cavarretta, che glielo presentò come a lui vicino: “aveva intrapreso la costruzione di un cantiere navale in località Passovecchio a Crotone e  successivamente Esposito mi consegnò per conto di Cavarretta una busta contenente 20 milioni di vecchie lire, quale fiore o dovere, nel senso di onorarmi perché ero appena uscito dal carcere. Mario Esposito era un azionista, nel senso che partecipava alle azioni di fuoco per conto della cosca Arena”.

L’omicidio Vatalari

Vrenna, nei verbali di interrogatorio riferisce sul coinvolgimento di Esposito all’omicidio di Gianni Vatalari: “un episodio che ricordo bene, perché inizialmente gli  investigatori pensarono fossi stato io ed invece non fu autorizzato da me. Fu proprio Esposito a recarsi da me per narrarmi i fatti, dicendomi che l’omicidio avvenne per conto di Egidio Cazzato come risposta e come vendetta in quanto Vatalari aveva partecipato all’omicidio del figlio Cazzato. Parlando successivamente con Cazzato quando eravamo detenuti insieme al carcere di Crotone e direttamente con lo stesso Esposito, mi hanno ampiamente ragguagliato sulle modalità omicidiarie”. Gli dissero, a detta del pentito, che il gruppo di fuoco composto anche da Esposito, ha aspettato Vatalari vicino la sede dell’Inps di Crotone, mentre era bordo della sua auto in compagnia della moglie. “Lì, a mò di agenti in borghese, fermarono l’auto con una paletta segnaletica tipo quella in uso ai vigli urbani . Fecero scendere Vatalari con la scusa di eseguire una perquisizione personale e gli spararono al volto”.

In prima linea nelle cerimonie di affiliazione

Come  ulteriore riprova dell’appartenenza di Esposito alla consorteria ‘ndranghetistica di Isola Capo Rizzuto, è stato indicato, nell’ambito dell’operazione “Pandora” come partecipante alle cerimonie di affiliazione dei nuovi accoscati e in questa direzione depone il narrato del pentito Antonio Cicciù, che ha raccontato come nel 1992 fosse stato ufficialmente affiliato ad Isola Capo Rizzuto, alla presenza anche di Mario Esposito, così come il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura ha riferito che in occasione della sua cerimonia di affiliazione tra i punti di riferimento c’era Mario Esposito, inserito nel gruppo armato degli Arena, “parte integrante della falangia armata”. E il pentito Dante Mannolo ha dichiarato di aver saputo dal padre che Esposito era un killer della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, con una dote molto alta di ‘ndrangheta: “progressivamente si era defilato rimanendo contiguo, ma occupandosi dei suoi affari. In particolare si era dedicato ad attività ad esercizio commerciale oltre che ad attività edili”. Per il gip firmatario dell’ordinanza, “la complessiva e sinergica lettura delle convergenti propalazioni dei collaboratori di giustizia consente di delineare un quadro di assoluta chiarezza in ordine alla posizione di incondizionato spessore criminale ricoperta da Mario Esposito che da affiliato di rilievo della consorteria ‘ndranghetistica, con il ruolo di azionista, cellula militare a cui la cosca affidava la realizzazione di azioni violente, quali omicidi e danneggiamenti, successivamente si ‘è un pochettino’ distaccato”, dedicandosi alle attività di carattere imprenditoriale,  pur  “rimanendo attivo nella cosca”.

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