di Gabriella Passariello- “Al di là di un eventuale rilievo sul piano deontologico non sono stati posti in essere comportamenti (corruttivi ndr) rientranti nell’alveo degli atti giudiziari”. La Corte di cassazione spiega i motivi per i quali ha dichiarato inammissibile il ricorso della Dda di Salerno, confermando l’ordinanza con cui il Tdl campano ha concesso la libertà all’avvocato Maria Tassone, detta Marzia, destinataria di una misura cautelare agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Genesi”, indagata per corruzione in atti giudiziari con il concorso del magistrato Marco Petrini. Mancano le esigenze cautelari, così come hanno dimostrato i legali difensori Valerio Murgano e Antonio Curatola.
La Cassazione smonta la corruzione in cambio di sesso
La Cassazione smonta la corruzione in cambio di sesso
Non ha retto al vaglio dei giudici supremi l’ipotesi che l’avvocato abbia potuto corrompere il presidente della Seconda sezione della Corte di appello di Catanzaro, perché ponesse in essere atti giudiziari contrari al suo dovere di ufficio per favorire la Tassone in cambio di prestazioni sessuali. La stabilità della relazione tra i due, secondo la Suprema corte, è stata correttamente ritenuta dai giudici del Riesame in contrasto con una ipotesi di mercinomio sessuale. Agli atti è emersa che l’indagata e Petrini avevano una rapporto stabile, confermato da entrambi, relazione che si preoccupavano di nascondere, perché il magistrato era sposato, tant’è che,nelle intercettazioni, l’ex presidente della Corte di appello di Catanzaro dice alla Tassone che se ci fossero state delle indagini, lei avrebbe dovuto dire che era in contatto con lui, in quanto suo difensore di fiducia, proprio perchè non venisse scoperta la loro storia.
“Le altre ipotesi di accusa crollate”
Non hanno retto davanti agli Ermellini, nemmeno le ipotesi corruttive individuate dalla Dda di Salerno, di averla favorita bocciando la richiesta del sostituto procuratore generale di utilizzare i verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso nei confronti dei Soriano nel processo Ragno, il cui collegio difensivo era composto anche dalla Tassone o che Petrini aveva promesso all’ex amante di aiutarla nell’organizzare la difesa di Giuseppe Gualtieri, imputato per duplice omicidio. “Il collegio della cautela- scrive la Cassazione- si è soffermato puntualmente sul fatto che nel primo caso la Tassone pur facendo parte del collegio difensivo non si era opposta all’acquisizione dei verbali e comunque erano stati acquisiti verbali di interrogatorio di altri pentiti. Quanto, poi, alla promessa di aiuto nel procedimento a carico di Gualtieri, si è sottolineato che non appariva chiaro quale genere di aiuto Petrini intendesse offrire alla Tassone, aiuto peraltro non richiesto. Il Collegio della cautela ha, correttamente, ritenuto che in nessuno di questi casi potessero esservi comportamenti rientranti nell’alveo di atti giudiziari”, che avrebbero potuto giustificare la corruzione.
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