La Cassazione si pronuncia sull’arresto del geometra ritenuto al servizio del clan Mancuso

Il geometra ex consigliere comunale è accusato di aver indotto un imprenditore a corrispondere denaro alla ‘ndrina dei Mancuso

La Sesta Sezione della Corte di Cassazione, ieri all’esito della camera di consiglio in accoglimento del ricorso proposto dall’avvocato Giovanni Vecchio e dal codifensore Sandro D’Agostino, ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva applicato la misura custodiale nei confronti del geometra Pasquale Scordo. L’uomo è ritenuto un professionista a servizio delle cosche, tant’è che viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, in particolare “per essersi proposto come intermediario tra l’imprenditore Domenico De Lorenzo – evidenzia il gip – e la ‘ndrina dei Mancuso, inducendo il primo a corrispondere denaro in favore della consorteria criminale ed ottenendo dagli esponenti di quest’ultima agevolazioni consistenti nella prelazione sull’attività di intermediazione”.

Tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose

Tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose

L’annullamento riguarda anche il reato di tentata estorsione, aggravata dalle modalità mafiose, viene quindi contestato a Pasquale Scordo in concorso con Gaetano Muscia, 59 anni, di Tropea, e i fratelli Antonio e Domenico Mancuso, di 40 e 48 anni, entrambi figli del boss Giuseppe Mancuso (classe 1949) alias ‘Mbrogghja. L’annullamento ha, quindi, riguardato anche la posizione di Gaetano Muscia, il cui ricorso è stato giudicato nella stessa udienza, che è difeso sempre dall’avvocato Giovanni Vecchio e dall’avvocato Francesco Muscia. 

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