La Commissione Antimafia arriva a Vibo tra imbarazzi e politici che tremano

di Mimmo Famularo – La Commissione parlamentare Antimafia a Vibo Valentia. Il presidente Nicola Morra lo aveva preannunciato lo scorso 29 settembre al culmine delle audizioni tenute alla Prefettura di Catanzaro. Ora ci sono anche le date: lunedì 19 e martedì 20 ottobre. Saranno questi i due i giorni dedicati al territorio vibonese e alle sue complesse dinamiche, già emerse nella sua gravità con le tre maxi inchieste condotte nell’ultimo anno dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro: “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani, “Rinascita Scott” contro l’intera struttura di ‘ndrangheta del Vibonese e “Imponimento” contro gli Anello di Filadelfia. In ognuna di queste inchieste è venuto fuori l’allarmante grado di collusione dei cosiddetti “colletti bianchi” e le infiltrazioni delle cosche nel tessuto economico e negli enti locali. Un’area grigia formata da politici, imprenditori e professionisti a braccetto con i principali boss della malavita di Vibo e provincia. Intrecci svelati da un nutrito gruppo di collaboratori di giustizia che sembra destinato ad aumentare con lo sviluppo di altre inchieste che arriveranno nei prossimi mesi e dei processi che nel frattempo vanno avanti.

Sopralluogo nel “feudo” dei Mancuso

Sopralluogo nel “feudo” dei Mancuso

Il programma della “due giorni” vibonese non è ancora ufficiale come non è ancora noto l’elenco delle persone chiamate ad essere ascoltate dalla Commissione parlamentare Antimafia. Di sicuro ci sarà una sopralluogo a Limbadi, il feudo del Mancuso e l’epicentro della ‘ndrangheta vibonese. Probabilmente verranno sentiti il prefetto Francesco Zito, i vertici della Forze dell’Ordine, i vari rappresentanti della Pubblica Amministrazione, forse nuovamente il procuratore di Vibo Camillo Falvo che nel corso dell’audizione tenuta a Catanzaro lo scorso 29 settembre aveva lanciato l’allarme sulla carenza di giudici in Tribunale.

L’imbarazzo di Mangialavori

Una visita per molti versi “imbarazzante” quella in provincia di Vibo della Commissione parlamentare antimafia. Se da una parte è un ulteriore segnale di vicinanza da parte dello Stato, dall’altra non passa inosservato il coinvolgimento – diretto o indiretto – di diversi consiglieri comunali di Vibo Valentia in ognuna delle tre principali inchieste antimafia portate avanti in epoche diverse da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. L’ultima, in ordine cronologico, è quella contro gli Anello di Filadelfia che ha portato, tra gli altri, all’arresto dell’ex consigliere comunale Francescantonio Tedesco, attualmente ancora in carcere e ritenuto  dalla Dda vicino alla cosca Anello. Tra le pagine dell’inchiesta denominata “Imponimento” si fa più volte riferimento alla figura del senatore Giuseppe Mangialavori, esponente di punta di Forza Italia nel Vibonese, sponsor principale del sindaco Maria Limardo ma, soprattutto, componente della Commissione parlamentare antimafia. L’indagine condotta sul campo dalla Finanza fa luce su una serie di vicende che ruotano intorno alle Politiche del 2018. Nel decreto di fermo gli inquirenti scrivono che “da alcune emergenze si ipotizzava che il candidato al Senato della Repubblica Giuseppe Mangialavori per le elezioni del 4 marzo 2018 attraverso l’architetto Francescantonio Tedesco avesse ottenuto l’appoggio di Rocco Anello”. Il parlamentare vibonese non è indagato ma fa riflettere un altro particolare che spunta tra le pagine dell’inchiesta laddove si sottolinea che la figlia di Tommaso Anello dal 2018 è stata dipendente della Salus, il laboratorio di analisi cliniche con sede a Vibo appartenente alla famiglia di Mangialavori.

Intrecci tra politica e ‘ndrangheta

Altra figura “attenzionata” è quella di Vito Pitaro, il consigliere regionale eletto nella lista “Santelli presidente” e principale alleato proprio di Giuseppe Mangialavori nella scalata a palazzo “Luigi Razza” nel cui Consiglio comunale sono maggioranza nella maggioranza. Anche lui non è indagato ma il suo nome (come quello di alcuni consiglieri comunali di Vibo) è comparso più volte nelle inchieste “Rinascita Scott” e “Rimpiazzo”. Hanno fatto scalpore, in particolare, le intercettazioni con Rosario Fiorillo, alias “Pulcino”, ritenuto dagli inquirenti al vertice del gruppo dei Piscopisani e descritto da alcuni collaboratori di giustizia come un killer sanguinario. Intrecci tra politica e ‘ndrangheta che promettono altri clamorosi sviluppi nei prossimi mesi ma che, nel frattempo, andranno a caratterizzare la “due giorni” vibonese della Commissione Antimafia.

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