di Damiana Riverso – “Non basta avere il cancro e soffrire ogni giorno, con la tua vita appesa a un filo. Non basta questo. Ho dovuto subire una terribile umiliazione, da chi dovrebbe prendersi cura dei pazienti”. Ha la voce rotta dal pianto, la signora Katia Bozhinova che, nonostante la sofferenza, ha voluto raccontarci la sua storia.
“Le mie ricette in una scatola”
“Le mie ricette in una scatola”
Katia ha 56 anni, origini bulgare, ma vive a Catanzaro da oltre 15 anni, ha un tumore al seno per il quale è in cura al Ciaccio dove si trova benissimo: “Sono meravigliosi in reparto, mi vogliono tutti bene e devo ringraziarli per la forza che mi danno per affrontare la malattia”. Il 25 marzo scorso la salute di Katia subisce un altro brutto colpo e deve andare a Firenze, dove all’ospedale Careggi viene operata per un aneurisma cerebrale e da dove torna con una serie di cure da continuare a casa. Da qui inizia un nuovo calvario: “Mi sono recata dal mio medico curante – racconta Katia – per farmi prescrivere tutte le medicine di cui avevo bisogno e per consegnargli la cartella clinica post operatoria, ma non mi ha voluta ricevere perché ha detto che aveva paura del Covid”. Katia non ha il coronavirus, a Firenze ha fatto il tampone per subire la sua difficile operazione. “Mi ha fatto aspettare, mentre gli altri pazienti venivano tranquillamente ricevuti perché italiani. Dico questo perché ho sempre sentito verso di me una forma di razzismo e con me non c’è mai stata empatia, gentilezza. Quel giorno è stato per me davvero umiliante, mi sono sentita abbandonata. Non sono stata ricevuta, mi ha fatto aspettare in strada e ho ricevuto le prescrizioni in una scatola di cartone, appesa a un filo e calata dalla finestra con tutta la gente che mi guardava. Non è giusto”.
“Senza medico e senza esenzione”
Ma la storia di Katia non finisce qui. Recandosi in farmacia per prendere le medicine scopre di non avere più l’esenzione ticket, vista la patologia: è stata cancellata dalla lista del suo medico. “Non sapevo cosa fare, mi sono ritrovata senza medico e senza esenzione e ho dovuto comprare le medicine”. Katia non si capacita come si possa essere trattati così da chi invece dovrebbe prendersi cura della tua salute e sostenerti anche psicologicamente. “Ho provato a denunciare il fatto alla Prefettura ma non mi hanno ricevuto, all’Ordine dei medici ma non ho mai ricevuto risposta. Oggi ho scelto un nuovo medico, spero che sia una persona sensibile. Un nuovo inizio”.
La storia di Katia ha dell’incredibile. Un medico, il proprio medico, non può rifiutare di ricevere un paziente affetto da tante patologie, sofferente, solo perché straniero. Non è professionale e non è umano.