Imperium

La guerra del pesce nel Vibonese e la concorrenza sbaragliata dall’imprenditore del boss Mancuso

Lo spessore criminale di Megna tracciato dagli inquirenti, la richiesta di danaro per foraggiare le casse della cosca nelle carte della Dda

Lo stretto legame instaurato nel tempo con il capo cosca Luigi Mancuso e con i suoi uomini più fidati, Pasquale Gallone e Gaetano Molino ha consentito ad Assunto  Megna di avere una sorta di monopolio sulla vendita di prodotti ittici, freschi e surgelati, sulle varie strutture ricettive di Nicotera Marina e di  inserirsi a pieno regime nel tessuto economico del comprensorio. E’ quanto emerge dalle carte dell’operazione della Dda di Catanzaro “Imperium” che ha portato ad un decreto di fermo nei confronti di 4 persone, a 18 perquisiti per un totale di 48 indagati, nell’ambito di un’inchiesta che svela l’altro volto del clan Mancuso, quello orientato al controllo di tutte le attività economiche redditizie del Vibonese (LEGGI)

L’uomo del Supremo che sbaraglia la concorrenza

L’uomo del Supremo che sbaraglia la concorrenza

Già nel 2017, Megna, in uno degli incontri avuti con il boss Luigi Mancuso, detto il Supremo,  manifestava la volontà di sbaragliare la concorrenza locale, puntando i riflettori sul suo diretto concorrente e acerrimo nemico Antonio Tomeo, 55 anni, detto Lello, amministratore della società Tomeomare News S.r.l. , coinvolto nella maxi operazione Rinascita-Scott, sfruttando il proprio ruolo di co- amministratore della società, latore d’imbasciate per conto del clan di Limbadi. Il risentimento di Megna nei confronti di Tomeo era così forte da arrivare a pensare ad eventuali azioni di forza, che il boss Luigi Mancuso voleva evitare, facendosi carico di dirimere la controversia tra i due imprenditori, riconoscendo ed attribuendo a Megna l’esclusiva sulle forniture di prodotti ittici per le strutture ricettive sul comprensorio di Nicotera Marina. 

L’intermediazione di Megna per risolvere i problemi

Lo spessore criminale di Megna viene ulteriormente delineato in una vicenda, verificatasi a cavallo dei mesi di settembre, ottobre 2018, quando gli viene dato l’incarico da Pantaleone Mancuso, alias l’Ingegnere, in quel periodo irreperibile, di acquisire informazioni e dettagli specifici su una compravendita di un immobile. “I continui rapporti tra Megna ed esponenti di spicco della cosca Mancuso evidenziano in pieno la sua rilevante caratura criminale” e per la Dda il rifletto pratico di questa affermazione appare evidente in un altro episodio  che ha coinvolto direttamente Giuseppe Fonti, proprietario di una società che gestiva il Villaggio Sayonara. Questi aveva interessato un elettricista di Nicotera Marina per alcuni lavori all’interno della struttura turistica e a fronte di un iniziale costo dei lavori preventivato tra le parti, l’elettricista avrebbe preteso dal committente un prezzo maggiorato, irritando Fonti. L’elettricista, oltre ad aver interessato persone di Cittanova per esercitare pressioni sulla famiglia Fonti, avrebbe anche proferito messaggi telefonici minacciosi, forte del suo spessore criminale. Situazione che ha indotto Fonti a chiedere l’intermediazione di Megna, visto come unico interlocutore cui rivolgersi per ottenere la risoluzione delle più svariate problematiche, specie di quelle che potevano coinvolgere dinamiche criminali.

La richiesta di 30mila euro per foraggiare le casse della cosca

Nel corso del tempo i rapporti tra i due si vanno intensificando  e grazie alla costante collaborazione di Francesco Rapisarda e di suo nipote Agatino Conti, Megna faceva giungere una specifica richiesta di 30mila euro a Fonti, camuffandola come risorsa necessaria per saldare alcuni suoi creditori. In realtà, si sottolinea nel provvedimento della Dda, le attività intercettive consentivano di comprendere come si trattasse di una richiesta finalizzata a foraggiare le casse della consorteria criminale. La richiesta di Megna, fatta pervenire tramite Agatino Conti durante una cena tenutasi ad inizio anno del 2019 è stata accolta da Fonti, che si è reso subito disponibile al pagamento “non potendo restare insensibile” alla volontà di Megna. Ma ci sono svariati elementi da cui si evince la forza di Megna, conferitagli dal clan di Limbadi. Prima dell’inizio della stagione estiva del 2018, forte del benestare rilasciatogli dal vertice della cosca, si presentava al Nicotera Beach Village, dove, incontrando l’economo preposto alla gestione delle forniture, esternava platealmente e senza alcuna remora la sua legittimazione, chiedendo che qualsiasi fornitura necessaria al villaggio, relativa a beni alimentari o ad altri generi, fosse gestita dalle sue società, così come imponeva le sue forniture nei confronti di un’altra importante struttura ricettiva, il Golf Club – Feudo Montalto, ubicato a Limbadi. 

Megna, anello di congiunzione con i vertici della cosca

E a prescindere dal regime di monopolio istituito per le forniture di prodotti ittici alle strutture ricettive ubicate a Nicotera Marina e della piena ed indiscussa gestione dell’Hotel Cliffs a Joppolo, la capacità di penetrazione imprenditoriale di Megna nel comprensorio registrava ulteriori frutti nel 2018 con la società Ittipesca srl a lui riconducibile, riavviando ed ampliando un preesistente punto vendita di prodotti ittici ubicato sul lungomare di Nicotera Marina, riportante l’insegna “Pescheria Peppi o’ Bau”, condotto dal cognato Francesco Federico Buccafusca, riconducibile al boss Pantaleone Mancuso, alias Scarpuni che aveva utilizzato questo esercizio commerciale, sino a marzo del 2013, come “base operativa”. Inoltre è emerso che, per l’estate 2018, la figlia di Megna attraverso la società Ittipesca srl conduceva e gestiva la struttura balneare “Lido La Lampara”, sul lungomare di Nicotera Marina. Per la Dda “Megna era il collettore, l’anello di congiunzione, tra il vertice della cosca e i soggetti terzi orbitanti comunque in ambienti criminali del territorio vibonese”. 

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