Guerra, inflazione ed effetti su famiglie calabresi, l’economista Silipo: “Ecco cosa rischiamo”

Intervista al professore Damiano Silipo, uno degli economisti calabresi più stimati e apprezzati nel panorama accademico internazionale

di Mimmo Famularo – Il caro carburante che sta mettendo in ginocchio gli autotrasportatori; le bollette di luce e gas che rischiano di mandare in default le imprese e in tilt le famiglie; i prezzi di pane e pasta in aumento. Non bastava l’inflazione al 5%, adesso anche la guerra in Ucraina rischia di travolgere i consumi degli italiani e a frenare la crescita economica dopo la depressione pandemica. L’Italia è uno dei paesi dell’Occidente che rischia di pagare un prezzo peggiore e quanto sta avvenendo potrebbe anche essere la punta di un iceberg. Ne abbiamo parlato con il professore Damiano Silipo, uno degli economisti calabresi più stimati e apprezzati nel panorama accademico internazionale, docente di Economia internazionale all’Unical di Cosenza.

– Dalle bollette pazze al caro carburante. Cosa rischia in concreto l’Italia dalla guerra in Ucraina e che tipo di scenario economico dobbiamo attenderci?

– Dalle bollette pazze al caro carburante. Cosa rischia in concreto l’Italia dalla guerra in Ucraina e che tipo di scenario economico dobbiamo attenderci?

“L’Italia rischia nell’immediato una riduzione di uno o due punti percentuali della crescita attesa che era del 5% . I motivi sono diversi e riguardano l’aumento del costo delle materie prime, del gas ma anche del grano che noi importiamo dall’Ucraina; la riduzione delle esportazioni verso la Russia e una riduzione della crescita a livello globale perché l’intera economica mondiale subirà un rallentamento che significa meno esportazioni per il nostro paese”.

– L’idea della Nato è quella di rispondere a Putin con sanzioni ma questo non rischia di far soffrire ulteriormente l’economia italiana dipendente dal gas russo più di altre in Europa. Cosa dovrebbe fare il Governo per scongiurare questo pericolo?

“Il fatto che la Nato debba rispondere con sanzioni mi pare che sia una cosa scontata perché è impensabile  una risposta militare salvo arrivare a una terza guerra mondiale. Le sanzioni sono un atto politico e le conseguenze economiche saranno pesanti per l’Italia perché la Russia risponderà con altrettante misure tagliando la fornitura di gas e la nostra è del 40%. Cosa può fare il governo? Il presidente Draghi parlava di riattivare le centrali a carbone ma non è la sola strada da seguire. Si potrebbe anche aumentare le forniture da altri paesi ma sarà necessario scongiurare che questa crisi porti a un’ulteriore escalation. arrivando alla ‘neutralizzazione’ dell’Ucraina come forma di pacificazione per bloccare le armi e prima che la guerra si espandi ad altre aree. Questo consentirebbe di riprendere gli scambi internazionali che sono un beneficio per tutti”.

-C’è a suo giudizio il rischio di un “lockdown” economico e come si possono difendere famiglie e imprese?

“Stavamo uscendo a fatica da una pandemia con conseguenze drammatiche e ora si aggiunge questa ulteriore crisi che non farà altro che aggravare la situazione. L’economia mondiale oggi è una fase di ripresa, questa guerra può ridurre gli scambi internazionali e quindi le previsioni di crescita. Non credo ci sarà un lockdown economico perché le famiglie e le imprese di difenderanno come hanno sempre fatto: riducendo i consumi quando il costo delle materie prime porta all’aumento dei prezzi e, quindi, tentanto in qualche modo di far quadrare i propri conti. Tutto ciò porterà però a un aumento della disoccupazione”.

-Quanto la guerra incide sull’aumento dei prezzi?

“Siamo già in una congiuntura di aumento dei prezzi dovuta a un aumento dei prezzi delle materie prime a seguito della pandemia e la guerra inciderà ulteriormente e sicuramente. Difficile capire quanto perché dipende da diverse varianti e diversi fattori: ,la durata della guerra, il tipo di sanzioni, la riduzione dello scambio tra paesi”.

-Ancor prima dello scoppio della guerra, il nuovo incubo delle famiglie dopo la pandemia era ed è l’inflazione, originata dall’aumento delle materie prime. Cosa c’è dietro?

“Prima dello scoppio della guerra era in atto un processo inflazionistico e ciò è dovuto a varie cause. Non solo l’aumento del costo delle materie prime. E’ avvenuto nel mondo un fenomeno che non si era mai visto prima. A seguito della pandemia contemporaneamente la produzione mondiale si è quasi fermata in tutti i paesi. C’è stato un forte calo della produzione e dell’occupazione conseguenza del lockdown praticato in molti paesi. Uno degli effetti della pandemia è stato dunque il calo della produzione nell’uso delle materie prime e quando poi, grazie ai vaccini, si è avuta una ripresa contemporanea in tutti i paesi. C’è stata un’esplosione della domanda globale di tutte le famiglie che avevano accumulato risparmi perché proprio non potevano spendere  e poi pure un’esplosione della domanda dovuta anche all’aumento di quella pubblica. I paesi sono intervenuti in maniera massiccia per sostenere le imprese e le famiglie durante la fase più acuta della pandemia. Credo quindi che dietro questo processo inflazionistico ci sia un fattore legato all’aumento dei costi delle materie prime e all’aumento della domanda cresciuta simultaneamente in tutti i paesi con un impatto ancora maggiore determinato dalla conseguente scarsità di materie prime”.

-Intanto l’inflazione galoppa e lievita il costo della spesa per le famiglie italiane. Andando avanti di questo passo i risparmi degli italiani saranno polverizzati dalla crescita esponenziale dei prezzi. C’è un vaccino per evitare tutto ciò?

“Sicuramente l’inflazione riduce il potere d’acquisto delle famiglie. Lo farà in modo importante anche in questo caso. Non si arriverà alla polverizzazione dei risparmi. Quando la produzione di estrazione delle materie prime si adeguerà alla domanda i prezzi tenderanno a ridursi. L’inflazione non credo sarà permanente e non continuerà a crescere all’infinito. Bisogna comunque intervenire con politiche economiche: controllando i prezzi delle materie prime, impedendo che questa scarsità di materie prime si rifletta in un aumento di profitti di materie prime a discapito di famiglie, imprese e consumatore. L’intervento del governo è importante e dovrebbe riguardare pure l’aumento degli investimenti per far crescere l’occupazione nel nostro paese e la diversificazione delle fonti energetiche del nostro paese. Sotto quest’ultimo aspetto abbiamo un occasione storica che è quella del Pnrr che potrebbe essere usato in modo rilevante per aumentare l’autonomia energetica dell’Italia. Non è stato fatto in passato e in questo caso i  governi che si sono succeduti hanno delle responsabilità. Ora più che mai questa guerra ci ha fatto capire quanto è importante avere un’indipendenza energetica. E’ il momento di spingere al massimo su fonti alternative di energie perché nel medio e nel lungo periodo l’italia non paghi più conseguenze di altre crisi internazionali che comunque potrebbero ripresentarsi nello scacchiere mondiali e anche vicino a casa nostra”.

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