La lezione di Gratteri e il riscatto di Vibo: tra libri, cultura e movida segnali di vera rinascita

Liberata dall’oppressione delle ‘nuove leve’ della ‘ndrangheta, la città sta vivendo un momento storico tra il risveglio delle coscienze e il ritrovato coraggio dell’iniziativa privata
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di Mimmo Famularo – Domenica 9 dicembre 2019, dieci giorni all’alba del maxi-blitz “Rinascita Scott”. A Vibo arriva Nicola Gratteri e da palazzo Gagliardi risuona forte un messaggio destinato a passare alla storia: “Occupate gli spazi che noi libereremo”. E’ l’anticipazione dello tsunami che si sarebbe abbattuto su una delle province più oppresse dalla ‘ndrangheta per liberarla da una cappa che ha resistito imperterrita sfruttando decenni di impunità.

La liberazione di Vibo

La liberazione di Vibo

Quel 19 dicembre 2019 è come il 25 aprile 1945 per Vibo Valentia. E’ festa di liberazione provinciale. C’era un prima dove tutto sembrava consentito e c’è adesso un dopo. Prima c’erano piccoli aspiranti boss tranquillamente a passeggio sul corso principale che terrorizzavano commercianti e imprenditori; donne di ‘ndrangheta osannate e incensate come fossero delle regine; c’era la paura e regnava il caos. Oggi c’è una Direzione distrettuale antimafia sempre più attenta alle dinamiche di questo territorio, c’è Gratteri a Catanzaro e un procuratore con la “P” maiuscola a Vibo (Falvo), ci sono degli investigatori di grande qualità da far paura a boss e gregari. Oggi, più di ieri, c’è lo Stato ed è più forte che mai. La puzza di ‘ndrangheta non è più nauseabonda e chi la sente sa che deve denunciarla perché quella montagna di merda può finalmente essere calpestata. Ci sono i collaboratori di giustizia sempre più numerosi e c’è quel muro di omertà che inizia a incrinarsi con il risveglio delle coscienze e quel ritrovato coraggio dell’iniziativa privata che prende forma.

La rinascita di una città

I segnali di ripresa sono chiari e tendono a far risplendere una delle città più belle della Calabria. Per capirlo non servono grandi analisi magari partorite nei salotti buoni ma basta andare per strada, farsi una passeggiata sul corso principale, guardare la gente negli occhi, parlare con commercianti e imprenditori. E’ sufficiente avere due occhi e osservare per annotare la riapertura di locali storici; la nascita di nuove attività commerciali; le saracinesche non più chiuse per crisi ma rialzate come segno di speranza; la movida che riempie di gioia e spensieratezza il centro storico, ripopola di giovani una città che sembrava destinata alla morte, la rivitalizza, invoglia a non scappare, a restare e a investire.

Il risveglio delle coscienze e l’assenza della politica

Vibo non è più ostaggio della ‘ndrangheta e le inchieste di Gratteri per chi questa città la conosce per davvero non rappresentano solo una semplice clava contro quei parassiti che vivono sul lavoro altrui, ma un deterrente pedagogico contro quell’area grigia che per anni ha tenuto sotto scacco il tessuto economico e sociale e che adesso trema. Ciò che prima era possibile, oggi non lo è più. La rinascita di Vibo, capitale del Libro, è nelle coscienze dei suoi cittadini, nelle sempre più innumerevoli iniziative culturali, nella sana competizione tra privati che sta illuminando il buio pesto del passato, nella tranquillità di commercianti e imprenditori pronti a seguire il consiglio di Nicola Gratteri e a investire in una città dove oggi la ‘ndrangheta è meno forte, lo Stato più presente. All’appello manca solo la politica, alle prese con i suoi vizi, le sue debolezze e la sua incapacità di interpretare il futuro e capire lo spartiacque del 19 dicembre 2019.

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