La madre di Nino Candido: “La memoria di mio figlio è stata infangata”

“Avrei potuto immaginare che la memoria di mio figlio Nino non ricevesse la meritata giustizia, ma mai mi sarei aspettata che qualcuno, dopo il dolore arrecatomi, la potesse infangare al punto da spezzarmi l’ultima parte di cuore che mi è rimasta. Chi ha diffuso questa notizia lo ha fatto con un intento ben preciso, tutto a vantaggio di coloro i quali, oggi imputati, cercano, ancora una volta, di trarre il massimo profitto dalle disgrazie altrui. Matteo, Marco e Nino non sono eroi e mai avrebbero voluto esserlo; erano semplici Vigili del Fuoco che, chiamati ad intervenire, hanno semplicemente svolto il loro lavoro”.  Sono le parole di Maria Stello Ielo, madre di Nino Candido, che ha risposto all’articolo pubblicato qualche giorno fa su “Il Piccolo”.

Nel mio cuore cerco giustizia

Nel mio cuore cerco giustizia

“Condivido – scrive la madre di Candido tramite i legali di famiglia Fabio Federico e Sergio Mazzù – il titolo dell’articolo del giornale “Il Piccolo”, “Gli eroi hanno perso il mantello”, perché quel mantello gli è stato brutalmente strappato con la pubblicazione di circostanze assolutamente ininfluenti ai fini processuali. Il tentativo di condizionare un processo in corso costituisce un insulto nei confronti della vita ormai persa dei Vigili Matteo, Marco e Nino e ancora di più l’ennesima offesa alla giustizia. L’unico dato sicuro e dimostrato, è che gli imputati hanno previsto e voluto ad ogni costo fare esplodere la seconda cascina alle ore 1.30 di quella maledetta mattina del 5.11.19, pur sapendo della presenza di quei giovani pompieri. Nulla di più. A me rimane solo il pensiero e la speranza che un giorno, da quei maledetti 1287 km che separano Alessandria da casa mia, torni mio figlio; purtroppo so che ciò non potrà mai più avvenire. Non voglio alcun centesimo da parte degli assassini di mio figlio, voglio e invoco, con le poche forze rimaste della mia anima perduta nel dolore, solo giustizia”.

La precisazioni degli avvocati

Gli avvocati Fabio Federico e Sergio Mazzù aggiungono inoltre: “Non abbiamo elementi per individuare chi ha diffuso tali informazioni, ma possiamo con grande serenità affermare che quanto riportato nell’articolo del 15/01/2021 dal quotidiano il Piccolo, nulla ha a che vedere con le responsabilità degli imputati i quali hanno deliberatamente accettato il rischio, al fine di frodare l’assicurazione e cagionare la morte dei vigili soccorritori. Ogni altra valutazione al riguardo, anche all’imprecisa notizia sulle condizioni tossicologiche dei pompieri intervenuti, vittime della strage, tra l’altro, non tiene conto dell’effettivo grado e tasso di determinazione delle sostanze presumibilmente assunte. Tenuto conto anche che l’intervento dei vigili del fuoco è stato compiuto come da regolamento e l’accesso presso la seconda cascina è avvenuto dopo aver utilizzato l’esplosimetro e che l’esplosione si è verificata per la predisposizione certa ed inequivoca del timer alle ore 1.30. Circostanza conosciuta agli imputati che deliberatamente e consapevoli della presenza dei pompieri intervenuti sul luogo del disastro, sceglievano di non comunicare nulla ai soccorritori, anzi, come provato dalle tempistiche della comunicazione della prima esplosione, avvenuta alle ore 1.02, attendevano appositamente, ritardando il loro intervento, che esplodesse la seconda cascina. Infatti è stato accertato che dalle 1.02 per giungere sul luogo dell’omicidio il Vincenti anziché impiegarci circa 20 venuti, percorreva il tragitto da casa sua alla cascina di Quargnento in oltre 32 minuti, guarda caso, giungendovi tre minuti dopo la seconda esplosione.”

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