Quattro condanne in abbreviato, tre patteggiamenti, un’assoluzione e un rinvio a giudizio per 9 imputati coinvolti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, nome in codice “L’Isola che non c’è”, condotta sul campo dalla Digos della Questura del capoluogo di regione e riguardante la creazione di un sistema in grado di costruire documenti e di accreditarsi utilizzando un’entità statuale creata ad hoc lo “Stato Teocratico Antartico di San Giorgio”, dotato di autonoma sovranità, per eludere il fisco e realizzare molteplici truffe. Hanno retto le ipotesi accusatorie della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri che nel corso della requisitoria ha parlato di un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla fabbricazione e possesso di documenti falsi validi espatrio e riciclaggio.
Le decisioni del gup
Le decisioni del gup
Il gup Gabriella Pede ha sentenziato nei confronti di Emanuele Frasca, di Squillace, difeso dall’avvocato Lorenza Piterà, 2 anni, 6 mesi , 20 giorni di reclusione, dichiarando la revoca della misura cautelare agli arresti domiciliari in atto; Christian Lacalandra, di Lucca, 8 mesi di reclusione; Claudio Martino, di Roma, 10 mesi di reclusione e Rocco Viva, di Ruffano (Lecce), 8 mesi di reclusione. Tutti e quattro giudicati con rito abbreviato. Hanno invece patteggiato la pena Aldo Piattelli, di Roma, condannato a un anno e sei mesi di reclusione; Manuel Casara di Viterbo, nove mesi e 10 giorni di reclusione; Giuliano Sartoron, alias “Giuliano Medici”, di Borgoricco (Padova), un anno e dieci mesi di reclusione. Assolta Anna Maria Mazzaglia, 70 anni di Rometta (Messina), mentre Philip Chircop, 71 anni di Malta, la cui posizione era stata precedente stralciata, ha optato per l’ordinaria udienza preliminare ed è stato rinviato a giudizio, così come erano già stati mandati a processo Fabrizio Barberio, 51 anni di Catanzaro; Damiano Bonventre, 72 anni di Alcamo; Domenico Bruno, detto Mimmo, 69 anni di Tiriolo; Luigi Tommaso Ciambrone, 60 anni di Catanzaro; Lorella Cofone, 60 anni di Montalto Uffugo; Silvio Deni, 66 anni di Cosenza; Enrico Gambini, 57 anni di Teramo; Liliya Koshuba, 67 anni di Alcamo; Federico Lombardi, 66 anni di Pineto; Luigi Achille Martucci, 53 anni di Garbagnate Milanese; Roberto Petrella, 76 anni di Teramo; Nicola Pistoia, 64 anni di Catanzaro; Roberto Santi 64 anni di Roma e Carmina Talarico, 60 anni di Cropani. E per loro è in corso il processo dibattimentale.
Le vittime finite nella rete dell’associazione
Sarebbero state 700 le vittime della presunta organizzazione attirate in una trappola con una cittadinanza priva di alcun valore legale (LEGGI QUI). Secondo gli inquirenti, le persone truffate in cambio della promessa di tasse al 5% e varie agevolazioni fittizie avrebbero pagato somme di denaro (tra i 200 e i mille euro) che sarebbero finite in parte nelle tasche dei promotori della presunta associazione. Si parla di oltre 400mila euro che per l’accusa sarebbero poi stati al centro di un’operazione di riciclaggio attraverso un conto estero in territorio maltese, dove ci sarebbe una rappresentanza del sedicente Stato antartico con “sedi territoriali” ubicate a Catanzaro, Alcamo (in Sicilia) e Teramo (in Abruzzo).
“L’isola che non c’è”
Lo Stato Antartico è stato descritto nelle carte dell’ordinanza del gip: “come un apparato organizzativo apparentemente simile, per forma e struttura, a quella degli Stati sovrani, caratterizzato da presunte istituzioni governative e simboli ufficiali, l’emissione, in apparenza, di strumenti nazionali formali come francobolli, passaporti, titoli di studio, documenti di identità, partite Iva, onorificenze, titoli nobiliari, la pretesa di esercitare prerogative sovrane riservate esclusivamente alle nazioni autonome riconosciute a livello internazionale, quali ‘immunita’ diplomatica, l’extra-territorialita’, il potere di assoggettamento a tassazione”. Secondo le ipotesi accusatorie gli imputati erano convinti di aver dato vita, o quantomeno di star tentando di avviare effettivamente uno Stato autonomo e “hanno falsamente prospettato, in cambio dell’acquisto della cittadinanza da parte degli interessati, la possibilità di poter conseguire diversi benefici in realtà in alcun modo ottenibili, tra cui: una tassazione agevolata con imposta al 5% con contestuale esonero dall’imposizione in Italia; la possibile esenzione dall’Iva per gli acquisti effettuati dalle imprese aderenti; iscrizione al Pra di diversi autoveicoli a carico dello stato di San Giorgio, per evitare azioni esecutive; la possibilità di creare criptovaluta utilizzando lo stato di San Giorgio; la possibilità di ottenere titoli di studio e abilitazioni per poter esercitare determinate professioni in Italia. Ed è evidente come nessuno dei benefici economici o giuridici promessi agli ignari aderenti – potesse davvero essere conseguito attraverso l’adesione allo pseudo-stato sangiorgese”
Il collegio difensivo
Oltre all’avvocato Lorenza Piterà, sono impegnati nel processo, tra gli altri, i legali Dario Gareri, Anselmo Mancuso, Giampaolo Catricalà, Felice Foresta, Daniela Fregola, Maurizio Nucci, Lorenza Piterà, Giorgio Misasi, Cataldo Mariano, Gianluca De Vito, Raffaele Condemi, Tommaso Navarra, Roberto Savarese, Alessandro Sforza, Mary Aiello. C’è solo una parte civile costituta ed è rappresentata dall’avvocato Alessio Spadafora.