Si espande in maniera vertiginosa la vocazione affaristica della ‘ndrangheta con tutta la sua forza corruttiva, tale da renderla una spregiudicata holding economico-finanziaria come risulta dal dettagliato report della Commissione parlamentare antimafia che ha reso pubblici i resoconti sulle audizioni che si sono tenuti tra il 2020 e il 2021 in Calabria, territorio dove le organizzazioni criminali, disponibili e pronte a “offrirsi” per soddisfare le esigenze delle classi meno abbienti, sostituendosi alle istituzioni, trovano terreno fertile.
Le mani della ‘ndrangheta su edilizia, ristorazione e sanità
Le mani della ‘ndrangheta su edilizia, ristorazione e sanità
La ‘ndrangheta si è evoluta, infiltrandosi in ambiti diversi da quelli tradizionali dell’edilizia e del movimento terra, contaminando la ristorazione, i trasporti, il settore alberghiero, la sanità. L’abilità della ‘ndrangheta nell’insinuarsi e governare l’economia calabrese si rivela proprio in questo settore dove ha dimostrato di sapere utilizzare tutti gli strumenti normativi per mimetizzare la sua presenza e le attività illecite, ricorrendo alla zona grigia, alle professionalità su cui può contare. La ‘ndrangheta è fortemente interessata all’assegnazione di appalti pubblici nel comparto sanitario, un dato già emerso nel biennio 2014-2015 quando l’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas), aveva lanciato l’allarme nelle strane vicende che avevano interessato l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro il cui organo di direzione generale è stato sciolto il 13 settembre 2019. L’indagine Quinta Bolgia, all’epoca dei fatti, aveva messo in luce “un vero e proprio regime di monopolio nella gestione del servizio delle autoambulanze in capo a due gruppi imprenditoriali, entrambi riconducibili alla medesima matrice criminale della cosca Iannazzo-Cannizzaro, nonché il ricorso agli affidamenti diretti dei lavori e dei servizi pubblici, in totale assenza di procedure di gara, favorendo soggetti economici destinatari di interdittive antimafia”. La totale disattenzione all’imprescindibile strumento delle informazioni antimafia, era stata dimostrata dalla scelta dell’Ente di non sostituire l’unico funzionario abilitato all’accesso alla banca dati antimafia.
“L’incapacità e l’inefficienza dell’Asp di Catanzaro”
I componenti della Commissione di gestione straordinaria dell’azienda sanitaria, auditi nel corso della missione, avevano sottolineato il grave contesto socio- ambientale nel quale l’azienda sanitaria si trovava da tempo ad operare, un contesto caratterizzato da una radicata presenza della criminalità organizzata e nonostante la Commissione straordinaria, alla data dell’audizione, si fosse insediata ormai da oltre un anno e l’importante lavoro svolto, è risultato evidente “come si fosse ben lontani dal totale risanamento dell’azienda sanitaria calabrese, che è risultata ancora gravata da moltissimi problemi pratici e logistici, che ne ostacolano la piena efficienza, e, soprattutto, da carenze che continuano a determinare un grave disavanzo di bilancio”. La Commissione di gestione ha fornito i dati dell’anno 2019 rivelando la gravità della situazione debitoria, con una perdita complessiva di oltre 32 milioni di euro. In questo contesto l’aspetto più allarmante emerso dalla missione della Commissione parlamentare antimafia è “l’evidente incapacità ed inefficienza dell’Azienda sanitaria di Catanzaro di provvedere autonomamente al ristabilimento della legalità seppur in presenza di situazioni critiche, il tutto a dimostrazione di una ingiustificabile assenza di strumenti di autodifesa”.
Le infiltrazioni della ’ndrangheta nell’economica e i nuovi strumenti
Il Prefetto di Catanzaro ha analizzato i rapporti inviati dalle Forze di polizia e dal costante confronto con i componenti del Gruppo Interforze Antimafia sono emersi i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti e negli investimenti pubblici, nel mercato del lavoro e nell’esercizio delle attività produttive, così come è emerso un reticolo di rapporti nel fenomeno del trasferimento o della costituzione in altre province di società in cui risultano presenti destinatari di comunicazioni o informazioni antimafia a contenuto interdittivo o più spesso, loro parenti o dipendenti. Una ‘ndrangheta particolarmente invasiva e capace di espandere silenziosamente la sua influenza a livello nazionale, anche attraverso l’instaurazione di rapporti con quella parte apparentemente sana della società. La ‘ndrangheta conosce le leggi, sta imparando ad evitare le interdittive antimafie e in maniera sempre più evoluta e raffinata, ricorre a strumenti nuovi e sfuggenti per penetrare nell’economia legale, anche se la relazione sull’attività della Dia del 2° semestre 2019 consente di osservare come l’attività delle prefetture calabresi e quella catanzarese in particolare, sia estremamente consistente. Sono stati emessi 154 provvedimenti interdittivi in Calabria e ben 25 nella sola provincia di Catanzaro nel 2019, mentre, nel 2020 alla data della missione, la Prefettura di Catanzaro aveva già emesso 23 provvedimenti in materia. E se da un lato l’elevato numero di provvedimenti interdittivi dà la misura della risposta da parte delle istituzioni alla ‘ndrangheta, per un altro verso fornisce “l’indice chiaro e preoccupante di una pervasività ed infiltrazione della criminalità organizzata, da ritenersi certamente senza paragoni”.