di Antonio Battaglia – Un angelo piangente accarezza con la mano il volto di Cristo morto, gli altri tre intorno a Gesù con in mano i segni della passione. E’ la magia della “Naca”, la tradizionale processione del venerdì santo che si snoda tra le strade del centro storico di Catanzaro e ha come soggetto principale la culla nella quale è adagiato il corpo di Gesù posta davanti ad una grande croce illuminata. Un appuntamento irrinunciabile, ripresentato con puntuale cadenza annuale anche durante le due guerre mondiali, ma non solo. È costruzione di una identità stratificata nei secoli, tramandata nei nuclei familiari e condivisa dalla comunità cittadina. Tutti a percorrere un cammino di penitenza, come per inviare i propri peccati al Sepolcro in vista di una nuova rinascita.
A promuoverlo e organizzarlo in prima linea c’era fino a qualche tempo fa Enzo Rotella, agente della Polizia stradale morto prematuramente nello scorso mese di settembre in seguito a un grave incidente stradale. L’amico di tutti, un “gigante buono” che faceva parte con grande fede e impegno cristiano della Reale Arciconfraternita dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista. Anche quest’anno, le restrizioni anti-Covid sono riuscite a bloccare il rito religioso più caro ai catanzaresi, ma non del tutto. La “Naca” arriverà comunque nelle case dei fedeli, seppur virtualmente e senza la tipica atmosfera di profondo misticismo collettivo. Calabria 7 intende, infatti, far rivivere quei momenti con la trasmissione in streaming de “La Naca ai tempi del Covid nel ricordo del catanzarese Enzo Rotella”, un servizio video realizzato in collaborazione con la società cooperativa Life Communication. Domenico Gareri conduce gli spettatori in un viaggio suggestivo ed entusiasmante, tra le emozionanti immagini delle passate edizioni e la voce del compianto Enzo Rotella.
A promuoverlo e organizzarlo in prima linea c’era fino a qualche tempo fa Enzo Rotella, agente della Polizia stradale morto prematuramente nello scorso mese di settembre in seguito a un grave incidente stradale. L’amico di tutti, un “gigante buono” che faceva parte con grande fede e impegno cristiano della Reale Arciconfraternita dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista. Anche quest’anno, le restrizioni anti-Covid sono riuscite a bloccare il rito religioso più caro ai catanzaresi, ma non del tutto. La “Naca” arriverà comunque nelle case dei fedeli, seppur virtualmente e senza la tipica atmosfera di profondo misticismo collettivo. Calabria 7 intende, infatti, far rivivere quei momenti con la trasmissione in streaming de “La Naca ai tempi del Covid nel ricordo del catanzarese Enzo Rotella”, un servizio video realizzato in collaborazione con la società cooperativa Life Communication. Domenico Gareri conduce gli spettatori in un viaggio suggestivo ed entusiasmante, tra le emozionanti immagini delle passate edizioni e la voce del compianto Enzo Rotella.
Il significato della processione
“La Naca ha avuto molte rivisitazioni che ne hanno fatto perdere il senso originario di processione penitenziale – diceva in un’intervista realizzata nel 2015 – Bisogna tramandare la tradizione con il suo significato autentico, che implica la consapevolezza del bisogno di chiedere perdono dei propri peccati davanti a Cristo Croficisso, dalle cui piaghe siamo stati guariti. A partire dal 1972, a esempio, sono stati introdotti da Pasquale Lamanna gli abiti da soldato romano per incentivare le persone ad una maggiore partecipazione, visto che si registrava a quei tempi una scarsa affluenza.” Da qui, Enzo passa a spiegare il significato dei principali accessori: “La nostra croce è di colore rosso e ha i simboli eucaristici proprio come la “mozzetta”. Bisogna ricordare il cingolo legato ai fianchi della veste, a cui nei tempi antichi venivano attaccati ossicini di pollo o pezzetti di ferro per potersi flagellare o battere. L’usanza del cappuccio sulla testa dei confratelli, invece, è stata ripresa nel 2016 e stava a rappresentare la preghiera da loro effettuata nel nascondimento”.
In questo 2021 non sentiremo echeggiare il crepitante suono della ‘troccola’, strumento liturgico sacro del Venerdì Santo: “Ho voluto riprendere il suo utilizzo nel 2013, mi riporta ad archetipi passati – affermava Enzo – Il suo suono mi fa ritornare bambino, perché d’altronde bisogna diventare bambini per andare in cielo”. Essenziale è il significato della croce: “Al centro c’è il monogramma di Cristo, mentre in trasparenza si notano i simboli della passione. Mi sono ispirato alle croci reliquiarie per scegliere il colore argento”. Enzo era orgoglioso della statua della Madonna dell’Addolorata che accompagna la processione, rappresentata col cuore trafitto da sette spade: “Durante il restauro eseguito negli anni ’70, l’artigiano ha trovato la firma di Stanislao Chiriaco e l’anno di esecuzione 1459. Si tratta della statua dell’Addolorata più antica della città di Catanzaro”.
Il dono di Enzo
Tutti speravano di poter rivivere la solenne atmosfera di raccoglimento e di preghiera, ma anche questa volta sono stati costretti a rinunciarvi. Una grave privazione per la spiritualità della città di Catanzaro e della sua comunità di cittadini e fedeli, specie in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Anche la Settimana Santa diventa dunque occasione per manifestare nel migliore dei modi il senso di responsabilità individuale e collettiva, rinunciando a qualcosa di particolarmente sentito, ma in una prospettiva di ripresa, speranza e impegno solidale. “Enzo ci ha lasciato l’amore verso la fede – dice Gareri in conclusione del servizio – che, oggi più che mai, può fungere da faro e strumento di rinascita per tutti noi”.