La ‘ndrangheta al Nord, le cosche padrone della provincia di Varese

Di Carmen Mirarchi

Voti di ‘ndrangheta per far vincere un sindaco al Nord . È quanto emerge nell’ultima operazione antimafia della procura di Milano. In  provincia di Varese i clan si “compravano” con i voti i posti in giunta. Addirittura le cosche infiltrate in giunta si lamentavano con il sindaco per le iniziative sulla legalità che esplicitamente non si sentivano di sostenere.

Voti di ‘ndrangheta per far vincere un sindaco al Nord . È quanto emerge nell’ultima operazione antimafia della procura di Milano. In  provincia di Varese i clan si “compravano” con i voti i posti in giunta. Addirittura le cosche infiltrate in giunta si lamentavano con il sindaco per le iniziative sulla legalità che esplicitamente non si sentivano di sostenere.

L ‘ affare riguardava i parcheggi dell’aeroporto di Malpensa e non solo. L’ex sindaco di Lonate racconta: “Vi sono diverse famiglie originarie di Cirò Marina, che esercitano un controllo sul territorio. Mi hanno appoggiato nella campagna elettorale. In cambio volevano la figlia assessore” “Intermediario tra il mondo politico ed alcuni esponenti di spicco della cosca mafiosa”  dichiara il gip su Misiano, il consigliere di Fdi arrestato.

Ed emerge anche il tentativo di pestaggio per il candidato sindaco antimafia. “Negli ultimi dieci anni, nonostante le indagini e gli arresti, non è cambiato nulla. Le cosche sono ancora padrone del territorio“ dice Alessandra Dolci, procuratore aggiunto del capoluogo lombardo che ha coordinato l’inchiesta sui clan a Lonate Pozzolo e Ferno. Si tratta di due piccoli centri in provincia di Varese praticamente attaccati allo scalo di Malpensa, che si troverebbero in una gravissima situazione.

Ed è così che emerge, secondo il gip, l’evidenza di voti in cambio di posti in giunta”.

La ‘ ndrangheta sarebbe in grado attraverso le giunte dei due paesini del Nord Italia di “barattare voti con nomine di pareggi per cariche amministrative di rilievo )” si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari di Milano. Una ricostruzione, quella degli investigatori, che si basa anche su un testimone eccellente: Danilo Rivolta, ex sindaco di Lonate Pozzolo di Forza Italia. Arrestato nel maggio del 2017 con l’accusa di corruzione,

Nel luglio del 2017 Rivolta aveva messo in luce la storia della ‘ ndrangheta che fa politica nella provincia di Varese. A settembre l ‘ ex sindaco ha patteggiato quattro anni di carcere nel settembre del 2017. “A Lonate Pozzolo vi sono diverse famiglie originarie di Cirò Marina, che esercitano un controllo sul territorio. Hanno tutte delle imprese edili ed artigiane. Le attività regolari riguardano per lo pitì il settore edilizio. Ho appreso tali notizie da Franco De Novara. Nella giunta in cui io ricoprivo la carica di assessore all’Urbanistica, vi era la sorella di De Novara Franco (a sua volta cognata di Alfonso Murano, ucciso nel 2006 ndr).

Nel 2009, questi pretese l’assunzione della sorella alla Saap. Venne assunta e, di seguito abbiamo agevolato la sua assunzione alla fondazione musicale Puccini di Gallarate. Premetto che sua figlia Francesca è l’attuale assessore alla cultura, sport e tempo libero”. Ha raccontato l ‘ ex sindaco .“I calabresi mi dissero che mi avrebbero appoggiato”.

La ‘ndrangheta a quanto pare da tempo faceva politico nella zona di Varese. Poi, nel 2014, l ‘ organizzazione criminale ha deciso di puntare su Rivolta. “Nel febbraio, marzo 2014, Peppino Falvo (il coordinatore dei Cristiano-popolari ndr) venne da me e mi disse che i De Novara mi avrebbero appoggiato nella campagna elettorale. Franco De Novara in cambio voleva che la figlia Francesca venisse nominata assessore. Loro, nel frattempo, avrebbero provveduto a farmi prendere dei voti. Francesca De Novara ha preso 300 voti. La mia lista è stata supportata anche da Cataldo Casoppero. Dopo la mia elezione ho effettivamente nominato la figlia di De Novara assessore alla cultura”, racconta l’ex sindaco davanti ai PM di Busto Arsizio.

Redazione Calabria 7

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