di Gabriella Passariello- Un’associazione criminale dedita ad una serie di furti, dove ognuno avrebbe avuto uno specifico ruolo nel prendere di mira sempre lo stesso deposito di una società specializzata nei servizi di spedizione, ubicata a Marcellinara, sottraendo barbecue, scarpe, televisori, pneumatici, gazebi, monopattini, affettatrici, computer elettrodomestici e cellulari. Tutta una serie di merce prelevata indebitamente a partire da febbraio 2021, con la complicità del magazziniere del deposito, che avrebbe garantito “ai suoi uomini” l’accesso assicurato per far piazza pulita all’interno del maxi magazzino. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Stefania Caldarelli ha chiuso l’inchiesta nei confronti di 8 indagati, cinque dei quali destinatari lo scorso mese di luglio di misure cautelari agli arresti domiciliari (LEGGI QUI), accusati a vario titolo di furto aggravato e ricettazione, misure notificate dai carabinieri del Nas di Catanzaro, in esecuzione di un’ordinanza vergata dal gip del Tribunale di Lamezia Terme Emma Sommi. In seguito il gip si è dichiarato incompetente, trasferendo gli atti al collega di Catanzaro che ha confermato l’ordinanza genetica. Nell’avviso di conclusione delle indagini non compare più il nome di Andrea Butera, 45 anni, di Lamezia, mentre si aggiunge quello di Roberto Tommaso Nero, 56 anni, residente a Lamezia Terme.
I nomi di tutti gli indagati
I nomi di tutti gli indagati
Il magazziniere Salvatore Melina, 46 anni, di Girifalco, i corrieri Liborio Cannata, 53 anni, residente a Catanzaro, Vincenzo Lauritano, 35 anni di Catanzaro, Daniele Francetosi, 27 anni, residente a Maida, Vincenzo Purcaro, 26 anni, di Catanzaro; Roberto Tommaso Nero, 56 anni, residente a Lamezia Terme, Antonio Carnì, 36 anni, di Lamezia e Leonardo Zaccone, 69 anni, di Borgia. Secondo le ipotesi accusatorie si tratta di furti aggravati non solo dall’abuso di prestazione d’opera, dato che alcuni indagati sono addetti al deposito da cui avrebbero sottratto la merce, ma dalla particolare destrezza dei sodali capaci di eludere l’attenzione dei titolari del deposito per sottrarre i colli. Dall’attività investigativa sarebbe emersa in alcuni casi anche l’utilizzo di mezzi fraudolenti con particolare riferimento alla tecnica del “falso reso”. La ricezione della merce da parte dei cessionari poi integra, a detta del giudice per le indagini preliminari, che ha confermato l’ordinanza genetica, il reato di ricettazione, “nella misura in cui costoro hanno acquistato merce provento dei delitti, consapevoli della loro provenienza”.
Il capo dell’organizzazione e il ruolo dei suoi uomini
Secondo le ipotesi accusatorie, Melina sarebbe stato il capo dell’associazione, colui che avrebbe organizzato il lavoro e approfittando del suo ruolo di magazziniere, avrebbe impartito le sue direttive ai corrieri Lauritano, Purcaro, Francetosi e Cannata, sia per quanto riguarda le attività di approvvigionamento della merce che per la successiva destinazione dei beni da dividere tra gli associati per essere poi ceduta a terzi o commercializzata. Questi ultimi, secondo quanto scritto nel provvedimento del gip, sarebbero stati alle strette dipendenze di Andrea Melina, con il preciso compito di sottrarre la merce dal deposito. Avrebbero abusato della loro attività di corrieri (all’interno del magazzino stesso) per il trasporto nel luogo di stoccaggio in un immobile nella disponibilità di Lauritano, commercializzando beni provento di furto e la spartizione dei ricavi con gli altri sodali. In riferimento ai reati in contestazione primo fra tutti quello associativo, ma anche i furti, il gip ha dichiarato la propria incompetenza territoriale in favore dei colleghi del Tribunale di Catanzaro “nel cui comprensorio rientra il territorio del Comune di Marcellinara e il suo hinterland”, luoghi in cui i fatti si sarebbero consumati.
Il collegio difensivo
Fin qui le ipotesi di accusa di fronte alle quali, gli indagati, assistiti dagli avvocati Nicola Tavano, Francesco Ansani, Vincenzo Gromo, Piero Mancuso, Fabrizio Maria Falvo, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dal pm, rilasciare dichiarazioni spontanee, depositare memorie difensive e compiere ogni atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che il magistrato proceda oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.