l'analisi

La “propaganda” di Occhiuto e il controcanto del Pd: giovani in fuga e metà dei calabresi a rischio povertà

L'analisi impietosa sullo stato di salute della regione: occupazione in calo e crescita zero. L'inverno demografico della Calabria non si arresta

Da una parte la “propaganda” di Roberto Occhiuto, dall’altra i numeri snocciolati dal Partito democratico. Al centro due analisi diverse e contrapposte sullo sviluppo della Calabria. Decisi passi in avanti per il centrodestra, un’involuzione preoccupante per l’opposizione. Agli annunci social del governatore, i dem rispondono con il più tradizionale degli strumenti di comunicazione: una conferenza stampa. Nella sede regionale del Pd a Lamezia Terme Raffaele Mammoliti e Mimmo Bevacqua citano numeri, statistiche e report che bocciano quattro anni di governo del centrodestra e due anni di amministrazione Occhiuto.

L’occupazione in calo

Il primo dato è quello dell’occupazione e il quadro – secondo i due consiglieri regionali – è già impietoso così: “Nel 2019 avevamo 539 mila occupati, dopo quattro anni ne abbiamo 529.000. Ci sono quindi 10mila occupati in meno dopo tutte queste annunciate riforme che sono state realizzate”. A questo dato se ne aggiunge un altro: quello del tasso di disoccupazione più alto d’Italia. Non una novità ma è preoccupante il dato dei cosiddetti Neet, ovvero i giovani che non lavorano e non studiano: “Sono tutti indicatori oggettivamente negativi e la battaglia che bisogna fare è l’utilizzo proficuo delle risorse”, chiosa Mammoliti che aggiunge: “Ci sono le condizioni secondo noi per procedure all’assunzione di almeno 10mila persone in Calabria”. C’è tuttavia un dato dell’Istat che invita all’ottimismo: il numero degli occupati nell’ultimo anno è aumentato dell’1,5%. Il confronto è con il 2021 ma i numeri dicono che si può e si deve fare molto di più perché la media è nettamente più bassa (un punto percentuale in meno) rispetto a quanto registrato nell’intero Meridione e in Italia.

L’inverno demografico della Calabria

E mentre il tasso di occupazione continua a rimanere tra i più bassi d’Europa, la Calabria deve fare i conti con un altro rischio concreto: la fuga dei calabresi dalla propria terra. Il rendiconto sociale dell’Inps dice che il 2022 è stato un altro anno drammatico: gli over 65 rappresentano il 24% della popolazione e il rapporto tra nascite e decessi resta negativo di quasi 10mila unità. La Calabria è sempre più vecchia e le previsioni future sono nefaste: l’inverno demografico è destinato a proseguire con un’ulteriore emorragia di giovani destinati a fare le valigie per emigrare altrove. Secondo l’analisi delle economie regionali del Centri Studi di Confcommercio, il Mezzogiorno nel 2023 crescerà quasi tre volte meno del Nord. In questo contesto, a fronte di una crescita del Pil Italiano stimato per l’anno in corso tra lo 0,7% e l’1,0 %, la Calabria segnerà, insieme alla Sardegna, una crescita pari a zero.

Il 40% dei calabresi a rischio povertà

Per Svimez tra le ragioni della “crescita zero” c’è la debolezza del sistema industriale dell’economia calabrese alla quale si aggiunge la povertà diffusa delle famiglie e la permanenza di redditi bassi insufficienti a sostenere la domanda interna di consumo. In una situazione del genere la Calabria resta saldamente tra le regioni più povere d’Europa. Lo dice Eurostat con dati riferiti al 2022: più di quattro calabresi su dieci oggi sono a rischio di povertà e di esclusione sociale. Economia in difficoltà, sanità in ginocchio. “I dati Gimbe dimostrano chiaramente che le liste di attesa e la mobilità passiva non sono diminuiti ma su questo fronte – sottolinea Mammoliti – vogliamo dare il beneficio ancora del tempo. E’ chiaro che, oggettivamente, questa condizione di miglioramento non si è avvertita come non si è avvertita su una serie di altri settori”.

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