“Questa meritata ‘zona rossa’ è dovuta non alla forza del virus, ma all’inerzia di chi avrebbe dovuto alzare gli argini per fronteggiare l’onda: Tutti sono parimenti colpevoli e responsabili”. Lo affermano, in una nota unitaria, le segreterie regionali della Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl della Calabria. Secondo i sindacati i motivi della “zona rossa” sono “ascrivibili non alla velocità di diffusione del contagio in Calabria quanto piuttosto al legittimo dilemma sulla capacità del sistema sanitario calabrese di riuscire a garantire un’adeguata risposta. Vista l’incapacità registrata fino a oggi di implementare i posti letto di terapia intensiva e sub intensiva, di allestire e predisporre specifici reparti Covid, di far funzionare le Usca, di sfruttare le opportunità (anche assunzionali) e utilizzare le risorse finanziarie offerte dai Decreti Cura Italia, Rilancio, Agosto”.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Calabria ricordano che “si erano assunti l’onere di presentare una compiuta e organica proposta di riorganizzazione di tutta la rete sanitaria territoriale e ospedaliera e dell’emergenza urgenza in occasione della proclamazione degli Stati generali della sanità calabrese del 9 maggio 2019. Una proposta apprezzata da tutti, compreso lo stesso commissario ad acta per il piano di rientro ma rimasta lettera morta. E non è servito a nulla neanche il forte pressing sindacale realizzato nella primavera scorsa, culminato nella manifestazione tenutasi alla Cittadella regionale lo scorso 8 luglio, per far comprendere sia al governo regionale sia alla struttura commissariale che bisognava sfruttare la tregua concessa dal virus durante la stagione estiva per preparare la sanità calabrese ad affrontare una prevedibile (stavolta si) recrudescenza del contagio da Covid 19. E i fondati timori erano stati rappresentati anche al ministro Speranza nel corso dell’ultimo incontro al Ministero della Salute”.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Calabria ricordano che “si erano assunti l’onere di presentare una compiuta e organica proposta di riorganizzazione di tutta la rete sanitaria territoriale e ospedaliera e dell’emergenza urgenza in occasione della proclamazione degli Stati generali della sanità calabrese del 9 maggio 2019. Una proposta apprezzata da tutti, compreso lo stesso commissario ad acta per il piano di rientro ma rimasta lettera morta. E non è servito a nulla neanche il forte pressing sindacale realizzato nella primavera scorsa, culminato nella manifestazione tenutasi alla Cittadella regionale lo scorso 8 luglio, per far comprendere sia al governo regionale sia alla struttura commissariale che bisognava sfruttare la tregua concessa dal virus durante la stagione estiva per preparare la sanità calabrese ad affrontare una prevedibile (stavolta si) recrudescenza del contagio da Covid 19. E i fondati timori erano stati rappresentati anche al ministro Speranza nel corso dell’ultimo incontro al Ministero della Salute”.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl aggiungono: “A causa di questa evidente mancanza di volontà di adempiere ai propri doveri istituzionali di una classe dirigente e politica, che adesso grida allo scandalo, i calabresi dovranno rispettare un nuovo lockdown (che avrebbero potuto evitarsi) con conseguenze devastanti. Ecco perché per questa meritata ‘zona rossa’ dovuta non alla forza del virus, ma all’inerzia di chi avrebbe dovuto alzare gli argini per fronteggiare l’onda che pur non avendo le dimensioni di uno tsunami in Calabria, procura l’asfissia del sistema sanitario fragile e claudicante le cui conseguenze investono lavoratori sanitari e cittadini. Tutti sono, pertanto, parimenti colpevoli e responsabili”.
La nota è sottoscritta da Alessandra Baldari per Fp Cgil, Luciana Giordano per Cisl Fp ed Elio Bartoletti per Uil Fpl.