Elevato indice di vecchiaia, basso tasso di popolazione giovanile, massiccia dispersione scolastica, migrazione intellettuale in altre aree del Paese dove sono maggiori le opportunità di lavoro. Il contesto economico a Catanzaro è caratterizzato da un tessuto produttivo poco dinamico e chiuso all’innovazione. Secondo lo studio Atlante, la densità imprenditoriale ogni 100 abitanti ha nella provincia di Catanzaro un valore molto basso, pari a 9 punti percentuali, tanto da collocarla alla 86esima posizione nella graduatoria nazionale. La rilevazione periodica dell’Inps, aggiornata a dicembre 2019, evidenzia inoltre come su una popolazione di meno di 400mila abitanti, il 17,52 % dei nuclei familiari percepisce il reddito di cittadinanza e il 19,67% beneficia della pensione di cittadinanza. E’ quanto emerge dalla relazione della Commissione parlamentare antimafia, che ha reso noti i dettagli delle audizioni espletate ad ottobre 2020 nel capoluogo di regione.
La Calabria, la regione dei dipendenti pubblici
La Calabria, la regione dei dipendenti pubblici
Secondo la Prefettura, la Pubblica Amministrazione rappresenta nell’economica catanzarese una realtà occupazionale di grande rilievo e sulla base dei dati offerti da uno studio realizzato ad agosto 2019, in Calabria ben 2 occupati su 5 lavorano come pubblici dipendenti: l’incidenza dell’impiego pubblico rispetto al lavoro privato si attesta al 21,4%, laddove il dato medio su base nazionale è del 14%. Dati che palesano le difficoltà di rinnovamento della macchina pubblica e di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, soprattutto per la pressante presenza della criminalità organizzata: nel corso della missione è emerso che nella provincia di Catanzaro ben 6 Comuni, e fra questi Lamezia Terme, versano in stato di predissesto e 12 sono quelli rispetto ai quali il dissesto è stato dichiarato. Nel corso delle audizioni il prefetto ha evidenziato le difficoltà riscontrate nel processo di integrazione della comunità Rom, storicamente presente nei Comuni di Catanzaro e Lamezia Terme, le cui precarie condizioni abitative, l’elevatissimo livello di disoccupazione e il diffuso analfabetismo alimentano fenomeni criminali, attraverso il coinvolgimento di donne e minori, come il traffico di sostanze stupefacenti, i furti di rame, di automezzi e le estorsioni.
Le alleanze dei rom con la ‘ndrangheta
Il dato più allarmante, rappresentato dal Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri alla Commissione, è la condizione di totale illegalità in cui vivono gran parte degli appartenenti alla comunità rom con possibilità di muoversi inosservati, agevolando i rapporti con la criminalità organizzata, rispetto alla quale sono stati all’inizio utile strumento di manovalanza per l’esecuzione di attività illecite, di recente si registrano costituzioni di alleanze, anche con forme di apparentamento nelle quali, in qualche caso, gli esponenti della comunità rom hanno addirittura assunto ruolo preminente rispetto a quello dei componenti dell’organizzazione mafiosa.
La mappa criminale a Catanzaro e provincia
La mappa criminale nella provincia catanzarese, distingue quattro aree, ciascuna caratterizzata dalla presenza di cosche che esercitano la loro influenza, evitando reciproche interferenze. Nel comprensorio lametino operano le famiglie dei Iannazzo, con i loro collegamenti nel Vibonese e in altre regioni quali il Veneto e l’Emilia Romagna, dei Giampà, attualmente indeboliti a causo dello stato di detenzione di molti affiliati, dei Cerra-Torcaso-Gualtieri, storica famiglia mafiosa già decimata dalla guerra di mafia che la vide contrapposta ai Giampà e ai Iannazzo, oggi fortemente ridimensionata dalle numerose operazioni della Dda. Nello stesso comprensorio lametino operano, alcuni gruppi minori, attivi soprattutto nei settori del movimento terra, del commercio di legname e della produzione di cippato. Costoro gestiscono le loro attività illecite con sufficiente autonomia, ma pur sempre sotto il controllo delle cosche dominanti: il riferimento è alle famiglie degli Scalise e dei Mezzatesta, coinvolti nel blitz antimafia Reventinum. L’alto jonio-presilano è dominato dalla cosca dei Trapasso di San Leonardo di Cutro, operativa nelle estorsioni, nell’usura, nel traffico di sostanze stupefacenti, nonché nel reinvestimento dei proventi illeciti, soprattutto nel settore delle strutture turistiche della costa; influente in questo comprensorio soprattutto nell’area presilana, anche la famiglia Arena. L’area territoriale del catanzarese in senso stretto vede l’ingerenza delle principali famiglie del Crotonese: gli Arena e i Grande Aracri di Cutro, che operano attraverso tre articolazioni locali di riferimento, radicate in altrettante zone del capoluogo: i Gaglianesi, il gruppo della frazione Lido, e quello degli zingari. Il comprensorio soveratese è dominato da compagini criminali che risultano strettamente collegate con cosche potenti della provincia di Reggio Calabria e con gruppi ben radicati in altre regioni d’Italia e all’estero, il riferimento è alla potente cosca Gallace, cui si riconducono cellule ‘ndranghetiste operanti nel Lazio, in Lombardia e in Germania, della cosca federata degli Iozzo-Chiefari , dei Procopio- Mongiardo-Sia.
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