operazione formosa

La ricostruzione dell’agguato (fallito) all’imprenditore Inzitari, il pentito: “Mi offrirono 20mila euro”

La sua unica colpa sarebbe stata quello di aver testimoniato contro le cosche di 'ndrangheta del Reggino: smascherati organizzatori e killer

L’operazione “Formosa” ha messo in luce le dinamiche inerenti l’agguato ai danni dell’imprenditore reggino Pasquale Inzitari, avvenuto a Corigliano-Rossano il 25 luglio del 2017, presso il centro· commerciale “I portali” di Corigliano Calabro, la cui unica colpa sarebbe stata quella di aver testimoniato contro le cosche del Reggino. L’imprenditore riuscì a cavarsela in quanto ebbe una reazione repentina una volta accortosi per caso fortuito della presenza dei due killer che lo· seguivano a bordo di un motociclo mentre era a bordo della sua auto. Era quindi riuscito distanziarli momentaneamente raggiungendo l’esercizio commerciale “Decathlon”, all’interno del quale aveva trovato riparo.

L’asso nella manica della Dda di Catanzaro

L’asso nella manica della Dda di Catanzaro

Le indagini della Dda di Catanzaro e dei carabinieri di Corigliano-Rossano avrebbero avuto una svolta decisiva il 14 dicembre 2021, quanto il sostituto procuratore antimafia Stefania Paparazzo, ritenendo necessari ulteriori approfondimenti investigativi, aveva chiesto la revoca della richiesta di archiviazione. Il motivo era presto detto. La Dda aveva un asso nella manica che si chiamava Gianenrico Formosa, collaboratore di giustizia che aveva rilasciato delle dichiarazioni sull’episodio presso la Procura di Brescia la quale aveva informato l’Ufficio guidato da Nicola Gratteri. Secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, Antonio Domenico Scarcella, 56 anni, di Melicucco e Francesco Candiloro, 44 anni, di Polistena, avrebbero programmato l’omicidio di Inzitari e offerto al pentito la somma di 20.000 euro affinché quest’ultimo accompagnasse il secondo nel corso dell’azione delittuosa. Giunti in Calabria, i due si sarebbero recati a Corigliano Rossano, ove li avrebbe atteso il vibonese Michelangelo Tripodi, 45 anni, con cui avrebbero effettuato un primo sopralluogo nel parcheggio di un centro commerciale ove insistevano i rivenditori Decathlon ed Expert, presso i quali Inzitari svolgeva attività lavorativa, in modo da definire precisamente le condizioni in cui avrebbero agito ai danni della vittima. Il giorno successivo, Candiloro e Formosa, a bordo di un’auto noleggiata Renault Captur, si sarebbero recati nuovamente a Corigliano Rossano, ove poco dopo sarebbe giunto Tripodi a bordo di un furgone bianco, al cui interno vi era uno scooter Tmax; mentre Formosa sarebbe rimasto a bordo dell’auto. A quel punto Tripodi e Candiloro si sarebbero allontanati per commettere l’agguato a bordo del motociclo che, successivamente, sarebbe stato nuovamente caricato sul furgone.

Il profilo del pentito Formosa

In questo procedimento penale risulta di fondamentale importanza il contributo dichiarativo reso dal collaboratore di giustizia Gianenrico Formosa “della cui credibilità soggettiva non si può dubitare in quanto le propalazioni risultano reiterate, coerenti e lineari, nonché avulse da intento calunniatorio”.
Il 30 novembre 2021, Formosa, detenuto in custodia cautelare, manifestava l’intenzione di collaborare con la giustizia e rendeva dichiarazioni dal tenore collaborativo. Tale percorso proseguiva con numerosi successivi interrogatori, nei quali rendeva ulteriori dichiarazioni, auto ed etero accusatorie, che “evidenziavano la sua progressiva maturazione di una scelta collaborativa piena e irreversibile”. Il rapporto di collaborazione con la giustizia proseguiva con diversi interrogatori, tenutisi tra i mesi di dicembre 2021 e maggio 2022, definitivamente cristallizzati nel verbale illustrativo del 26 maggio 2022.
Fornendo circostanziate informazioni riguardanti il proprio percorso criminale, aveva riferito di essere stato sottoposto ad una sorta di rito di affiliazione da parte di tre alti esponenti della ‘ndrangheta e della Sacra corona unita pugliese, durante un periodo di detenzione al carcere di San Vittore a Milano. Il rituale di affiliazione, sarebbe avvenuto nel 2004, con la partecipazione di Angelo Bianco, Vittorio Farao, Angelo Campanile e di un altro soggetto pugliese.

Gli organizzatori, gli esecutori materiali e… il palo

Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Scarcella, Tripodi e Candiloro sarebbero stati gli organizzatori dell’agguato, e gli ultimi due anche gli esecutori materiali, mentre di se stesso, il pentito ha detto di aver svolto il ruolo di palo ponendosi alla guida del mezzo noleggiato utilizzato per raggiungere
Corigliano e per poi allontarsi dopo l’agguato stesso. I soggetti indicati come autori del reato hanno compiuto proprio quei movimenti e quegli spostamenti da e per la Calabria e la Lombardia come illustrati e descritti da Formosa. Candiloro avrebbe acquistato gli indumenti, e avrebbe dato incarico ad un soggetto terzo di prendere a noleggio l’autovettura con cui recarsi a Corigliano; Tripodi ha effettuato vari sopralluoghi: “Basti pensare che nelle giornate antecedenti ha dimostrato di conoscere l’automobile modello suv di Inzitari ed i suoi spostamenti, sapendo che era solito adottare precauzioni e quindi ad esempio parcheggiare l’autovettura sul retro dell’esercizio commerciale proprio vicino alla porta del negozio, sapeva dove abitava la vittima, visto che nel ricercare l’automobile, i tre si sono spostati fino al suo residence. Durante i sopralluoghi Candiloro e Tripodi hanno valutato quale tragitto percorrere, in quale parte del parcheggio posizionarsi, hanno scelto di utilizzare uno scooter” e sempre gli stessi vengono inquadrati dagli investigatori quali “esecutori materiali del (tentato) agguato, essendo proprio loro che hanno atteso Inzitari all’uscita”. Proprio nel luogo dove sono rimasti in attesa, individuato in base al ritrovamento delle cartucce inesplose, sono stati rinvenuti ben sei mozziconi di sigaretta, ed è “plausibile pensare che siano proprio dei due uomini che sono rimasti in attesa dell’uscita del loro bersaglio”. (f.p.)

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