La “ripartenza” del Pd calabrese tra sconfitte, congressi e carriere

Entro Natale si completerà la fase congressuale e finirà il commissariamento. Il bilancio è di due elezioni regionali perse in due anni, i fautori verranno "premiati"?
Elly Schlein pd

I promotori, gli stessi che hanno accompagnato il Pd calabrese attraverso due sconfitte consecutive alle Regionali, la chiamano “ripartenza”. Le altre parole chiave sono “rinnovamento” e “territori”, ma ciò che maggiormente ora catalizza l’attenzione di protagonisti e comparse del centrosinistra regionale è in realtà il tesseramento. La fase congressuale del Pd si è aperta ufficialmente a fine ottobre con un comunicato stampa (leggi qui) e si concluderà il 17, 18 e 19 dicembre con “il voto degli iscritti”. Intanto lunedì pomeriggio alla Fondazione Terina di Lamezia si terrà l’assemblea regionale da cui dovrebbe emergere qualche indicazione sul futuro prossimo dei dem calabresi e magari sul tesseramento online, la cui platea per i congressi verrà definita dalle iscrizioni pervenute entro il 30 novembre.

Le due sconfitte e il calo di voti

Le due sconfitte e il calo di voti

Il commissario regionale del partito, il campano Stefano Graziano, si dice convinto di lasciare, a conclusione del suo mandato, un Pd “rinnovato, trasparente e credibile, dunque molto diverso da come l’ho trovato”. Lo ha detto lui stesso dopo aver incontrato il gruppo dirigente che si è creato attorno (consiglieri regionali, commissioni per il tesseramento, candidati, ufficio di segreteria) ed è un po’ come l’oste che rassicura sulla qualità del vino. Nelle due competizioni elettorali regionali che hanno attraversato il 2020 e il 2021 il Pd di Graziano e di Nicola Oddati, di Nicola Zingaretti e di Enrico Letta, ha puntato su due candidati civici (prima Pippo Callipo e poi Amalia Bruni) perdendo tutt’e due le competizioni e riuscendo perfino a prendere, come coalizione, 25mila voti in meno nella seconda rispetto alla prima (leggi qui). Solo il Pd ha perso tra gennaio 2020 e ottobre 2021 quasi 18mila voti e per confermare i 5 seggi in consiglio regionale ha dovuto concentrare tutte le candidature forti nella sua lista facendo “vittime” eccellenti e “svuotando” le altre liste alleate.

Civismo, politica e carriere

“Persi” alla causa Mario Oliverio e i suoi fedelissimi, il Pd calabrese ha invece “recuperato” il gruppo cosentino che fa capo a Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio riuscendo a far confluire le loro forze e quelle di Carlo Guccione (“sacrificato” sull’altare del codice Tansi) su Franco Iacucci. Gli stessi big cosentini hanno commentato con parole chiare il risultato alle Comunali di Cosenza dove ha vinto “il progetto politico riformista” mentre, ha specificato la stessa Bruno Bossio (leggi qui) in direzione nazionale, “alle elezioni regionali calabresi si è andati verso altre direzioni che hanno poi portato alla sconfitta”. Insomma: per “inseguire l’alleanza con i 5 stelle” il Pd calabrese ha “ceduto al peggiore populismo” e ha perso, concetti più radicali ma non così distanti da quelli espressi da Nicola Irto in un’intervista a Calabria7 (leggi qui). Candidato alla Presidenza “sacrificato” proprio sull’altare dell’alleanza giallorosa, Irto ha detto: “Credo andrà fatta una riflessione profonda sul futuro, la politica non può nascondere dietro i candidati civici le proprie mancanze o l’incapacità di esprimere candidati autorevoli”. Quale sarà dunque il “nuovo” Pd che uscirà dai congressi? Lo dirà il futuro prossimo, che si incaricherà di chiarire anche se le sconfitte di questo biennio saranno almeno servite a far proseguire, o a risollevare, qualche carriera più che il territorio.

s. p.

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