di Antonio Battaglia – La forza di raccontare tutto, probabilmente anche per far capire che con la malattia non si scherza. Il coraggio di far conoscere la propria storia per rendere chiaro a tutti che non è un gioco. Paolo Carnuccio è un avvocato penalista del Foro di Catanzaro, docente di Diritto Penale all’Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro e nel tempo libero riveste i panni di allenatore del Città di Rende Futsal. Il suo calvario inizia un mese fa, quando scopre improvvisamente di essere positivo al Covid. E, nonostante la copertura di due dosi di vaccino, il virus fa sentire i suoi effetti: “ I primi 4/5 giorni sono stati complicati – ci racconta -. Ho avvertito i sintomi tipici di questa malattia, come tosse insistente, febbre incurabile e un forte raffreddore oltreché la perdita totale di gusto e olfatto”.
I postumi e la necessità del vaccino
I postumi e la necessità del vaccino
Per fortuna, con il passare dei giorni, i sintomi divengono progressivamente più lievi e dopo due settimane Paolo scopre di aver vinto la sua battaglia, risultando negativo all’ultimo tampone molecolare. Quando tutto pareva superato, però, subentrano i postumi: “A distanze di settimane non riesco a essere nel pieno delle mie capacità fisiche – afferma -. Avverto ancora un po’ di spossatezza, carenza di ossigeno e affanno nella deambulazione. Facevo tanta attività fisica, ma ancora oggi fatico a recuperare e per questo motivo sono costretto a ricorrere a integratori e antinfiammatori”.
Affrontare la malattia non è affatto una passeggiata, neppure per chi non è così avanti con gli anni. Perciò, la storia del penalista catanzarese diventa un accorato appello a vaccinarsi. Rivolto anche ai più convinti no-vax – ancora 5,6 milioni di italiani, stando alle stime emerse dall’ultimo report del governo -. D’altronde, non c’è nulla di più convincente delle testimonianze di chi ha contratto questa terribile infezione: “Ognuno è libero di fare ciò che vuole, fino a quando però non interferisce con la salute di un’altra persona. In quel caso, bisogna considerare delle regole che vanno rispettate indipendentemente da una scelta personale. Il buonsenso, al di là delle normative anti-Covid o dell’ultimo decreto Natale, ci farebbe comprendere che il vaccino è indispensabile e che organizzare feste a Natale o Capodanno è insensato. Proprio il buonsenso dovrebbe portare a un rispetto delle regole con maggiore serenità, ma è triste constatare che da noi ciò non accade”.
La mancanza di equilibrio
Già, il buonsenso. Quattrocento anni ci separano da quel biasimevole processo raccontato da Alessandro Manzoni in una Milano flagellata dalla peste, in cui la caccia all’untore sembrava essere l’unica soluzione all’epidemia. Quattro secoli che sembrano non averci insegnato nulla. Se la caccia all’untore pestifero faceva leva sull’ignoranza popolare, quella che si sviluppa ai tempi del Covid trova terreno fertile nella ridondanza fake news e sulle paure rimbalzate da persona a persona: “Questa esperienza – spiega Paolo – mi ha confermato che vi è una eccessiva psicosi che non consente di affrontare questa malattia con il giusto equilibrio. A volte si creano discriminazioni nei confronti della persona che viene infettata dal Covid, considerata alla stregua di un criminale. Vivere queste dinamiche con nervosismo e tensione non aiuta a mantenere l’equilibrio che si dovrebbe, invece, avere nella gestione di una malattia. Ecco, una volta uscito da questa brutta vicenda, io ho riscontrato proprio una perdita di serenità”.
Mentre il 2021 si avvia verso il suo ultimo atto, in previsione di trascorrere un anno più sereno, ci lecchiamo le ferite come cani bastonati, ben consapevoli che il ritorno alla normalità sarà popolato dai fantasmi di un periodo di restrizioni che non siamo riusciti a digerire. In barba a chi era convinto che avremmo affrontato questo momento di difficoltà globale sotto l’egida della fratellanza.