C’è l’emergenza sanitaria ma c’è anche l’altra faccia della medaglia che fin qui la propaganda è riuscita a nascondere. Riguarda gli effetti che la Pandemia, il lockdown, l’apri e chiudi, le zone rosso-arancio hanno prodotto sul tessuto economico e produttivo italiano. Una crisi devastante che non si vedeva dall’immediato dopo-guerra. Come una miccia che rischia di accendersi da un momento all’altro e innescare quella bomba sociale ed economica tanto temuta dal governo Draghi.
Tutti i numeri della crisi
Tutti i numeri della crisi
Gli indicatori sono tutti da allarme rosso. La Pandemia nell’ultimo anno ha polverizzato quasi un milione di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è schizzato al 10,2%. Parimenti sono cresciuti gli inoccupati, cioè coloro che hanno perso ogni speranza. Per loro, in assenza di ogni ammortizzatore sociale, l’unica speranza è la famiglia che li sostiene e li sostenta. I più colpiti sono i giovani con il 33% degli Under 35 che non riesce a trovare un’occupazione neanche una laurea in tasca e una formazione di livello elevato. C’è un altro dato che preoccupa: il 98% di chi ha perso il lavoro è donna. Tra le categorie che stanno risentendo di più gli effetti di questa devastante crisi figurano il popolo delle partite Iva, gli autonomi e gli esercenti. Per il momento resistono i dipendenti delle imprese private salvati dal blocco dei licenziamenti ma per loro il futuro è un’incognita visto che lo stop non dovrebbe andare oltre il prossimo 31 ottobre. Nel frattempo aumenta la cassaintegrazione. Le richieste delle aziende solo nel mese di marzo hanno raggiunto la fatidica percentuale del +293% rispetto al mese precedente. Ormai vicini al collasso i ristoratori. In questo settore sono nell’ultimo anno si sono persi oltre 30 miliari di fatturato. A rischio fallimento poi le piccole imprese turistiche. Secondo l’Istat il 70% potrebbe chiudere i battenti se la situazione non dovesse migliorare entro questa estate. Intanto circa 300mila imprese hanno già abbassato le saracinesche. Uccise dal Covid e dalla propaganda chiusurista. (mi.fa.)