di Danilo Colacino – Il pittore catanzarese Alberto Pirrone si descrive, con brevi cenni, e lancia anche un appello dai microfoni di Calabria7. La sua prima definizione è però quella di un “non più ragazzo della città, che ha amato disegnare fin dai tempi delle scuole elementari e medie”.
L’origine della passione è dunque questa e risale ai primi anni di vita. Ma poi? Ce lo dice sempre il diretto interessato: “In modo molto rapido, trascorso il periodo dei banchi di scuola, ho iniziato a dipingere. Sono quindi passato dalle matite colorate e i fogli ai pennelli e alle spatole. Ma non solo su tela, bensì anche su altri supporti. Mi riferisco a legno, carta e cartone, metallo e così via. Prediligo ritrarre figure femminili, strumenti musicali e scorci urbani”. Pirrone ha voglia di raccontare e raccontarsi, proseguendo a parlare: “Persino un semplice portone mi può attrarre. Perché con l’impressionismo si colgono e raffigurano tutti gli elementi di contorno di un oggetto. Adesso, tuttavia, ho optato per il cubismo in virtù della ricerca delle dimensioni, diciamo così. E punto molto sull’abbinamento dei colori e delle luci”.
“Qui da noi, l’arte non è purtroppo una priorità”
Una volta descritto il suo lavoro, con dovizia di particolari e un certo entusiasmo, l’artista dà però spazio a qualche nota di… amarezza: “Il mio maestro Enzo Toraldo viveva di ciò che realizzava. Di arte, insomma. Ma c’era una realtà diversa. Tant’è vero che per me non c’è stata tale possibilità. Se non negli ultimi 16-17 anni. Resta dunque il fatto che, qui da noi, l’arte non è purtroppo una priorità”. E anche se il motivo neppure lui lo conosce, Pirrone stesso ci dimostra che è così: “Si organizzano mostre solo durante il periodo natalizio. E in musei o luoghi, per lo più pubblici, quali ex Stac, Marca o San Giovanni.
Mancano invece le gallerie private dove esporre. Si possono al massimo fare estemporanee all’esterno. È la ragione per cui, in passato, avevo proposto al Comune – ha aggiunto – di realizzare un percorso delle botteghe d’arte per spiegare al visitatore come si realizza un qualcosa. Ma, ahimé, non ho ricevuto risposta. Mai. Ho persino donato a Palazzo De Nobili la riproduzione della nostra moneta storica, il Carlino. Che poi avrebbe potuto essere donata a personaggi importanti, invitati in città per essere omaggiati dall’amministrazione comunale. Ma niente. Di nuovo, nessun cenno. Spero in chi è arrivato da poco, magari per avere un confronto. Vedremo”.