L’assessore di Venaria: “Io mafioso? Avrei preferito essere chiamato ‘ndranghetista”

Tinozzi mafia
“Forse non saprò fare la “O” con il bicchiere, forse sarò un ignorantone, a me la cosa che mi ha fatto incazzare di più è che mi hanno dato del mafioso e io, purtroppo, dato che sono calabrese mi sarebbe piaciuto che mi avessero chiamato ‘ndranghetista…”. Parole dell’assessore Luigi Tinozzi, attuale assessore allo Sport del Comune di Venaria, proferite martedì sera durante la commissione sport.

La vicenda – come riporta il quotidiano La Stampa – è particolarmente delicata perché in commissione si discuteva anche del destino del campo da calcio “don Mosso” per il quale il Comune ha dato un aut aut al Venaria Calcio per il mancato pagamento delle bollette (circa 70.000 euro) poco prima che un’auto venisse data alle fiamme proprio dietro all’impianto sportivo.

La vicenda – come riporta il quotidiano La Stampa – è particolarmente delicata perché in commissione si discuteva anche del destino del campo da calcio “don Mosso” per il quale il Comune ha dato un aut aut al Venaria Calcio per il mancato pagamento delle bollette (circa 70.000 euro) poco prima che un’auto venisse data alle fiamme proprio dietro all’impianto sportivo.

“Era solo sarcasmo”

“Innanzitutto ci terrei a precisare che il mio certificato penale è immacolato, io non ho mai avuto grane con la giustizia ed essendo stato un tabaccaio, più volte ho dovuto presentare il certificato antimafia al Monopolio” ha dichiarato Tinozzi che è un ex commerciante di 64 anni ora in pensione oltre che l’amministratore di Venaria con più esperienza alle spalle. E specifica: “Visto che mi hanno dato del mafioso, usando del sarcasmo ho solo detto che, essendo calabrese, sarebbe stato meglio se mi avessero additato come ‘ndranghetista. Tutto qui. Ovviamente era una battuta fatta per dimostrare a qualcuno che non è il modo di comportarsi, di insultarmi direttamente o anche sui social”.

“Da trent’anni mi alzo tutte le mattine e lavoro per guadagnarmi da vivere, non ho nulla da nascondere – aggiunge l’assessore -. Dico solo che la politica non si fa con gli insulti e le minacce perché con noi hanno sbagliato indirizzo”. E avverte: “Ora, però, visto che devo tutelare me e la mia famiglia, qualcuno dovrà dimostrare con i fatti davanti ad un magistrato che sono un mafioso”.

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