L'”assurdo” caso dell”Elephas Antiquus’, scoperto in Calabria nel 2017 e ‘dimenticato’ in Molise

Il movimento Tesoro Calabria ha deciso di lanciare una petizione
elefante preistorico

“Chissà se ci vorranno ancora settecentomila anni per riportare a casa i resti dell’elefante preistorico della Sila, non fosse altro per dare una degna sepoltura al nostro caro estinto. Il nostro augurio è che i nostri politici, o aspiranti tali, se ne possano ricordare in questo periodo di campagna elettorale. Tra tante utopiche promesse, quella di recuperare i resti, ormai dimenticati del povero elefante, potrebbe essere di facile realizzazione. Almeno qualcuno, domani, potrebbe vantarsi di essere riuscito a mantenere fede agli impegni presi”. Lo scrivono in una nota i rappresentanti del movimento civico Tesoro Calabria.

“Era il 2017 – proseguono – quando, in maniera del tutto casuale, due impiegati della Soprintendenza, a passeggio sulle rive del lago Cecita, notarono i resti di una lancia longobarda che nascondeva, sotto il terreno melmoso del lago in ritirata a causa della siccità, i poveri resti dell”Elephas antiquus’, parente europeo degli elefanti della preistoria, una specie diffusa soprattutto in Asia. In realtà il fondale del lago Cecita custodisce un vero e proprio tesoro archeologico, dimenticato e trascurato da tutta la politica regionale. Già nel 2004 erano state scoperte importanti testimonianze che riportano fino all’uomo di Neanderthal e, dell’età del rame, rimangono tracce d’importanti insediamenti concentrati vicino ai laghi del territorio. Tutti ritrovamenti di assoluta rilevanza che in altre parti del mondo avrebbero portato alla realizzazione di poli museali d’eccellenza in grado di attrarre folle di turisti, mentre in Calabria non solo sono ignorati ma, addirittura, vengono regalati ad altre regioni”.

“Era il 2017 – proseguono – quando, in maniera del tutto casuale, due impiegati della Soprintendenza, a passeggio sulle rive del lago Cecita, notarono i resti di una lancia longobarda che nascondeva, sotto il terreno melmoso del lago in ritirata a causa della siccità, i poveri resti dell”Elephas antiquus’, parente europeo degli elefanti della preistoria, una specie diffusa soprattutto in Asia. In realtà il fondale del lago Cecita custodisce un vero e proprio tesoro archeologico, dimenticato e trascurato da tutta la politica regionale. Già nel 2004 erano state scoperte importanti testimonianze che riportano fino all’uomo di Neanderthal e, dell’età del rame, rimangono tracce d’importanti insediamenti concentrati vicino ai laghi del territorio. Tutti ritrovamenti di assoluta rilevanza che in altre parti del mondo avrebbero portato alla realizzazione di poli museali d’eccellenza in grado di attrarre folle di turisti, mentre in Calabria non solo sono ignorati ma, addirittura, vengono regalati ad altre regioni”.

I rappresentanti di Tesoro Calabria aggiungono: “Sulle rive del lago Cecita, dopo il ritrovamento dei resti dell’elefante preistorico, intervenne un gruppo di esperti paleontologi molisani, anche loro si trovavano casualmente in Calabria per lavoro, precisamente a San Lorenzo Bellizzi. Nei giorni successivi al ritrovamento i reperti furono impacchettati e trasportati in Molise in attesa di restauro e catalogazione.
E poi il silenzio, l’oblio, il nulla. E intanto sono passati cinque anni. Lunghissimi, silenziosi e imbarazzanti cinque anni. Ogni tanto qualche articolo di giornale torna a parlarne, ma per il resto rimane il mistero di fondi che compaiono e scompaiono, sperando che la stessa sorte non tocchi anche ai resti dell’antico antenato degli elefanti”.

A giudizio del movimento, “in qualsiasi altra regione d’Italia una scoperta del genere sarebbe stata una fonte di rilancio del turismo locale, quindi con la possibilità di creare lavoro ed economia. Potrebbero nascere gruppi di lavoro, sfruttando le molte risorse umane con qualifiche scientifiche pertinenti, idonee per studiare, conservare e valorizzare questa scoperta sensazionale. Ma in Calabria ‘la nuova narrazione regionale’, quella della ‘Calabria straordinaria’ della ‘Calabria che non ti aspetti’, non prevede la valorizzazione culturale dei propri territori”.

I rappresentanti di Tesoro Calabria proseguono: “Ci farebbe piacere che la politica regionale, quella che si occupa dei ‘marcatori identitari distintivi’ e ‘dei grandi eventi’, si occupasse di recuperare quello che rimane di questi poveri resti che, in maniera opportuna, potrebbero trovare casa anche presso il Museo di Paleontologia dell’Università della Calabria. Ora che è tempo di campagna elettorale, qualche candidato politico, magari tra quelli che ci allietano con narrazioni fantastiche, mistificate e soprattutto viziate, potrebbe assumere l’impegno di recuperare i resti del povero estinto, restituendolo così ad una regione che ha bisogno di riscattarsi a partire dalla valorizzazione del proprio patrimonio culturale. È un impegno semplice, non richiede grandi sforzi, solo un po’ di risolutezza. Una promessa molto meno ambiziosa della ripetitiva, logora, abusata e vana garanzia di riuscire a dare un lavoro a chi non ce l’ha, e una sanità dignitosa a tutti i cittadini calabresi”.

Il movimento civico Tesoro Calabria vuole infine denunciare questa “assurda situazione” e, al contempo, “lanciare una petizione Change.org gratuita (si raccomanda di non fare donazioni al sito change.org) per chiedere a tutti i candidati calabresi alle prossime elezioni nazionali – di destra e di sinistra – di riportare in Calabria il preziosissimo ‘Elephas antiquus’ preistorico della Sila, dimenticato in Molise. Per firmare la petizione basta collegarsi al link https://chng.it/m82pKkXt“.

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