“Nel palazzo dove abitavamo c’erano tutte famiglie brianzole e, se in cortile giocavo con gli altri bambini, le loro mamme li portavano via dicendo: non giocate con lei, è una terrona. D’altronde già il mio nome era un marchio di meridionalità, e poi mio fratello si chiamava Santino, mio padre Giuseppe, mia madre Maria…». L’attrice Vittoria Belvedere, in una lunga intervista al Corriere della Sera, racconta l’impatto del suo arrivo al Nord da calabrese nata a Vibo Valentia da una famiglia di contadini. “Avrò avuto 7 o 8 anni e ho subìto vero e proprio razzismo, perché ero meridionale: una calabrese emigrata in Brianza”.
“Ho avuto una famiglia solida che mi proteggeva. Orgogliosa delle mie origini”
“Ho avuto una famiglia solida che mi proteggeva. Orgogliosa delle mie origini”
«Certo non sono cose che fanno piacere – ha raccontato –, a volte mi vergognavo, ma in verità non ne ho sofferto poi tanto, in fondo non mi sono mai sentita veramente messa in un angolo. Prima di tutto avevo e ho una famiglia molto solida alle spalle che mi proteggeva, dicendo di non dar retta alle malelingue… inoltre avevo comunque un’amichetta con cui giocavo senza problemi. Mi è capitato più volte di sentirmi una terrona calabrese e, col passare degli anni, ho vissuto, come tanti altri ragazzi, episodi di bullismo. Però crescendo, mi sono resa conto che i bambini che mi facevano i dispetti in realtà non agivano per cattiveria… insomma, non era colpa loro, ma dei loro nuclei familiari… E, ripensandoci, mi viene da sorridere. Non mi sono mai permessa di rinnegare le mie origini, anzi, ne vado orgogliosa”.