L’autunno caldo del centrodestra vibonese: al Comune e alla Provincia due governi di minoranza

I due maggiori enti locali vibonesi vivono una situazione di profonda crisi politica che potrebbe anche portare ad una caduta anticipata

A ben vedere, di analogie tra il Comune di Vibo e la Provincia ce ne sono. A guidare l’amministrazione del primo è un sindaco di Forza Italia (Maria Limardo) ma che di fatto nell’ultimo consesso ha dovuto incassare una fiducia a termine da parte del gruppo “Città Futura”, che fa capo all’ex consigliere Vito Pitaro. A capo del secondo è un altro esponente di Forza Italia, Corrado L’Andolina, che però ha anch’egli le sue gatte da pelare, visto che parte della maggioranza lo ha abbandonato passando all’opposizione. Tre esponenti di fatto anche loro vicini a Pitaro.
Tutto è venuto chiaramente alla luce all’inizio di agosto, quando sia a Palazzo Razza che a palazzo Bitonto vi sono un Governo di minoranza che durerà solo nel momento in cui non si verificheranno alcune circostanze.

La situazione del Comune

La situazione del Comune

Di certo è che quel patrimonio di voti e consensi accumulato quattro anni orsono dallo schieramento di Centrodestra si è ormai disgregato e paradossalmente la “fortuna” di questa amministrazione è che dall’altro lato, come detto, non sembra esserci la volontà di accelerare la conclusione di questa esperienza. Molti, e non solo dall’opposizione, lo dicono, altri lo sussurrano, ma nessuno si attiva in tal senso. D’altronde, nessuno vuole nuovamente un commissariamento e questa volta per quasi un anno.
Il dato politico emerso dalla prima convocazione dell’ultimo consiglio comunale è stato l’assenza dei sei componenti di “Città Futura”. Assenza ampiamente prevista e segnale, anche psicologico, inviato al primo cittadino che di fatto non ha più una maggioranza e che può contare sull’appoggio esterno di tale entità politica, e ciò significa che dipenderà dai desiderata di tale formazione votare o meno gli atti amministrativi. Si potrebbe rilevare che anche in passato era così, ma a differenza di prima c’è stato adesso lo spartiacque delle dimissioni dei tre assessori Russo, Chiaravalloti e Tripodi (che hanno giocato d’anticipo contro il loro depotenziamento previsto dal sindaco), e se in precedenza si è glissato sulle critiche all’operato dell’esecutivo (e non certo di quello dei loro rappresentanti in Giunta) adesso è chiaro che ogni appunto non mancherà di essere mosso. Senza considerare che un numero così consistente può influenzare anche la tenuta del numero legale durante un consesso.
L’opposizione ha i numeri per la sfiducia ma la sensazione è comunque che almeno per ora l’amministrazione resti in piedi anche perché dall’altro lato dell’emiciclo c’è chi non ha intenzione di farla cadere, altrimenti sarebbe già stata presentata una mozione di sfiducia visto che i numeri sono rilevanti. Per essere precisi servirebbero due quinti dei consiglieri, cioè 13 e attualmente tra opposizione, ufficiale e ufficiosa (14), e gruppo misto (3), ve ne sono 16.

La Provincia

Non se la passa certo meglio (anzi qui la situazione è anche peggiore che al Comune) Corrado L’Andolina a capo dell’amministrazione provinciale che nel consiglio del 9 agosto ha visto sfaldarsi la sua maggioranza. Che vi fosse maretta era già cosa nota ma quanto avvenuto nel corso dell’assemblea ha certificato la crisi che lo stesso L’Andolina sta cercando di superare facendo appello al buonsenso. Per il momento però si ritrova con consesso ostile che vede unirsi, agli esponenti della minoranza, parte di quella che era fino all’altro giorno lo schieramento che l’aveva comunque supportato e che di fatto anche in questo caso fa riferimento all’ex consigliere Pitaro, pur essendo alcuni di questi in quota Forza Italia. La seduta era stata convocata dal presidente per discutere del bilancio di previsione ma il presidente, evidentemente consapevole dei numeri poco favorevoli, richiamando un particolare articolo del regolamento dell’ente intermedio aveva sospeso la stessa. La decisione era stata assunta da L’Andolina dopo che il consigliere Roberto Scalfari (Forza Italia) aveva richiesto in aula la presenza della responsabile della Ragioneria della Provincia, Caterina Gambino, ma la sua impossibilità a presenziare avrebbe spinto a quel punto lo stesso presidente a rinviare la seduta. Decisione che, però, è stata avversata dalla minoranza (Marco Miceli, Maria Teresa Centro e Domenico Tomaselli per il gruppo “La Provincia del Futuro”), e dai colleghi Vito Pirruccio e Giuseppe Leone (Forza Italia), nonché da Alessandro Lacquaniti (Coraggio Italia) che hanno chiesto di metterla ai voti. E dall’esito è uscito – non troppo a sorpresa – un risultato che ha, di fatto, certificato la sconfitta di chi aveva avanzato tale proposta: 6 contrari contro 4 favorevoli (L’Andolina, Scalfari, Daniele Galeano di Forza Italia e Carmine Mangiardi di Coraggio Italia). A quel punto, però, il presidente ha tolto dal cilindro uno specifico articolo del regolamento dell’assemblea, nello specifico, l’articolo 10, che di fatto consente la sospensione della seduta a discrezione del presidente, suscitando le accese proteste dei sei consiglieri i quali hanno rilevato la presenza del segretario generale che poteva consentire il normale svolgimento dei lavori.

Il dato politico

E’ vero che è stata prorogata al 30 settembre l’approvazione del bilancio di previsione e che in caso di bocciatura l’amministrazione non cadrà ma verrà inviato un commissario, ma è altrettanto vero che il dato politico che è emerso da quanto avvenuto è chiaro ed inequivocabile ed ha anche dei parallelismi con quanto sta accadendo al Comune di Vibo.
Insomma, i due maggiori enti locali vibonesi vivono una situazione di profonda crisi politica che potrebbero anche portare ad una caduta anticipata di entrambe le amministrazioni. Sarà il classico “autunno caldo” e non solo per l’uno e per l’altro ma anche e soprattutto per le forze che fino ad ora ne hanno sostenuto le amministrazioni con un consenso senza precedenti del quale sono rimaste solo le macerie.
(f.p)

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