Nei grandi Comuni corre da solo a Roma, Milano e Torino, mentre l’ormai sdoganata alleanza con il Pd sarà realtà a Bologna, Napoli e in Calabria. Le Amministrative e le Regionali calabresi del 3-4 ottobre rappresentano il primo, vero banco di prova elettorale per il “nuovo” Movimento 5 Stelle guidato dall’ex premier Giuseppe Conte, che nelle ore delle polemiche per i giudizi avventati sull’atteggiamento a suo dire «distensivo» dei Talebani ha spronato i colonnelli calabresi rassicurandoli sull’impegno suo e dei ministri per le Regionali.
Dalle metropoli alla Calabria
Dalle metropoli alla Calabria
Le grandi città, a partire dalla Capitale guidata da Virginia Raggi, sono senza dubbio in cima alle priorità dei pentastellati divenuti, con il governo Draghi, molto meno di lotta e molto più di governo. Ma non è da dimenticare che nello stesso esecutivo c’è anche una rappresentante calabrese – la sottosegretaria al Sud Dalila Nesci – e che la sorte (e il Covid) hanno fatto sì che quelle calabresi siano le uniche elezioni regionali che si terranno in Italia.
La maxi pattuglia parlamentare
È dunque fisiologico che il risultato della contesa calabrese abbia un peso rilevante nelle strategie future del M5S che, finora, ha avuto davvero scarse fortune sui territori benché le ultime Politiche, quelle del marzo 2018, abbiano consegnato al Parlamento tuttora in carica ben 18 tra deputati e senatori eletti tra il Pollino e lo Stretto. La pattuglia parlamentare, tra il passaggio tra le fila renziane di Silvia Vono e le ribellioni dei “duri e puri” seguite all’appoggio al governo Draghi, si è poi assottigliata, ma senza dubbio le aspettative per il risultato regionale ci sono e sono direttamente proporzionali alla preoccupazione per un’eventuale figuraccia.
L’accordo col Pd e l’ansia da prestazione
È per questi motivi che la lista M5S a sostegno di Amalia Bruni, assicurano fonti interne, la si sta facendo con il massimo del rigore ma anche pesando bene i potenziali consensi sui territori. Le caselle sarebbero quasi tutte piene, garantiscono, e tra qualche ora il discorso dovrebbe essere chiuso, ma in questa fase ogni forza politica è quasi fisiologicamente portata al bluff per nascondere i problemi interni. Di certo tra i pentastellati calabresi non ne mancano: lasciando da parte qualche guaio giudiziario di chi ha avuto ruoli di primo piano nella campagna elettorale, la difficoltà maggiore sarà fare digerire all’elettorato storico l’accordo con il vituperato Pd calabrese e, dall’altro lato, non farsi erodere consensi, sul campo del “populismo etico”, dal movimento di Carlo Tansi all’interno e dal polo di Luigi de Magistris all’esterno. È tutta qui la sfida che attende Conte e i suoi proconsoli calabresi nell’autunno caldo che per loro si prospetta. La Calabria non è solo un laboratorio politico per l’alleanza di centrosinistra, ma sarà anche uno spartiacque per l’M5S che verrà.
s. p.