Sono due i verbali sottoscritti da molteplici sanitari operanti nel presidio oncologico Ciaccio- De- Lellis e da uno delle vittime confluiti nell’inchiesta del sostituto procuratore Graziella Viscomi che ha portato oggi la Guardia di finanza ad arrestare Domenico Sinopoli, 44enne, infermiere specializzato in servizio nel reparto di Oncologia, in esecuzione di un’ordinanza vergata dal gip Gilda Danila Romano. Verbali che contengono dichiarazioni agghiaccianti nei confronti del camice bianco indagato per violenza sessuale, concussione, minaccia aggravata e peculato mediante profitto dell’errore altrui.
“Ho avuto paura che non si fermasse”
“Ho avuto paura che non si fermasse”
“Ero a disagio, turbato per il suo comportamento, provavo un grande senso di imbarazzo, ho avuto una grande paura che lui non si fermasse. Ho dovuto resistere e attendere il termine della terapia perché davvero non sapevo cosa fare. Quando finalmente è finita ero ancora sconvolto. Ho chiesto espressamente che Sinopoli non fosse più presente nelle mie sedute di chemioterapia perché avevo paura”. Un paziente escusso a sommarie informazioni, riferisce agli inquirenti di aver affrontato diverse sedute con quell’infermiere, precisando di essere stato molestato quando erano da soli, dichiarazioni verbalizzate dalla vittima a differenza di un altro malato oncologico, che minacciato da Sinopoli ha deciso di non sottoscrivere alcun atto: la paura di ritorsioni era tanta, Sinopoli face leva sulle sue conoscenze negli ambienti criminali del Lametino.
“Strofinava le sue parti intime con il mio braccio”
“E’ accaduto qualche volta che questo infermiere cercasse di strofinarsi col bacino vicino a dove avevo la mano. Io mi ritraevo e finiva lì. L’infermiere più volte ha cercato di strofinare le sue parti intime al mio braccio mentre ero vincolato alla flebo da cui ricevevo l’infusione della chemioterapia. Succedeva quando non c’era nessuno in giro”. Per il gip è emblematico che il camice bianco si sia mosso solo nel momento in cui i pazienti erano sottoposti ad infusione del farmaco chemioterapico, legati alla cannula della flebo e quindi in una posizione di immobilità, incapaci di difendersi. “Spostando opportunamente la mano del paziente, con la meschina scusa che il braccio dovesse assumere una posizione ed un collocamento idonei allo scorrere della infusione farmacologica, Sinopoli- scrive il giudice nel provvedimento- faceva assumere ai pazienti una posizione tale che le mani degli stessi fossero a contatto con le sue parti intime, realizzando quello che uno delle due vittime definisce strusciamento. La volontarietà dell’agire di Sinopoli si nota per il dato che i malati oncologici spostano la mano distaccandosi dal corpo e dal punto di contatto con il corpo di Sinopoli, ma questi reiterata il gesto, riprendendole e rimettendole a contatto con le sue parti intime”.
Le battute oscene e la proposta di un’orgia a casa sua
Un agire sistematico e ripetuto quello di Sinopoli, che ad ogni seduta “procedeva a compiere i suoi gesti davanti al paziente che lo aveva anche espressamente invitato a smettere, senza ottenere risultati, insistendo nel posizionare la mano del malato a suo piacimento”. Entrambi hanno descritto, in sede di audizione dinanzi ai vertici aziendali, l’orribile situazione vissuta: l’infermiere addetto alla supervisione delle loro sedute di assunzione della terapia si avvicinava ripetutamente a loro, spingendoli ad assumere posizioni con il braccio e con la mano, strumentalmente necessarie per consentire il normale flusso della terapia, “ma evidentemente funzionale a garantire un contatto fisico, utilizzando braccio e mano del paziente” per toccare i propri organi genitali.
Pazienti chiari nel descrivere la scena e nel dire di aver subito un disagio, di aver reagito istantaneamente allontanandosi per come potevano, vista la quasi totale immobilità, distesi in quel letto bianco con una flebo nel braccio, un rifiuto a cui corrispondeva l’insistenza oscena di Sinopoli che in un caso ha proprio preso di nuovo il braccio della vittima per avere un contatto con i propri genitali o anche toccando apertamente le gambe del paziente. Il tutto condito dalle battute oscene e dalla proposta di fare un’orgia nella propria casa, coinvolgendo altro personale medico della struttura. Battute, che se a volte accettate per sorridere e finalizzate a sdrammatizzare il dolore che prova un malato oncologico, non possono tradursi in gesti “mai voluti dai pazienti. L’infermiere si vedeva costretto a desistere, solo dopo il secondo, terzo diniego, avendo comunque realizzato il desiderato strusciamento”.
LEGGI ANCHE | Malati oncologici attaccati alla flebo e violentati al De Lellis di Catanzaro: le minacce e gli abusi dell’infermiere
LEGGI ANCHE | Violenze sessuali su pazienti malati di cancro al “De Lellis” di Catanzaro: arrestato un infermiere