di Mirko Monterosso – La macchina della solidarietà continua a macinare chilometri per portare beni di prima necessità, vestiti e farmaci da tutta la Penisola all’Ucraina. Nel servizio de “Le Iene” (GUARDA) andato in onda durante la serata di ieri, tra i diversi tir partiti, anche l’Associazione calabrese “Valentia”. Tante sono state le adesioni per la “marcia” organizzata dall’inviato Ismaele La Vardera. La solidarietà italiana, da Nord a Sud, è stata senza precedenti. Sono ben 6 i camion e 2 i pullman riempiti di aiuti. I mezzi pesanti, al ritorno, serviranno a riportare i profughi ucraini nel territorio italiano: mamme, nonne e bambini. Tutto è commovente, spesso straziante. Tanti uomini, infatti, decideranno di restare nel loro Paese per aiutare la popolazione durante la guerra.
Insieme per un unico obiettivo
Insieme per un unico obiettivo
Una volta arrivati al centro di raccolta di Bergamo per la comunità ucraina, le lacrime non si contengono. “Siamo molto grati perchè molti italiani si sono rivelati fratelli. Tutti fanno la loro guerra, noi combattiamo da qui. I nostri bambini e i figli combattono lì”. Un esercito in movimento si muove all’interno del grande magazzino per inscatolare il tutto, ognuno si dà da fare. Scarpe, pannolini, peluche, beni di ogni tipo vengono caricati sui tir per mettersi in marcia all’indomani. Si mobilitano i supermercati, le parrocchie, i sindaci di diverse città. Tutti verso un unico obiettivo. I mezzi pesanti sono colmi, tutto è ormai pronto. I convogli saranno attesi e scortati dai militari una volta giunti al confine con l’Ucraina.
In soccorso dalla Calabria
Tra chi accorre in aiuto, prima di partire durante la notte, anche un furgoncino dalla Calabria. “Alcool, acqua ossigenata, abbiamo prodotti a lunga conservazione e tanto altro”. A parlare è il presidente dell’Associazione calabrese “Valentia”, Anthony Lo Bianco. “Una signora – dichiara durante una sosta – ci ha chiesto se stessimo consegnando aiuti per l’Ucraina e ci ha appena donato un pacco pieno di prodotti medici e del cibo”. La solidarietà è contagiosa. Tanti sono infatti i furgoni, da tutta Italia, che si aggiungono al lungo viaggio verso l’Ucraina.
Dopo circa duemila chilometri per arrivare da Bergamo, punto di partenza, alla frontiera ucraina, i convogli vengono ricevuti da una volontaria del posto – Tamara – e dall’esercito per essere scortati durante l’ingresso nel Paese. “Il comandante vi spiegherà come comportarvi”, dice con voce emozionata la donna. Strazianti le immagini della folla di gente che fa il viaggio contrario, cercando di attraversare il confine e fuggire dalla propria terra, ormai quasi totalmente invasa dai russi. “Questo dall’Italia è un grosso aiuto. Vi auguro da mamma – afferma Tamara singhiozzando – di avere sempre il cielo sereno su di voi, di non sapere cosa voglia dire perdere un figlio e di non sapere cosa significhi scappare da una guerra”.
“Ci state salvando la vita”
I mezzi pesanti arrivano al primo punto di raccolta in Ucraina, accolti da migliaia di persone che ringraziano gli italiani giunti fino a lì. “Grazie agli italiani che ci aiutano. State facendo un lavoro fantastico, ci state salvando la vita. Vi prego di continuare a farlo”. Queste le parole di una giovane donna. La roba viene scaricata per poi essere smistata nelle città sotto assedio, in quelle bombardate.
“Finche noi combattiamo, voi in Europa potete dormire tranquilli”, ci allerta il comandante dell’esercito ucraino. “Noi non stiamo attaccando, ci stiamo solo difendendo”, gli fa eco un ragazzo. Poi arriva il momento – tragico – dei saluti tra chi parte sui tir italiani e chi rimane nella propria terra. Si toccano punte di drammaticità elevate, il momento è straziante. Una mamma coi suoi bimbi sale sul pullman, il padre li saluta con uno sguardo colmo di rabbia. L’Italia riparte, l’Ucraina ringrazia.