di Giovanni Bevacqua – “La vita dei nostri figli viene prima dell’istruzione, del lavoro e dei soldi”. Le mamme pro dad di Catanzaro, stanche di questo interminabile valzer di ordinanze e ricorsi sull’apertura o meno delle scuole, hanno deciso di far sentire la loro voce. E lo hanno fatto protestando davanti alla sede del Tar, che il caso vuole si trovi proprio a due passi da diversi istituti scolastici del capoluogo. Parlano di “accanimento insensato” e scelte che mettono a rischio, prima di tutto, i diretti interessati. “Tenere i bambini a casa – dice una delle mamme – è una sicurezza anche per noi genitori e per i nonni. Non pretendiamo che le scuole restino chiuse per tutti ma quantomeno che venga data la possibilità di scegliere se adottare la dad o mandarli in classe”. È una richiesta chiara e decisa. Una voce contro un Tar che “comodamente da remoto obbliga gli altri a lavorare in presenza (il personale scolastico, ndr) e i bambini ad andare in classe. Sappiamo che l’istruzione non si discute ma viene prima la vita”.
Hanno il volto infastidito perché sono stanche: più stanche di sentirsi obbligate a dover mandare i figli a scuola che di dover “fare i salti mortali per organizzarci con i nostri figli”. E chiedono quali siano le garanzie che la scuola si davvero sicura. “Come si può pensare che le classi siano davvero posti senza rischio – dice una mamma – se in un’aula di 20 metri quadrati ci stanno tra i 20 e 30 bambini e ai bambini non si riesce a vietare di toccare le cose che hanno intorno?”. La loro protesta nasce dalla certezza che con la dad si possa contenere in modo più efficace il virus. “Se io prendo il Coronavirus – spiegano – sono sicura che lo trasmetterò solo ai miei figli. Mentre se i miei figlie dovessero prendere il virus lo trasmetteranno ad almeno altri 20/30 bambini”. Non hanno dubbi e lo scrivono a lettere cubitali: “La dad è la nostra unica speranza”.
Hanno il volto infastidito perché sono stanche: più stanche di sentirsi obbligate a dover mandare i figli a scuola che di dover “fare i salti mortali per organizzarci con i nostri figli”. E chiedono quali siano le garanzie che la scuola si davvero sicura. “Come si può pensare che le classi siano davvero posti senza rischio – dice una mamma – se in un’aula di 20 metri quadrati ci stanno tra i 20 e 30 bambini e ai bambini non si riesce a vietare di toccare le cose che hanno intorno?”. La loro protesta nasce dalla certezza che con la dad si possa contenere in modo più efficace il virus. “Se io prendo il Coronavirus – spiegano – sono sicura che lo trasmetterò solo ai miei figli. Mentre se i miei figlie dovessero prendere il virus lo trasmetteranno ad almeno altri 20/30 bambini”. Non hanno dubbi e lo scrivono a lettere cubitali: “La dad è la nostra unica speranza”.
Ma continuerà a non mancare chi, con un’altra corrente di pensiero, chiederà l’esatto opposto. E indirettamente ci si rivolge anche a quei genitori che, con i loro ricorsi dopo le ordinanza di chiusura da parte di sindaco e presidente della Regione, chiedono l’intervento del Tar. Ma alla base di tutto, probabilmente, c’è uno stato di sofferenza comune, una sofferenza che è figlia di una pandemia che sta mettendo alla prova la vita di tutti. E in tutti i sensi. Forse anche per questo gridano di essere “veramente stanche”.