Le mani della ‘ndrangheta sugli appalti a Reggio, quattro arresti e undici imprese sequestrate

Sono ritenuti, a vario titolo, responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e turbata libertà degli incanti, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa
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I militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, stanno eseguendo provvedimenti restrittivi della libertà personale degli arresti domiciliari, emessi dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 4 individui ritenuti, a vario titolo, responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e turbata libertà degli incanti, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Contestualmente, è in corso l’esecuzione del sequestro preventivo di 11 imprese attive nel settore edile, per un valore stimato in oltre 10 milioni di euro.

Le indagini

Le indagini

Le complesse e articolate indagini condotte dal Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria, sotto il coordinamento dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, avrebbero consentito di disvelare l’esistenza di una cordata di imprenditori edili, contigui alla ‘ndrangheta e facenti capo a un unico gruppo familiare che, grazie a cointeressenze e corruttele di individuati funzionari, sarebbero riusciti, in una trascorsa amministrazione cittadina, ad aggiudicarsi diverse commesse di edilizia pubblica. Sarebbe stata accertata, in particolare, l’esistenza di un consolidato sistema illegale fondato su ripetuti favoritismi protratti nel tempo, a fronte di utilità corrisposte ai funzionari pubblici, in un consolidato rapporto di do ut des.

“Bonifiche ambientali”

Dalle indagini sarebbero, inoltre, emerse gravi condotte perpetrate da un carabiniere, il quale avrebbe consentito a uno degli indagati, sottoposto agli arresti domiciliari, di disattendere sistematicamente le prescrizioni derivanti dalla misura cautelare. Il graduato avrebbe inoltre fornito mezzi e apparecchiature tecniche al fine di consentire ad alcuni investigati di eludere, tramite vere e proprie “bonifiche” ambientali, eventuali attività di intercettazione condotte a loro carico.

L’esecuzione della misura degli arresti domiciliari nei confronti del militare è stata eseguita con il supporto del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia. L’attività di servizio in rassegna testimonia la costante ed efficace azione posta in essere dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica nel contrasto all’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale nonché nella repressione delle forme di illegalità nella Pubblica amministrazione a salvaguardia delle leggi ed a tutela delle imprese e dei cittadini onesti.

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