Le mani della ‘ndrangheta sul Ponte Morandi e sulla 280: in 8 a processo (NOMI)

Nel corso dell'udienza preliminare nata dall'inchiesta Brooklyn si sono costituite parti civili l'Anas e la Regione Calabria
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di Gabriella Passariello- Intestazione fittizia, associazione a delinquere, aggravate dalla mafiosità; corruzione, auto riciclaggio, frode in pubbliche forniture, truffa, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Sono le accuse  rispetto alle quali il gup del Tribunale di Catanzaro Chiara Esposito ha rinviato a giudizio una società e  sette imputati, tra imprenditori e professionisti, coinvolti nell’inchiesta Brooklyn, che ruota intorno alle presunte irregolarità nei lavori di manutenzione straordinaria del ponte Morandi di Catanzaro e di un tratto di strada della statale 280 dei “Due Mari” che collega il capoluogo all’autostrada A2, e che ha portato la Guardia di Finanza, guidati dal colonnello Daniele Tino, il 3 novembre dell’anno scorso ad eseguire  un’ordinanza di sei misure cautelari di cui tre in carcere, uno ai domiciliari e due interdittive. Il giudice ha accolto la richiesta di mandare a processo gli imputati, come richiesto dalla Dda di Catanzaro, richiesta alla quale si sono associati le parti civili costituitisi oggi in aula l’Anas e la Regione Calabria, mentre gli avvocati difensori Antonella Canino, Francesco Gambardella, Massimiliano Carnovale, Saverio Pittelli, Aldo Ferraro, Carlo Petitto, Gianni Russano, Enrico Grosso e Giuseppe Fonte hanno chiesto per i loro assistiti il non luogo a procedere.

I nomi degli imputati a processo

I nomi degli imputati a processo

Il gup ha rinviato a giudizio gli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo, il finanziere Michele Marinaro, già in servizio alla Dia di Catanzaro, la collaboratrice dei due imprenditori, Rosa Cavaliere, l’ingegnere Anas, Silvio Baudi, il geometra Gaetano Curcio, la società Tank srl con sede di fatto a Maida, esercente l’attività di costruzione di strade, autostrade e piste aeroportuali e  Franco Pantusa, ingegnere Anas, (con l’incarico di progettazione, direzione dei lavori, di coordinatore della sicurezza dei lavori straordinaria di ripristino del calcetruzzo e dei ferri d’armatura degli elementi strutturali del viadotto Bisantis). Secondo le ipotesi di accusa,  quest’ultimo avrebbe omesso di depositare al servizio tecnico regionale la denuncia dei lavori, il progetto sugli stessi lavori, tralasciando di acquisire prima dell’inizio dei lavori, come previsto per legge l’autorizzazione sismica. Il processo nei confronti degli imputati inizierà davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro il prossimo 1 giugno

“I legami tra imprenditori e ‘ndrangheta”

Il 22 gennaio 2014 sulla scorta delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, i fratelli Sgromo, come riportato nel provvedimento del gip, venivano iscritti nel registro degli indagati per associazione a delinquere di tipo mafioso, ipotesi di reato confermata poi nell’annotazione di servizio del 10 febbraio 2016, in quanto ritenuti responsabili di aver partecipato, quali imprenditori di riferimento, all’associazione a delinquere di tipo mafioso costituita e diretta dal boss Francesco Giampà, detto “U Professora”, detenuto, ma ancora in grado di impartire ordini e direttive dal carcere agli affiliati, considerato capo indiscusso dell’omonima cosca di Lamezia, operante nel territorio a partire dal 2004, conglobante le famiglie dei Notarianni e dei Cappello-Arcieri, alleata con le associazioni criminali dei Iannazzo di Sambiase, con i quali dapprima tramite Rosario Cappello e poi negli ultimi anni, soprattutto tramite Angelo Torcasio con l’avallo di Vincenzo Bonaddio, si era instaurato un rapporto di non belligeranza sulle richieste estorsive effettuate nei territori di confine.

“I favori tra gli imprenditori e il finanziere corrotto”

L’imprenditore Eugenio Sgromo imputato anche per corruzione in atti giudiziari in concorso con l’ex finanziere della Dia di Catanzaro Michele Marinaro, avrebbe ottenuto da quest’ultimo la redazione di una nota di polizia giudiziaria favorevole a lui e a suo fratello Sebastiano, mentre l’ispettore delle Fiamme Gialle avrebbe ricevuto in cambio il via libera per il trasferimento alla Presidenza del consiglio dei ministri, grazie all’interessamento di ex parlamentare cosentino.

Le presunte omissioni compromettenti

Una sfilza di omissioni porterebbero, secondo le ipotesi accusatorie, a conclusioni pochi rassicuranti sulla stabilità del secondo lotto del Ponte Morandi e di un tratto della statale 280, detta dei “Due Mari”, che collega il capoluogo all’autostrada A2. Occhi chiusi sui controlli in corso d’opera in merito alla preparazione delle superfici da ripristinare, alle verifiche da effettuare sul trattamento delle parti di raccordo tra le aree demolite e quelle funzionali a garantire un’ottimale adesione della malta.Fatti che riguardano il capo di imputazione relativo all’imprenditore Eugenio Sgromo, al direttore tecnico della Tank srl Gaetano Curcio e all’ingegnere Anas Silvio Baudi, i quali avrebbero impiegato, in base all’esito della consulenza tecnica, nell’esecuzione dei lavori una malta da loro stessa definita una porcheria.

Alto rischio di nuove crepe sul Ponte Morandi

In particolare Baudi, in relazione al Viadotto Bisantis e alla 280, avrebbe omesso di dare indicazioni precise sull’entità della rimozione del calcestruzzo, di verificare, in riferimento ai lavori di risanamento, la temperatura in fase di esecuzione dei lavori, la qualità dell’acqua di impasto per il confezionamento della malta. Nessun controllo sull’asportazione del calcestruzzo deteriorato, sul corretto posizionamento di armature aggiuntive, tralasciando le prove di adesione della malta di ripristino. Una serie di omissioni che porterebbero al concludere per un livello di aderenza della malta di ripristino al supporto in calcestuzzo non conforme alle prescrizioni del Capitolato d’appalto. E al di là dei tecnicismi questo significa, che è altamente probabile il rischio di nuove criticità e problematiche, viste le “fessure “e quindi la presenza di buchi rilevati .

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