Le mani della ‘ndrangheta sulla Statale 106, quattro condanne. Sentenza a 10 anni dagli arresti

Le indagini hanno riguardato il crollo di una galleria, i cui lavori sarebbero stati eseguiti in difformità alle prescrizioni dettate
'ndrangheta 106

Quattro condanne, nove assoluzioni e sei proscioglimenti. Questo l’esito del processo “Bellu lavuru 2”, nato da un’inchiesta della Dda sulle infiltrazioni delle cosche del Basso Jonio reggino negli appalti per l’ammodernamento della strada statale 106. In particolare, le indagini hanno riguardato il crollo della galleria Sant’Antonino di Palizzi, avvenuto il 3 dicembre 2007, secondo gli inquirenti, per lavori eseguiti in difformità alle prescrizioni dettate dalla Relazione tecnica e strutturale e dal Piano operativo di sicurezza del progetto esecutivo.

Le accuse

Le accuse

Le diciannove persone imputate nel processo dovevano rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno, intestazione fittizia di beni, truffa, danneggiamento, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto di materiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi e violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Nel gennaio 2012, il blitz era scattato anche in Sicilia, in provincia di Catania, dove risiedevano alcuni dei 21 indagati destinatari della misura cautelare.

I nomi

Dopo oltre 10 anni dagli arresti sono stati giudicati colpevoli Giuseppe Altomonte (7 anni e 2 mesi di carcere), il geometra e capo cantiere di “Condotte” Pasquale Carrozza (6 anni e 8 mesi) l’imprenditore Antonio Clarà (6 anni e 10 mesi) e Terenzio Antonio D’Aguì (2 anni e 6 mesi). Assolti, invece, Sebastiano Altomonte, direttore dei lavori Anas Vincenzo Capozza, l’ingegnere e direttore di cantiere della società “Condotte” Antonino D’Alessio, il direttore tecnico di “Condotte” Cosimo Claudio Giuffrida, il geometra della ditta “Clarà” Luca Mancuso, Antonio Nucera, il project manager della “Condotte” Sebastiano Paneduro, Costantino Stilo e Francesco Stilo.

Il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto dal giudice Fabio Lauria, ha disposto inoltre il non doversi procedere per intervenuta prescrizione dei reati contestati a Francesco D’Aguì, al dipendente della “D’Aguì Beton” Gerardo La Morte, a Domenico Dattola e a Pietro Stilo. Prosciolto perché giudicato in altro procedimento penale, invece, Pietro D’Aguì. Dichiarato infine il non luogo a procedere per Raimondo Salvatore Zappia, nel frattempo deceduto.

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