Le strategie del clan dei rom di Catanzaro: parentele con i Mannolo e video porno per evitare controlli

Dalle carte dell'inchiesta della Dda di Catanzaro il linguaggio criptato per acquistare la cocaina senza dare nell'occhio

Il narcotraffico a Catanzaro era di proprietà  delle famiglie Mannolo e Passalacqua, un gruppo che ha assunto un ruolo predominante nello spaccio di droga nel comprensorio ricadente tra la zona sud est della provincia catanzarese e quella confinante con il Crotonese, Steccato di Cutro e Cutro compresi. Al vertice della famiglia Passalacqua, Giovanni “U Gigliotti”,  attualmente detenuto per la rapina milionaria alla Sicurtransport del 4 dicembre 2016, realizzata in partenership con la criminalità pugliese, lo stesso Passalacqua, che in quanto figura apicale della comunità nomade della città di Catanzaro, si rapportava con i grande Aracri di Cutro, gli Arena di Isola, i Mannolo di San Leonardo di Cutro.

I legami di parentela con i Mannolo

I legami di parentela con i Mannolo

E con questi ultimi, Passalacqua è legato anche da vincoli parentali, la figlia Antonella è sposata con Dante Mannolo, 43 anni, figlio di Francesco Mannolo, mentre il figlio Domenico Passalacqua è coniugato con Mannolo Rosa, detta Rosetta, figlia di Pasquale Mannolo, elemento di spicco dell’omonimo clan facente capo ad Alfonso Mannolo. In sostanza Giovanni Passalacqua è consuocero di Francesco Mannolo e Pasquale Mannolo, deputato a trattare anche questioni inerenti al traffico di droga con esponenti della ‘ndrangheta reggina proprio per conto della famiglia Mannolo. Emergono ulteriori dettagli dalle carte dell’inchiesta dei magistrati antimafia Paolo Sirleo e Debora Rizza, sfociata in un maxi blitz che ha portato a 62 misure cautelari. Dopo l’arresto di Giovanni Passalacqua, il principale riferente dell’associazione diventa  Domenico Passalacqua, 36enne, supportato dal suocero e da Emanuel Ribecco.

Il passaggio del testimone nel clan degli zingari

 Il mutato assetto nell’organigramma criminale, ha comunque lasciato invariati i ruoli di coloro che erano deputati a smerciare droga nel territorio catanzarese: Alessandro Catanzariti, Giovanni Floro Lorenzo, Ivan Salvatore Rossello, in qualità di corriere e referente per gli altri spacciatori della consorteria operante su Catanzaro. Domenico Passalacqua durante le fasi di approvvigionamento, insieme a Ivan Rossello ha mantenuto in prima persona uno stretto rapporto con Emanuel Ribecco, e a sua volta  Domenico Passalacqua aveva eletto la base operativa dell’associazione nella propria sede lavorativa: il negozio di commercio al dettaglio di materiali edili denominato “Agriverde” sito sulla statale 106 Jonica in località steccato di Cutro, di proprietà di Dante Mannolo, 49 anni.

Le cautele per evitare le Forze dell’ordine

Il gruppo criminale era sempre attento nell’ evitare di essere sorpreso dalla Forze dell’ordine e sapeva come eludere le indagini utilizzando strategie ragionate e pianificate. Nulla veniva lasciato al caso nelle conversazioni che sottendevano rapporti illeciti. Il dialogo verbale veniva rinviato a scambi di messaggi sui social network, whatsapp o messanger  e Domenico Passalacqua indicava il modus operandi da seguire nelle conversazioni telefoniche. Due esempi fra tutti: il 7 febbraio 2019 Passalacqua invitava Rossello a recarsi da una terza persona per verificare se necessitasse di stupefacente e ad evitare il più possibile l’uso del telefono, richiedendo successivamente l’invio di un’immagine qualsiasi su whatsapp, il messaggio gli avrebbe consentito di comprendere che avrebbe potuto procedere alla preparazione del quantitativo di cocaina da consegnare “, mandami un messaggio… mandami un messaggio qualsiasi… un video, mandami un video qualsiasi stupido, me lo mandi che io capisco che domani mattina devo fare l’imbasciata per uno”.

“Mandami un video porno che capisco”

Nel corso di un’altra intercettazione spiata, Domenico Passalcqua stabiliva un incontro con un fornitore di droga per la vendita di cocaina e per bypasssare  eventuali captazioni e stroncare qualche controllo dava chiare indicazioni all’acquirente di come comunicare la sua presenza sul luogo dell’appuntamento: “Se fai ritardo mandami un video porno, che io capisco che fai ritardo , quando arrivi mi mandi un altro video ok?”. E l’acquirente gli risponde: “allora lo sai che facciamo ti mando un video che sto partendo da Cotronei, io se non ti mando il video quando arrivo sono qua ok? Ti mando un video che sto partendo con la moto ed impiego un quarto d’ora ok? Eloquente per la Dda è l’invio di un video porno per far capire al fornitore- spacciatore che l’acquirente porterà ritardo. Altre volte, il clan degli zingari utilizzavano, secondo le ipotesi accusatorie, un linguaggio criptato più convenzionale: “vediamoci al bar e consumiamo insieme un caffè.

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