di Gabriella Passariello- Dopo aver eseguito l’elettrocardiogramma di rito ed esami cardiologici, avrebbe consigliato alle pazienti di approfondire esami diagnostici, invitandole a spogliarsi completamente, per poi ipotizzare un problema ginecologico consistente in una vaginite o in qualche ciste ovarica o in un flusso venoso nelle parti più basse del corpo. Visite abbinate alle richieste di autoerotismo, a volte con la sottoposizione a visione di filmati pornografici o con la stimolazione praticata dallo stesso medico con le dita o con oggetti di forma fallica, baciando le pazienti e portando la loro mano sulle sue parti intime, con la pretesa di sistemarle in posizione prona, “a gattoni”.
La truffa e le violenze
La truffa e le violenze
La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini nei confronti del medico cardiologo, G. C., di Catanzaro ma residente a Soverato, destinatario di una misura cautelare in carcere, poi confermata dal Riesame e dal gip (LEGGI). Il sedicente ginecologo è indagato per violenza sessuale aggravata, interferenze illecite nella vita privata e truffa, per aver ingannato diverse donne, anche una minorenne, sulla sua specializzazione in Ginecologia, mai conseguita, inducendole, secondo le ipotesi di accusa, col pretesto di effettuare visite mediche, a subire atti sessuali.
La telecamera nascosta e le immagini hard criptate
Una serie di documenti rivelerebbero come tutte le visite venivano riprese da una telecamera installata proprio di fronte al lettino utilizzato dalle pazienti nello studio del medico chirurgo. I video contenenti espliciti atti sessuali sono stati estrapolati dal camice bianco e salvati in una cartella criptata con codice pin presente nel suo telefonino cellulare e con un hard disk esterno. Dall’analisi dei dispositivi, è emerso come il medico si allontanava, mentre effettuava gli accertamenti, per interagire con il controller della telecamera e posizionarla in modo tale da avere, un’ inquadratura perfetta delle parti intime delle ragazze, mentre praticavano l’auto stimolazione erotica da lui richiesta. Riprese accurate tanto da filmare tutti i particolari intimi delle pazienti, distese nel lettino in posizione prona e riprese direttamente con il proprio cellulare al quale erano collegati alcuni cavi simulando, così, lo svolgimento di un esame diagnostico.
Incastrato dalle dichiarazioni delle sue pazienti
Secondo le ipotesi di accusa, l’uomo, indagato per violenza sessuale aggravata, truffa e interferenze illecite nella vita privata, avrebbe ingannato diverse donne, anche una minorenne, sulla specializzazione in Ginecologia, in base alle risultanze delle indagini, mai conseguita, inducendole, col pretesto di effettuare visite mediche, a subire atti sessuali. Ad incastrare il medico le dichiarazioni di diverse vittime, che hanno rivelato il clichè utilizzato dal dottore: c’è chi veniva indotta a spogliarsi completamente, inserendole un ovulo nelle parti intime per poi visitarla con uno strumento fallico, toccandole il seno e sfiorandole le labbra. E in quello studio oltre alle vittime c’era l’occhio di una telecamera nascosta posizionata all’interno del proprio studio medico e puntata in direzione del lettino su cui venivano effettuava le visite, procurandosi indebitamente immagini attinenti la vita privata di numerose pazienti, memorizzate e conservate sui propri dispositivi elettronici. L’uomo avrebbe, inoltre, dichiarato il falso: di essere un medico specializzato in Ginecologia, facendosi pagare somme variabili dai 100 ai 150 euro a visita quale compenso per la prestazione professionale svolta, con l’aggravante di aver commesso il fatto ingenerando nelle persone offese il timore di avere patologie tali da convincerle a visite ginecologiche.
“False diagnosi per violentare le ragazze”
A denunciare il fatto una delle pazienti, che ha riferito di aver conosciuto G. C. nel mese di febbraio dell’anno scorso nel reparto di Cardiologia dell’ospedale di Soverato dove si era recata con la madre per ritirare i referti medici di suo nonno. In quella circostanza, il medico paventando che la malattia da cui era affetto il nonno potesse essere ereditaria, consigliava alla ragazza di sottoporsi a visita nel suo studio medico privato a Soverato, visto che a suo dire le visite in ospedale prevedevano dei tempi di attesa molto lunghi. La paziente distesa sul lettino, veniva sottoposta ad un elettrocardiogramma, utilizzando modalità inusuali, quali quelle di toccarle il seno. A visita cardiologica conclusa, vantando anche specializzazioni in ambito ginecologico le avrebbe diagnosticato un’infezione alle parti intime. Dopo circa un mese dall’inizio della terapia prescritta a causa dell’insorgenza di una serie di effetti collaterali, la ragazza aveva deciso autonomamente di interromperla, comunicando la sua decisione al dottore. Quest’ultimo la invitava a recarsi nel suo studio privato per effettuare una visita di controllo, invitandola ad appoggiare un fazzoletto, che doveva premere sulla parti intime. Al termine di questa operazione con il solo sguardo del fazzoletto, il medico diagnostica una grave infezione vaginale. Fin qui tutto normale, o quasi, se non fosse che il camice bianco chiede alla ragazza informazioni sulla sua sfera sessuale privata, sui metodi di eccitazione utilizzati dal suo fidanzato e afferrandole la mano, la porta in direzione dei suoi pantaloni all’altezza delle sue parti basse. Alle dichiarazioni delle parti offese, i carabinieri hanno avviato una serie di indagini e consultando l’albo professionale hanno constatato come il dottore, sebbene iscritto in chirurgia interna, con specializzazione in Cardiologia e Angiologia, tuttavia non ha alcuna qualifica in Ginecologia ed Ostetricia, poi la perquisizione nel suo studio e l’arresto.
“Alcune vittime non hanno ancora denunciato”
L’avvocato Eliana Corapi che difende alcune delle parti offese, si rivolge
alle numerose vittime fin qui rimaste ancora in silenzio e “destinatarie delle morbose attenzioni di G. C.”, chiedendo loro di presentarsi dai carabinieri e sporgere denuncia. “La violenza sessuale è stata per anni un fenomeno sommerso poiché le donne non si sentivano abbastanza protette per denunciare i fatti, ma le cose sono cambiate e denunciare deve essere la parola d’ordine per tutti i consapevoli visto che il silenzio è il migliore amico dei violentatori”.
Il diritto di difesa
L’indagato avrà venti giorni di tempo per chiedere di essere sentito dal pm, depositare memorie difensive, rilasciare spontanee dichiarazioni e compiere ogni atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che il magistrato proceda oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.
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