di Danilo Colacino – Coronavirus: fa notizia più un albero che cade o una foresta in crescita? Eccolo l’eterno dilemma di chi ha il difficile compito di fare informazione, che spetta anche a noi evidentemente.
Sì, proprio noi che a riguardo pensiamo ci debba essere il giusto spazio per entrambe le situazioni nella corretta misura e, senza ipocrisia, secondo il gradimento dei lettori.
Sì, proprio noi che a riguardo pensiamo ci debba essere il giusto spazio per entrambe le situazioni nella corretta misura e, senza ipocrisia, secondo il gradimento dei lettori.
Perché, nell’ottica di un giornalismo equo e quindi non di parte, deve necessariamente essere così. Motivo per il quale vogliamo dedicare questo pezzo a chi da sabato scorso, pur vivendo e lavorando nel Nord del Paese (nelle cosiddette zone rosse), ha deciso con grande coraggio, osservanza delle contingenti disposizioni vigenti e senso civico, di non fare dietrofront.
Di non saltare insomma sul primo treno e via veloce – chi si è visto, s’è visto! – verso casa, magari in molte circostanze in direzione della Calabria, aspettando di tornare al Settentrione quando la buriana sarà cessata definitivamente (si spera presto, ma sarà nient’affatto facile).
E invece no, perché esiste un esercito di studenti, insegnanti, funzionari pubblici e privati, e persino sanitari a contatto con il temibile Covid-19, che non hanno ‘schiodato’.
E di farlo, non ci pensano. Neppure per un secondo.
Considerato che, agendo in modo differente violerebbero le normative vigenti; tradirebbero una sorta di fiducia con i loro datori di lavoro; si lascerebbero un pezzo di vita alle spalle e soprattutto metterebbero a repentaglio la salute dei loro cari, dei parenti meno prossimi, degli amici, dei conoscenti e infine di ogni conterraneo abitante nella comune terra natia.
È dunque a tali eroi ‘senza volto’ – che in un frangente peraltro caratterizzato da una serie di contumelie social vomitate addosso a quanti hanno scelto di scappare da Lombardia, Veneto, Emilia e così via – in possesso degli attributi (leggasi palle, perché quando ci vuole ci vuole anche in un articolo di stampa!) che rivolgiamo un plauso per essere rimasti al proprio posto.
La maniera migliore per testimoniare che non siamo tutti uguali, perché durante la tempesta c’è una pletora di gente pronta a scappare e a nascondersi ma anche tante persone capaci di sfidarla a viso aperto dimostrando il proprio valore di donne e uomini prima e cittadini poi. Mica roba da ridere!