di Danilo Colacino – Abbiamo ancora negli occhi le spaventose immagini di un video diffusosi in rete nella prima decade di marzo che mostrava un quartiere di una città italiana dove un’ambulanza veniva a prendere un malato di Covid-19, caricato sul mezzo dentro una sorta di trasparente sarcofago in plexiglass da cui era avvolto unitamente alla barella.
Intorno a lui, come ovvio, i familiari, tutti muniti di guanti e mascherina, e soprattutto i sanitari vestiti come nei film hollywoodiani con tute da ‘guerra chimica o batteriologica’.
Intorno a lui, come ovvio, i familiari, tutti muniti di guanti e mascherina, e soprattutto i sanitari vestiti come nei film hollywoodiani con tute da ‘guerra chimica o batteriologica’.
Una scena agghiacciante, emblema di un nemico invisibile che ormai poteva bussare alla porta di chiunque.
Il più nefasto effetto del Coronavirus che, malgrado il tardivo lockdown scattato da quasi un mese a questa parte, ha finora mietuto oltre 18mila vittime nella sola Italia.
Un computo, ‘fotografia’ di un dramma inimmaginabile, peraltro purtroppo inesorabilmente destinato ad aumentare, forse – Dio non voglia – addirittura a raddoppiarsi.
Ma a far da contraltare a una simile immane tragedia, c’è anche una storia fatta di tanti piccoli-grandi miracoli e di sorrisi ovvero della felicità di chi, per effetto del lavoro estenuante dei medici, nelle stesse ambulanze a bordo di cui è stato portato in ospedale è tornato a casa da sopravvissuto al mostruoso virus.
Gente che, come nel Settimo Sigillo, ha giocato una decisiva partita a scacchi con la Morte.
Ma per fortuna vincendola, a differenza dello ‘sconfitto in partenza’ protagonista del capolavoro bergmaniano: Antonius Block (nel film interpretato dal celebre attore scandinavo Max von Sydow, scomparso in un giorno iconico di questo ferale 2020: l’8 marzo) che ha invece subito la triste sorte di quanti hanno finito con l’essere sopraffatti dal Sars-Cov-2.
Male terribile, che però migliaia di contagiati sconfiggono in tempi brevi.