di Danilo Colacino – C’erano una volta, in tempi di Prima Repubblica per intenderci, termini quali Pentapartito, Governo balneare, Corpaccione democristiano, Interpartitica e così via. Poco o nulla, però, è rimasto di tutto ciò, spazzato via dallo tsunami Tangentopoli e soprattutto dal passare degli anni. Dei protagonisti di quei tempi ci si lamentava tanto: Craxi, Andreotti, Forlani, ma anche De Mita e Gava e poi ancora Altissimo, Longo, Piccoli, La Malfa, Pannella, Occhetto, Napolitano, De Lorenzo, erano oggetto degli strali di tutti, loro elettori compresi forse, salvo poi ottenere una valanga di preferenze. Ma in un modo o nell’altro le risposte le davano e, al netto dei reati commessi da alcuni di loro e acclarati dall’autorità giudiziaria, godevano anche di una certa considerazione, tenendo un contegno quasi sempre impeccabile – quantomeno sotto il profilo formale – nelle piazze e in tv. Niente a confronto con le modalità del confronto attuale, in cui spesso si fa persino fatica a capire quali siano le strategie politiche sottese a certi atteggiamenti e in particolare decisioni.
La crisi di Governo e il ‘rischio inciucio’. Mai visto che, durante una crisi in corso, un partito – che sarà anche Democratico, di nome e di fatto, ma non certo il ‘luogo’ dell’ognuno faccia come gli pare – rischi di spaccarsi con una frangia, la renziana, pronta a far di tutto pur di evitare elezioni imminenti e un’altra, zingarettiana, invece proiettata verso l’intransigenza nei confronti dei possibili temporanei alleati del Movimento Cinque Stelle e quindi per così dire sintonizzata con il ritorno alle urne dopo aver consumato i passaggi previsti dall’iter dello scioglimento delle Camere.
La crisi di Governo e il ‘rischio inciucio’. Mai visto che, durante una crisi in corso, un partito – che sarà anche Democratico, di nome e di fatto, ma non certo il ‘luogo’ dell’ognuno faccia come gli pare – rischi di spaccarsi con una frangia, la renziana, pronta a far di tutto pur di evitare elezioni imminenti e un’altra, zingarettiana, invece proiettata verso l’intransigenza nei confronti dei possibili temporanei alleati del Movimento Cinque Stelle e quindi per così dire sintonizzata con il ritorno alle urne dopo aver consumato i passaggi previsti dall’iter dello scioglimento delle Camere.
Cosa c’entra la Calabria. Nella regione, crisi o non crisi romana, si continua a guardare al rinnovo di Palazzo Campanella e più ancora all’insediamento al vertice della Cittadella. Solo che le ricadute capitoline, definiamole così, non saranno marginali. Tanto è vero che chi finora si sentiva già in sella potrebbe essere travolto da un…insolito destino d’agosto. Non sembra lasciarsi irretire, però, Mario Occhiuto, perché è chiaro che è lui il candidato governatore di cui stiamo parlando, mentre seguita sempre a sperare il suo collega sindaco, Sergio Abramo. Si ‘distrae’, invece, la deputata Wanda Ferro che magari starà facendo la bocca a una poltrona da sottosegretario. Resta viceversa nebulosa la situazione di centrosinistra e 5S che allo stato hanno però altri problemi per il futuro.