di Danilo Colacino – Non bastavano le due, forse addirittura tre o quattro, opposizioni a Palazzo De Nobili. Adesso, infatti, bisogna ‘cuccarsi’ anche le due, o più, maggioranze. Eccolo l’effetto, devastante secondo noi, del ‘frullatore impazzito’ che è diventata la politica 3.0 del Nuovo Millennio. Già, perché questo è il portato di una politica, smart e short, divenuta improvvisamente liquida in cui si parte in un modo e si arriva in un altro, ma ‘riconvertendosi’ nel volgere di pochi mesi appena.
E si badi: non parliamo certo di inciuci e posizionamenti tattici trasversali, che non sono certo un’invenzione degli anni Duemila. Anzi. Ma quanta nostalgia del pur complicato periodo tardo-novecentesco in cui vi era un ‘corpaccione’ democristiano e uno comunista, con i socialisti…in mezzo e la Destra a fare opposizione dura e pura. Senza contare i vari componenti del pentapartito con la loro storia, tradizione e identità. Uno schema semplice e chiaro, pur caratterizzato dall’immutabilità delle posizioni. Altro che il ‘Gran Manicomio’ di oggi in cui si vota per un consesso in un modo, salvo poi mandare tutto all’aria non appena ci sono elezioni in vista per un altro.
E si badi: non parliamo certo di inciuci e posizionamenti tattici trasversali, che non sono certo un’invenzione degli anni Duemila. Anzi. Ma quanta nostalgia del pur complicato periodo tardo-novecentesco in cui vi era un ‘corpaccione’ democristiano e uno comunista, con i socialisti…in mezzo e la Destra a fare opposizione dura e pura. Senza contare i vari componenti del pentapartito con la loro storia, tradizione e identità. Uno schema semplice e chiaro, pur caratterizzato dall’immutabilità delle posizioni. Altro che il ‘Gran Manicomio’ di oggi in cui si vota per un consesso in un modo, salvo poi mandare tutto all’aria non appena ci sono elezioni in vista per un altro.
Succede così che chi si propone, venendo peraltro eletto, per fare il sindaco pensa alla carica di governatore; chi diventa consigliere regionale comincia ad adocchiare un posto in Parlamento, italiano o europeo cambia poco; chi fa l’assessore si interroga sull’opportunità di salire di grado e così via. Ma non in una normale progressione di carriera, che sarebbe peraltro pienamente legittima e comprensibile. Nossignori. Ogni cosa avviene in corso d’opera e persino quelli che un tempo erano identificati come capi-corrente (i vecchi Andreotti, Fanfani, De Mita, ad esempio) o maggiorenti nazionali appena possono si fanno un partito loro, mandando in cantina i congressi divenuti demodè al pari di borsello, crema da barba e pantaloni a zampa d’elefante. Un ricordo del passato remoto, insomma.
E il piccolo Comune di Catanzaro ne è, a suo modo, la plastica dimostrazione. Un ente amministrativo importante per il cui ultimo rinnovo ci si è recati ai seggi a metà giugno del 2017 con una ‘geografia’ uscita dalle urne, rimasta più o meno tale per circa 18 mesi. Poi, al contrario, il caos. Uno dei leader della minoranza ha iniziato a flirtare con gli avversari, un altro ‘invece…pure’. Almeno, però, con l’attenuante di una bruciante e inattesa sconfitta che ha determinato un cortocircuito. Ma niente a confronto di quanto successo dalla parte dei vincenti, divenuti improvvisamente un gruppo in cui ci si è ritrovati l’un contro l’altro armati. Un’esplosione con un centrodestra in cui a un certo punto è sembrato di assistere a una delle puntate ‘Uno contro tutti’ del Maurizio Costanzo Show.
È successo infatti che Forza Italia, il partito a livello locale capitanato dal leader Mimmo Tallini, ha scelto quale alfiere della coalizione per le Regionali il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, entrando così in aperto contrasto con il resto della compagine che viceversa ha spostato il progetto di Abramo presidente. Situazione che ha determinato una lotta intestina dapprima dissimulata, successivamente malcelata, e ora deflagrata con il…volo degli stracci attraverso la stampa. Bene, questa è. Ma da commentatori e osservatori consentiteci di dire che, come gli abbonati Rai, ci riserveremo il solito posto in prima fila al civico consesso di giovedì prossimo.
Una seconda convocazione dell’assise in cui, se non ci sarà una pax di pura facciata finalizzata a salvare le apparenze, sarebbe consigliabile munirsi di elmetto. Sì, un’esagerazione. D’accordo. Ma non vediamo lo stesso l’ora di ascoltare gli interventi al microfono dei Nostri in Consiglio, dopo quanto si sono ‘amorevolmente’ scritti durante il break dei lavori assembleari su organi d’informazione e social vari.