L’editoriale, Liberazione sia “Festa” di libertà e non “terreno di scontro” anche in Calabria

di Danilo Colacino – Quando si afferma che il 25 Aprile è una data importante, non si dice la solita banalità.

Una sorta di clausola di stile, insomma, su cui chiunque di noi non può che essere d’accordo.

Una sorta di clausola di stile, insomma, su cui chiunque di noi non può che essere d’accordo.

Nossignori. Perché si tratta di molto di più. È un concetto, alto e nobile, che giova ribadire. Sempre.

Il sangue versato e i valori della Resistenza sono infatti ‘pietre miliari’ dei concetti su cui si fondano la Democrazia e la Costituzione italiana.

Nulla da aggiungere, dunque.

La Liberazione dal terrificante giogo Nazifascista non può essere bollata quale un rituale tema ‘polveroso’ e addirittura anacronistico. Mai.

Neppure a tre quarti di secolo di distanza.

L’Italia contemporanea, del resto, è figlia di quel simbolico cruciale giorno, che, in modo seppur convenzionale, identifica dal 1945 il definitivo allontanamento dal suolo patrio dell’ex alleato tedesco e dei fiancheggiatori dell’ormai deposto despota, il Duce Benito Mussolini.

Un dittatore, reo di aver trascinato il suo Paese in una devastante Seconda Guerra mondiale in un delirante abbraccio mortale con il Terzo Reich.

Sancito questo, una volta di più ma non certo di troppo, fatichiamo però ad abituarci alle cicliche consuete battaglie, adesso per fortuna solo verbali o condotte a mezzo social, sul carattere asseritamente divisivo di tale “Festa”.

Che insieme a quella prossima dei Lavoratori (ricorrente come noto a tutti il Primo Maggio) sembra recare il marchio di un’Area o di un Partito politico.

Sbaglia infatti – a nostro modesto avviso, sia chiaro – chi non coglie i principi, istituzionali e fondanti, di una ricorrenza come quella odierna. Che deve unire, in un unico afflato, ogni uomo libero e di buona volontà.

È sì vero, indubitabile, inconfutabile che i partigiani si riconoscevano, e appartengono tuttora, in misura preponderante alla Sinistra, propugnatori e cultori delle ideologie Comunista e Socialista, anche se non si possono scordare i loro ‘fratelli’ combattenti, moderati, e ispirati da un cosiddetto cattolicesimo di matrice Popolare.

Ma non è di sicuro l’aspetto che deve prevalere in una ‘sacrale celebrazione’ come il 25 Aprile che è (ma alla luce di quanto si riscontra è purtroppo più giusto scrivere dovrebbe), e resta un patrimonio collettivo. Senza eccezione di chi, pur legittimamente, si rispecchia nelle posizioni della Destra.

Altrimenti mai assumerà i contorni di ciò che rappresenta: l’assoluto trionfo del bene sul male.

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